(testo approvato da Emma: sostituisce il precedente)
Domande 1., 3. e 7.
Non ho mai inteso porre condizioni a D'Alema. Ma mi lasci raccontare com'é nato l'equivoco. Quando ho dato al "Corriere" la famosa intervista uscita martedì scorso, ho ritenuto utile fornire all'intervistatore una nota, resa pubblica venerdì scorso in una tribuna elettorale, che riassume i punti essenziali di un'idea che mi insegue da alcune settimane: la necessità, di fronte al pericolo sempre più reale di un'ondata restauratrice della destra, di rilanciare il movimento per i diritti civili indicando nuovi obiettivi attorno ai quali chiamare a raccolta tutte le forze laiche e progressiste. Le conquiste civili degli italiani, la legalizzazione di divorzio e aborto, il principio stesso della laicità dello Stato, appaiono minacciati da più parti: dal polverone sui presunti "valori cristiani" sollevato da Casini e Buttiglione quando trattavamo col Polo; dalla sciagurata sortita di don Gelmini contro la "minaccia islamica", seguita dalle altrettanto sciagurate proposte sull'immigrazione firmate dal tandem Bossi-
Berlusconi; da un progetto di legge sulla maternità assistita che ci ripropone uno Stato padre-padrone che dovrebbe decidere perfino quando e come ogni donna può diventare madre. E allora dico: per salvare i diritti già acquisiti non c'é che da conquistarne di nuovi, quelli che il "Corriere", di sua iniziativa, ha presentato come "le condizioni della Bonino a D'Alema".
Domanda 1 bis
Nessuna trattativa é in corso. Esiste una convergenza oggettiva, un forte interesse comune a vincere il referendum sul maggioritario che nasce, é bene ricordarlo, da una iniziativa radicale. Per vincere dovremo batterci fianco a fianco. E noi faremo tutto quello che possiamo affinché, con tutti coloro, Ds compresi, che la condividono, questa campagna referendaria sia gestita in un modo non di routine, burocratico. Che ci mettano l'anima anche gli altri, insomma, come noi radicali.
Domande 2 e 4
Il voto disgiunto? Non é una cattiva idea. Potremmo anche applicarla a modo nostro: proponendo agli elettori Ds di votare i nostri candidati-presidenti, Bonino per esempio, e dare invece al loro partito il voto di lista. Scherzi a parte. Noi faremo sempre tutto alla luce del sole, esponendoci al giudizio di tutti. Abbiamo 15 candidati presidenti per 15 regioni stato all'americana e per gettare le basi del processo di modernizzazione delle nostre Regioni e del Paese. Per il 16 aprile chiedo fortissimamente a elettrici e elettori liguri di votarci, mettendo le due crocette sui due simboli della Lista Bonino che troverete sulle schede. Una per Mario Tarantino, l'altra per la lista.
Domanda 5
Intanto faccio notare che D'Alema fa propria la grande richiesta di riforma liberale delle istituzioni che nel '94 rappresento' l'anima stessa del Polo e a cui la Quercia allora si oppose. La situazione si e' dunque rovesciata, visto che oggi e' Berlusconi il leader dei 40 partiti e partitini figli del proporzionale e del finanziamento pubblico, che noi chiediamo ai cittadini di abrogare. D'Alema si e' accorto - non e' mai troppo tardi - che il referendum indetto per completare la riforma elettorale con una legge realmente maggioritaria che ci avvicini alle grandi democrazie anglosassoni e' la prima e principale delle cose da fare per bonificare la palude politica italiana. Converrà che, mentre destra e sinistra si scambiano i ruoli, noi radicali siamo i soli a mantenere la rotta che abbiamo scelto. La verità é che il voto ai radicali é l'unico veramente utile per battere i conservatori di destra e di sinistra, l'unico a cui corrisponde un programma politico chiaro, che non cambia ogni sei mesi. Mentre ogni
voto che andra' ai due Poli il 16 aprile sara', sul versante del Polo detto delle libertà, un incoraggiamento al ruolo-guida che hanno assunto Bossi e Buttiglione e, sull'altro versante, un incoraggiamento ai democristiani del PPI e ai comunisti a doppio binario tipo Cossutta-Bertinotti. Noi non poniamo ultimatum ai nostri interlocutori. A chi ci propone accordi esponiamo i nostri obiettivi: sta a chi ha preso l'iniziativa valutare la compatibilità dei nostri contenuti (che sono sempre gli stessi) con le esigenze di altri suoi partner politici.
Domanda 6
Per fortuna dei radicali non ci sono divergenze fra Bonino e Pannella. Marco ed io stiamo cercando di gestire al meglio l'apertura di D'Alema, che consideriamo entrambi una buona occasione per il raggiungimento di alcuni dei nostri obiettivi prioritari.
Domanda 8
Quello messo in scena a Teano é stato uno spot di dubbio gusto, ai danni di Garibaldi e Vittorio Emanuele, per cercare far dimenticare ai meridionali il livore e il disprezzo che da anni la sottocultura bossiana riversa sui "terroni" e sul loro presunto parassitismo. Ha presente lo slogan "Forza Etna"? Dicono che dietro questo spot c'é anche un progetto del solito Tremonti, il pensatore cui già dobbiamo un progetto di legge sull'immigrazione - elettorale anche questo - che sembra scritto dall'austriaco Haider. Berlusconi sa che il suo accordo con Bossi é difficilissimo da digerire per l'elettorato meridionale del Polo.
Nota per Cassinis: qui di seguito, come preannunciato, alcune domande e risposte date oggi alla Gazzetta del Mezzogiorno, che siete liberi di utilizzare anche voi, se volete. PP
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Castagnetti non digerisce il feeling D'Alema-Bonino:"D'Alema sbaglia se pensa di usare i radicali. Sono loro che usano il premier. Stanno per quattro giorni in tv e sui giornali, pubblicità gratuita, e poi fanno di testa loro".
A ogni vigilia elettorale lo stesso tormentone. Da che parte vanno i radicali? Seguiamo la nostra rotta, teniamo il timone anche quando il mare si fa grosso. Quanto all'idea che proprio il Ppi, la cui esistenza dipende più dalla tv che non dagli elettori, possa preoccuparsi di una "sovraesposizione" dei radicali in tv non so se ridere o piangere. Gli spazi che la Rai ci sta concedendo, obtorto collo e a notte fonda, sono una parzialissima riparazione imposta dall'Autorità Garante per le Telecomunicazioni; sono il risultato di anni di discriminazione, documentati da esposti e denunce che noi abbiamo cocciutamente collezionato e che finalmente danno qualche risultato. D'altra parte, la situazione in cui ci troviamo é il risultato dell'iniziativa governativa della par condicio: una legge pessima, ma che Berlusconi, con le sue strane idee sulla "democrazia televisiva", avrebbe scritto ancora peggio.
A quali condizioni potrebbe riprendere il dialogo con il Polo? Sempre le stesse. Gli elettori che votarono Polo nel '94 oggi certamente esultano di fronte al fatto che D'Alema, invece di archittettare pasticci alla bicamerale, sposa la scelta maggioritaria che proprio il Polo concepi nel '94 insieme a noi radicali. Gioiscono sicuramente gli elettori ma non i dirigenti del Polo, che invece si dedicano a preparare la contro riforma, a organizzare la rivolta proporzionalista degli oltre 40 partiti terrorizzati dal referendum sul finanziamento pubblico. In questa situazione il dialogo mi sembra difficile. Il programma economico dei radicali ha fatto breccia tra coloro che tifano per l'economia di mercato, contro i lacci e lacciuoli che frenano l'attivita' delle imprese. Non teme che le stesse persone, magari moderate, siano frenate dal votare radicale per la vostra posizione su droga e diritti civili? Essere liberali in economia significa desiderare istituzioni forti e funzionanti ma anche avere una v
isione dello Stato regolatore e garante ma non padrone né padre, che non invade le liberta' individuali. Chi soffre per l'assenza di vera liberta' economica e di impresa in Italia, dovrebbe soffrire allo stesso modo per l'assenza di liberta' individuali, per la mancanza di garanzie e di liberta' civili. La nostra proposta sulla droga non e' di liberalizzare la circolazione della droga, ciò che avviene di fatto, in regime di proibizionismo impotente. Noi chiediamo la "legalizzazione", cioé norme che pongano lo Stato in condizioni di governare un fenomeno oggi sì fuori da ogni controllo e totalmente nelle mani dei poteri criminali. L'estensione dei diritti civili, pensi alla legalizzazione del divorzio e dell'aborto, sono l'altra faccia - rispetto ai diritti economici - della medaglia liberale. Lei e' stata eurocommissaria. Qual e' il suo giudizio sull'attuale commissione e sul presidente Prodi?
Negli attacchi concentrici di tanti giornali europei contro Prodi c'é qualcosa di oscuro e, allo stesso tempo, di déjà vu. La pretestuosità e l'accanimento di molte critiche mi ricordano la guerra ad oltranza condotta contro la Commissione Santer, di cui facevo parte, fino ad "ucciderla". Molte capitali europee preferiscono che il vero potere comunitario resti "inter-governativo", cioé nelle proprie mani: e per questo hanno bisogno che l'esecutivo a Bruxelles resti debole. Ma sarebbe una vera follia per l'Unione mettere all'ordine del giorno la caduta di Prodi un anno dopo la caduta di Santer. E qui sta la parte oscura della faccenda. Intendiamoci: molte critiche Prodi se le va a cercare. Condivido il consiglio che gli ha dato l'Economist: pensi di più a garantire il funzionamento della macchina comunitaria (che é il suo vero compito) e lasci perdere il proscenio internazionale, per cui non mi sembra tagliato.