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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maria Federica - 22 maggio 2000
18 maggio 2000 - IL FOGLIO

"Così lo sciopero del sonno ha discostolato Emma da Marco"

di P. Buttafuoco

Roma. Emma che è nervosa, Emma che sbuffa. Emma che non è più l'Emma di una volta, non è più la costola di nessuno. Quest'ultima settimana di passione referendaria potrà svelare finalmente che Emma non è l'emanazione di Marco Pannella, non lo è mai stata. Emma è piuttosto la monade solitaria di quell'universo migliore possibile che è il mondo radicale e non è ipotizzabile che è anche questa volta, come all'indomani delle Regionali, possa salire sul palco dell'Ergife per dire alla platea: "Vi ho portato allo sbaraglio". Emma è nervosa, sbuffa, sbuffa, si sfianca e dunque potrà ricominciare fottendosene di quella facile volgarità (forse dettata dal fatto che è solo una donna magra di mezzo secolo) che la vuole succube dell'occasione che di volta in volta le impone una scelta, se restare con Pannella per esempio, o cedere alla corte infida di Massimo D'Alema.

La Emma degli ultimi giorni poi, è un a storia a sé stante. E' quella che come al solito si è messa in piazza, nell'agorà di tutti i logos, ed è l'insolita Emma che non fa più gli scioperi della fame. Ed è l'Emma che ha trovato come soluzione alternativa, quella di fare lo sciopero del sonno: stare seduta su una sedia davanti a Palazzo Chigi, aspettando. Aspettando che si levassero tutti i morti dalle liste elettorali, ma magari aspettando anche la napoletana Anna Autorino, una maestra di scuola, la compagna di lotta con cui pure litigò furiosamente ma che le fabbricò la stagione di Emma for president, quel capolavoro della politica virtuale scoppiata ai margini del Quirinale. Oppure aspettando la terza puntata di questa piramide al femminile, Alessandra Filograno, una borghese di provincia sbarcata a Roma per fare con la Bonino appunto, il destino eversivo dei laici libertari liberali nonostante Marco Pannella (senza Marco Pannella).

Emma che non è più l'Emma di Bruxelles, quella della felice annata di Commissario europeo, non ha più i tailleur consigliategli da Filippo di Robilant. Lei stava a cena con le persone più importanti del pianeta (da Clinton alla regina di Spagna) e lui, che deve saper usare il mondo di suo, pargolo di quella società della sazietà plutocratica qual è, le spiegava come stare a tavola, come sorridere e come fingere all'occorrenza, per difendere meglio i diritti umani, il Tibet e la Birmania.

Emma non ha più l'otto per cento delle Europee, s'è rabbiosamente immalinconita e dicono che voglia lasciare l'appartamento in cui vive, una palazzina medievale a tre livelli, a piazza della Malva, distrutto con il suo non gusto da radicale. Un tempo c'era il seminterrato per Roberto Cicciomessere, il fidanzato per cui aveva sentito squillare "campanelli d'amore in testa". Adesso ci parcheggia davanti una vecchia Fiat distrutta color turchese dove ci dorme tutte le notti un barbone. Ogni mattina a lei lo sveglia, lui se ne va e lei se ne parte, verso il partito, verso un'altra piazza. Dicono quelli che le vogliono bene che politicamente lei è disperata perché Pannella, "il Vecchio", l'ha costretta a dichiarare quel: "Vi ho condotto io alla disfatta". Lei non è una condottiera, lei segue l'apoteosi di Marco Pannella, felice quando può confermare il suo sospetto e cioè che con il nome di Emma non si vince. Altro che succube, altro che "Emmona", altro che pupazzo del puparo, Emma non è stata altro che disubbidi

enza e antagonismo, scapestrata figlia di una paternità in attesa del rifiuto. Lui in realtà non si è fidato più di lei quando l'ha vista diveggiare un po' più di tanto. Ha cominciato a farla piangere colpevolizzandola sempre di iù, accusandola perfino di non occuparsi del partito. Un'accusa ingiusta in verità, perché Emma, a differenza di tutti gli altri Rutelli, il partito ce l'ha sempre addosso, perfino in quell'ultimo disperato tentativo di affrancarsi dal Capo, accettando la candidatura all'elezione al Quirinale. Quelli che le vogliono bene la descrivono capogruppo e capolista a Strasburgo di deputati con cui personalmente non condivide niente. Esattamente gli uomini che hanno lavorato sempre con lei. Mantiene ottimi rapporti solo con Gianfranco Dell'Alba, poi c'è Marco Cappato, con cui si saluta a malapena, Olivier Dupuis, il segretario del Partito radicale che nessuno conosce, quindi Benedetto Della Vedova, che non frequenta, e infine Maurizio Turco, il Tigellino di Pannella a Bruxelles, che era stato

messo nel gabinetto di Emma giusto per controllarla. Donna d'allure internazionale, ebbe un infortunio nel Kossovo dove gli americani posero un veto sul suo nome e infatti a fare il governatore delle Nazioni unite ci andò Bernard Kouchner, giusto con lui Emma doveva scrivere un libro a quattro mani. Su questa storia c'è un mistero. A un certo punto, dopo che lui aveva scritto la sua metà di libro, lei si negò. Nessuno ha mai saputo perché, e non si sono più chiamati dopo che Kouchner lamentò sommessamente: "io, io che le avevo insegnato a pronunciare la parola umanitario".

Emma che non è più l'Emma di una volta non aveva neppure capito chi fosse Claudia Koll. Quest'ultima, convocata dalla Anna Autorino che ha l'agenda più fornita del Gilda on the beach, arrivò a Largo Chigi sotto il tendone referendario giusto per strappare almeno una foto. Bella come il sole, con il musetto dolce dolce dei vecchi tempi di Tinto Brass, s'era avvicinata a Emma flautando: "Ti serve qualcosa?". Emma che non è più l'Emma di una volta, e che assomiglia definitivamente a Enrico Cuccia, fece sgrunt e disse: "Non mi serve niente". La Koll, allora, non sapendo quale altro genere di conforto offrire, pensò bene di andare nella profumeria di Maria Durante in via della Colonna Antonina, per comprare creme idratanti, belletti e profumi per lei. Facendo però arrabbiare Fausto Bertinotti a cui aveva concesso la sua graziosa firma per i comitati del No. Ma Emma che non è più l'Emma che era prima, in realtà è tornata a essere quella che era già. Quelli che le vogliono bene dicono che le mancano solo gli zoccol

i e si può dire che è tornata agli anni Settanta.

 
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