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di Antonella Coppari
"Bonino all'Onu, il premier punta ai voti dei radicali"
Roma - Ma vuoi mettere il peso della prorompente personalità di Emma Bonino ? Vuoi mettere la sua notorietà internazionale ? Vuoi mettere l'ottimo lavoro che ha fatto come commissario europeo ? Come dire: un duello senza storia. Nei palazzi romani la leader radicale batte per ko tecnico il senatore diessino Gian Giacomo Migone nella corsa al ruolo di alto commissario Onu per i rifugiati. Comprensibile dunque la stizza di Dini, spiazzato dall'uscita di Amato: mesi di lavoro diplomatico (del senatore all'Onu si parla dalla primavera scorsa) in fumo. Anche per il rischio che le due candidature finiscano per annullarsi: la scelta non dipende dai singoli governi, ma da sottili equilibri internazionali che il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, deve tener presente nel nominare il successore della giapponese Sadako Ogata.
Ma tutto ci si può aspettare da Amato fuorchè una mossa avventata. Il premier ha calcolato tutto: dal momento giusto all'impatto che questa sponsorizzazione a sorpresa avrebbe avuto, anche sul suo governo. Conferma Fabio Evangelisti, presidente diessino della commissione Schengen: "E' chiaro che dietro c'è anche un calcolo politico". E già: "le elezioni sono dietro la porta e un'alleanza con i radicali non è un piatto da rifiutare. Per carità, la Bonino non si sbilancia: "Non ha senso chiederci con chi staremo nel 2001". Intanto, il terreno è concimato.
Ma dietro la bi-designazione ci sono soprattutto motivi di real-plitik. Il posto in palio all'Onu è molto ambito (l'agenzia impiega cinquemila dipendenti e muove miliardi), l'Italia ci ha messo gli occhi sopra da tempo ("per noi sarebbe la prima volta: un evento storico", rilancia Evangelisti) e il nome di Emma Bonino ha un peso che, per evidenti motivi non ha quello di Migone, malgrado la sua riconosciuta preparazione e l'ottimo lavoro svolto da presidente della commissione esteri del senato. Forse Annan non avrà sussurrato: "Migone, chi era costui ?", ma ha sicuramente detto ad Amato "sì, la conosco bene: un'ottima persona, quando il premier gli ha messo sul piatto d'argento il fattore B. Nell'attesa di vedere come andrà a finire, il Palazzo si schiera. Il primo a scendere in campo è Pannella che attacca Dini. "E' insensato proporre il nome di Migone - sbotta - sabotando la sola candidatura che potrebbe imporsi. Se all'Onu l'arroganza, l'irresponsabilità italiane dovessero prevalere e far danni all'Italia
e all'Europa i reponsabili dovrebbero essere mandati a casa". Ma l'ex commissario europeo vanta fans in entrambi gli schieramenti. Dice il ministro popolare Patrizia Toia: "Da Emma mi dividono le scelte di cultura radicale sui diritti civili ma mi unisce a lei la convinzione che i diritti umani vanno difesi . Ha le carte in regola per il posto all'Onu". Rilancia Gustavo Selva (An): "se c'è una persona adatta al ruolo è lei". Non ha dubbi Francesco Cossiga: "Alla sua umanità profonda aggiunge una conoscenza professionale che la rendono un candidato ideale". Ed Evangelisti non ha dubbi: "Si porta dietro il peso di una personalità prorompente: è difficile per Migone reggere il confronto".