Pag. 2» Quel silenzio di Emma e Marco dopo il fallimento del patto a destra
di Enzo Roggi
Provate a mettere in fila le questioni che si sono imposte all'agenda sociale, politica e morale del Paese nell'ultimo mese. Vi troverete, tra le altre, le seguenti : la riforma elettorale; le tensioni nelle carceri ; le ipotesi di condono o amnistia in rapporto coi fenomeni della criminalità diffusa e dell'immigrazione clandestina ; la classificazione del genoma umano con la gigantesca novità che esso si tira dietro in fatto di tutela dell'uomo dai suoi possibili colonizzatori ; le proposte della ministra Turco sulla riforma della legge Merlin ; le proposte del ministro Veronesi sulla terapia del dolore sui malati terminali ; l'esclusione dei mafiosi ergastolani dal beneficio della procedura abbreviata ; la celebrazione in Roma del Gay Pride con il relativo scontro libertà-intolleranza Come si vede si tratta di tematiche di altissimo impatto su ció che chiamiamo diritti umani e sul rapporto tra qualità della vita e azione politica. E allora la nostra memoria ci propone una domanda : ma non si tratta propr
io di temi elettivi della tradizione radicale nella sua variante pannelliana ? E, allora, perché Pannella e Bonino tacciono (Marco si é limitato ad una visita a Regina Coeli per incolpare destra e sinistra, e a partecipare al corteo degli omosessuali) ? Perché, su uno sfondo cosí ribollente di questioni » libertarie , di » giustizia giusta , di » democrazia del diritto e diritto della democrazia , i campioni della esemplare provocazione, dell'estroversione clamorosa, del lessico folgorante e dell'autolesionismo di protesta, disertano la scena ?
E' da escludere che Emma e Marco siano caduti in depressione dopo l'altalena di successi e di sconfitte tra il 1999 e il 2000, ed escluderemmo anche una caduta nell'orgogliosa ritrosia del silenzio di Caprera. Nonostante tutto si tratta di personaggi forti, combattivi, non rinunciatari. E allora non resta che ipotizzare un silenzio pensoso, una parentesi di razionale auto-esame. In effetti una fase si é conclusa anche per l'esperienza radicale : é crollato, forse definitivamente, lo strumento che moltiplicava per cento volte la forza di Pannella e cioè l'istituto del referendum ; ha mostrato tutta la sua impietosa precarietà l'ipotesi del culto della personalità innovativa e salvifica ; si é dimostrata illusoria l'idea di un fronte libetario-liberista-laico imperniato su Berlusconi ( e infatti sono malamente finiti i tentativi di alleanza con lui nel 1996 e nel 2000).
Ma forse la circostanza più drammatica e rilevante é un'altra. Indicando ossessivamente nella sinistra l'ostacolo maggiore all'allargamento delle aree di libertà e di riforma , i radicali hanno consegnato quel tanto di spirito libertario e di sensibilità per la sovranità della persona alla distorcente interpretazione berlusconiana fatta di prepotenza plutocratica, di liberismo darwiniano, di rampantismo onnivero cosí da degenerare la libertà nella prepotenza dei forti (é stato il cavaliere stesso giovedi scorso a teorizzare che solo un iper-ricco é incorrutibile e dunque degno di governare).
E' cosí decaduto, nei territori non influenzati dal solidarismo socialista e cristiano, quel tanto di spirito costruttivamente ribelle che il pannellismo aveva seminato nei decenni. Dopo il blocco doroteo-craxiano e il campo comunista, é il campo radicale a risultare travolto in questa fase termidoriana della Repubblica. E cosí, a Marco e ad Emma vorremmo ricordare che ogni Termidoro si conclude o con la restaurazione o con una nuova (nuova!) fase della rivoluzione.
E' quetso l'oggetto della riflessione che riempie il loro silenzio ? Oppure ogni energia é volta solo a immaginare forme di vendetta contro l'universo semmai nella forma dell'attesa sulla riva del fiume ? Non che quest'ultima scelta sia di per sé indegna, ma é certamente sbagliata proprio tenendo conto delle dinamiche sociali e culturali di questo Paese. Una cultura di élite con ambizioni formative e condizionanti dovrebbe avere il suo terreno elettivo proprio nelle incertezze, nelle contraddizioni, nelle alienazioni dei periodi di trapasso. E questo é un periodo di trapasso. Allora, scontato il fallimento dell'alleanza a destra, non c'é forse un ambito di riflessione, di ricognizine della realtà italiana, di fondazione di una nuova cultura della libertà che, in qualche modo, rende attiguo l'impulso radicale e il rovello del riformismo di centrosinistra ? Solitudine o confronto ? Qui non si pone una diretta questione elettorale, ma una questione di approccio culturale. La politica é già cosí povera da non po
tersi permettere di perdere anche il pungolo radicale.