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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maria Federica - 22 maggio 2000
19 maggio 2000 - LA STAMPA

"I referendari: ora il quorum è più vicino "

di Ugo Magri

Roma. Tra i promotori del referendum cresce l'ottimismo per l'esito del voto di domenica prossima, mentre Emma Bonino - in un'intervista a La Stampa - annuncia che, in caso di fallimento, i radicali inizieranno una nuova raccolta di firme per ripresentare i quesiti il prossimo anno. Da una parte e dall'altra, intanto, continuano manifestazioni e polemiche. Il Polo ha ribattezzato "taglia-vivi" il provvedimento che ha "ripulito" le liste elettorali di oltre400 mila nomi di defunti o irreperibili. Veltroni accusa il Polo di voler strumentalizzare i referendum, "fino al paradosso di chiedere le dimissioni di Amato comunque vadano le cose". Tra sindacati e industriali è ormai scontro aperto: ieri i giovani imprenditori sono scesi in piazza per chiedere un voto per la "modernizzazione del Paese". Da Cgil e Uil arrivano nuovi appelli a non disertare le urne, la Cisl insiste sull'astensionismo.

Quanto vi sono costati, Emma Bonino, questi referendum ?

"Cinquanta miliardi. Mesi passati sotto il sole a raccogliere firme. Una tremenda fatica. Perchè lo chiede?".

Domenica rischia di essere tutta fatica sprecata.

"Solo se vincessero i no saremmo battuti. Ma io lo escludo tassativamente".

Una valanga di astensioni avrebbe lo stesso effetto ?

"Neanche per sogno. I sì vinceranno sui no. In più la Cassazione ha stabilito che l'assenza di quorum è cosa ben diversa da una bocciatura. Sarebbe semplicemente un rinvio. Slitterebbero di un anno o due soluzioni già abbondantemente mature. Con gravi costi per il Paese".

Sta dicendo che sareste pronti a rilanciare gli stessi quesiti ?

"Questo lo vedremo. Magari potremmo aggiungerne altri nuovi Di certo i nostri sette referendum, cioè quanto rimane di un programma di governo alternativo voluto e costruito come ultimo assalto contro il declino dell'Italia dovuto alla paralisi della politica, della giustizia e dell'economia, resterebbero vitali. E sarebbero in ogni caso riproponibili".

Daccapo ?

"Ripeto: se lo riterremo necessario e opportuno, sì".

Berlusconi dice che voi radicali siete troppo pochi per imporre la vostra agenda al Paese.

"Mi ricorda Stalin che domandava sprezzante quante divisioni avesse la Chiesa. Come si è visto, confondeva potenza militare e forza storico-politica".

Vero è che alle ultime regionali non avete brillato.

"E' stata una sconfitta elettorale, non politica. La maturazione di questo Paese, sui temi per cui ci battiamo, ha ugualmente fatto passi da gigante. Un processo è avviato, comunque vada domenica. Se poi andrà bene, l'Italia vivrà una giornata di festa, come sul divorzio. E in un Parlamento dove duecento deputati hanno già cambiato casacca, non mi sorprenderebbe nascesse un gruppo radical-referendario per portare avanti le istanze dell'alternativa liberale".

Un annuncio ?

"E' uno degli scenari possibili".

Il Cavaliere replica: non c'è bisogno di andare alle urne. Appena vinceremo le elezioni, ci penseremo noi a fare le riforme.

"E' dieci anni che le aspettiamo, 'ste leggi Mi sembra un cumenda-padrone che grida sempre ghe pensi mi".

Lei non ci crede ?

"Nel primo anno di governo qualcosa Berlusconi riuscirà a combinare, figuriamoci. Alle nuove professioni, al mercato e ai contribuenti concederà più di quanto non possa Amato. Raccoglierà dove altri hanno seminato, tipo il part-time Ma più libertà economica senza più libertà politica non funziona, né in Cina né in Italia. Magari avremo l'ennesimo ribaltone. E quel giorno si renderà conto che non basta vincere aggregando capra e cavoli, ma bisogna vincere su delle scelte precise".

Non ne ha fatte ?

"Finora le ha tutte rimandate. E' diventato il Signor Ni della politica italiana. Dice sempre: "Sì, ma non così, non adesso". Farebbe le nostre stesse riforme, però senza referendum".

Dissente sul metodo.

"Se fosse solo quello, dovrebbe farci capire perché bisogna attendere anni ciò che i referendum darebbero subito. C'è un motivo al mondo per non prenderlo adesso, quel risultato, andando il 21 maggio a votare ? La verità è che a parole Berlusconi auspica le riforme, ma poi si pone al servizio dell'esistente".

Il suo slogan è: "State a casa per mandarli a casa".

"La butta in politica per tirare avanti senza scegliere. Del resto, non so proprio chi mandi a casa, in questo modo. Forse me, e magari un po' Fini, per far restare gli altri quaranta".

E chi sono i quaranta ?

"In ordine alfabetico: Bertinotti, Boselli, Bossi, Castagnetti, magari Cossiga, Cossutta, D'Antoni prossimo venturo, Dini, La Malfa, Mastella Gli diranno tutti grazie. E del resto, l'eclissi imposta a Martino e l'ascesa di Tremonti, , uomo di valore ma più consociativo e più omogeneo alla Lega, significherà pur qualcosa".

Tra i referendari, chi non si è battuto come doveva ?

"Speravo che la parte produttiva del Paese, invece di lamentarsi sempre e soltanto, scendesse in campo con più decisione".

Invece ?

"La Confindustria si è mossa in zona cesarini, mettendoci nemmeno un decimo dei nostri investimenti finanziari e umani. Certo, meglio che niente ".

E la sinistra ?

"Non vorrei ripetere quello che ha scritto Rondolino sul Foglio di ieri: la sinistra perde perché non ha il coraggio di scegliere Però è così. Sui referendum Veltroni dice sì su questo, no su quello, boh su quell'altro. Se i diesse pensano di porre la campagna elettorale su queste basi Forse ci hanno preso gusto a far vincere Berlusconi. L'unico che si salva è D'Alema. L'ho incontrato l'altra sera a Circus. Mi sembra che il loro leader sia ancora lui, più che mai".

Le spiace che Sofia Loren sia finita tra i morti e non possa votare ?

"E' un grosso equivoco. Non ha perso alcun diritto. Se tornasse a Pozzuoli per votare, le darebbero il suo bel certificato. Anzi, la porterebbero al seggio in trionfo. Se poi comunicasse la sua residenza, il certificato glielo manderebbero a casa ".

 
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