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13 settembre 2000 - Frakfurter Allgemeine Zeitung

"Primo giro di candidature. Chi diventerà Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati a Ginevra?"

di Friederike Bauer

Berlino, settembre. La competizione elettorale per uno degli incarichi più interessanti nella struttura delle Nazioni Unite è iniziata: a fine anno l'Alta commissaria per i rifugiati, Sadako Ogata, si ritira dopo essere stata per 10 anni a capo di questa cruciale istituzione. La quasi 73enne giapponese non se l'era sentita di affrontare l'intera duata di un terzo incarico, motivo per il quale aveva ridotto a 2 anni, invecce dei soliti 4, il suo mandato, che così giunge a conclusione. Il capo UNHCR verrà eletto dall'assemblea plenaria a New York - su indicazione del Segretario generale. Annan fino ad ora non ha ancora fatto il nome di un candidato e neanche ha lasciato intendere una sua preferenza. Ci sono state troppe altre faccende - ad esempio il "Millennium-Summit" - a catalizzare la sua attenzione. Ma ora, passati i giorni di eccitazione, comincera presto a dedicarsi alla questione del successore dell'ufficio per i rifugiati.

Certo non puo prendere tali decisioni senza tenere in considerazione gli interessi dei singoli stati - e proprio quelli sembrano in questo momento prendere forma in modo massiccio: quale candidato più credibile é considerato il brasiliano de Mello, attuale amministratore ONU di Timor orientale. De Mello ha vissuto tutta la sua cariera all'interno dell'organizzazione mondiale, soprattutto presso il UNCHR, occupandosi prevalentemente di questioni umanitarie in casi di crisi. Durante il suo adempimento sul campo, quale amministratore ONU nel Kossovo, il braisiliano si è conquistato un certo rispetto. Il 51enne diplomato in filosofia parla correntemente 3 lingue, è uomo di mondo e affascinante. Per i suoi modi garbati, qualcuno alle Nazioni Unite lo considera un po' sciapo. Considerando che sarebbe il turno del gruppo regionale dell'America del Sud di emanare un Capo-UNCHR, le possibilità di de Mello vengono considerate molto buone.

Un concorrente, che si è messo in gara di proprio, è l'attuale numero tre dell'UNCHR, un danese di nome Petersen, che a quanto pare avrebbe segnalato ufficialmente il suo interesse ad Annan. Gli stati scandinavi nutrono tradizionalmente un forte interesse per l'ufficio dell'UNCHR e non hanno mai smesso di dimostrare questa loro inclinazione con un adeguato sostegno finanziario. Svedesi, norvegesi, danesi stanno, nella graduatoria dei finanziatori rispettivamente al terzo, quinto e settimo posto. Un'organizzazione che si finazia quasi escuslivamente con donazioni può difficilmente non tenere conto di questo tipo di argomento. Ecco perché il ministro degli esteri norvegese, il cui nome sempre piu insistentemente circola, non vuole essere scartato a priori. Lo stesso vale per l'olandese Pronk, già Ministro dello sviluppo, ora dell'Ambiente, che per il sempre fedele sostegno economico alla struttura (settimo posto) gode anche lui di una certa credibilità.

D'altro canto Annan, nella scelta del capo UNCHR, non può non tenere in considerazione anche il suo proprio avvenire. Infatti, l'anno prossimo ci potrebbe essere la rielezione. Ecco perchè i desideri dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza - è lì che si decide un suo secondo mandato - dovrebbero poter guadagnare un certo peso. A quanto pare gli americani si stanno dando da fare per una donna di nome Julia Taft, del Ministero degli esteri di Washington. Vi è, dal 1997, responsabile per le questioni dei rifugiati e di migrazioni e si è, in anni precedenti, dedicata alle piu diverse sfaccettature dell'umanitario. Non saranno le competenze tecniche, che gli si potranno contestare. In quanto donna, gode di un'ulteriore vantaggio, in quanto Annan, ripetutamente ha promesso di voler promuovere le donne. Proprio per questo motivo però, va preso sul serio l'interesse dell'ex commissario UE, Emma Bonino - a suo tempo, tra l'altro, responsabile delle questioni umanitarie a Bruxelles. Malgrado il fatto che

l'italiana sia considerata un pò troppo aguerrit, non per questo va vista a priori senza chances, se non altro perchè il suo paese, ad autunno, entrerà per una durata di due anni nel Consiglio di Sicurezza e godrebbe allora di un certo peso per la rielezione di Annan.

Con Bernard Kouchner, anche i francesi hanno un loro candidato che, se fortemente interessato e solidamente sostenuto da Parigi, non è da considerarsi senza chances. Con il suo intervento nel Kossovo, quale successore di de Mello, incaricato di ricostruire un'amministrazione, il medico Kouchner, per lo meno in Europa, non è uno sconosciuto, se anche ha rivelato certe lacune per quanto riguarda le sue conoscenza in materia amministrativa. Considerando però che, quattro anni fa, la scelta sul nome di Annan, fu osteggiata fino all'ultimo dai francesi, è verosimile che non mancherà di tenere d'occhi Parigi nei mesi a venire. Un'ulteriore aspirante, il cui nome viene continuamente riproposto, è l'attuale ministro degli esteri canadese Axworthy. Ma apparte le voci sulla sua rimozione e la tradizionale posizione filo-Nazioni Unite del Canada, non vi sono molti argomenti in suo favore.

La Germania non partecipa alla corsa alla candiadtura con propri candidati. Forse per assenza di nomi, forse per non entrare in conflitto con le posizioni di vedute larghe di Ginevra riguardo ai richiedenti di asilo e i rifugiati. In ogni modo il governo tedesco non vuole cogliere l'occasione per piazzare un tedesco anche se, in aggiunta al tedesco Klaus Toepfer, capo del programma per l'ambiente delle Nazioni Unite, potrebbe pretendere un'altro posto. Quale candidato verrà sostenuto dal governo tedesco non è stato ancora deciso. De Mello gode di sicure simpatie, ma nel dubbio un'americana sarebbe incontuornable.

L'incarico di Alta Commissaria, per via dei molti interventi delicati che l'UNCHR ha dovuto gestire, è difficile, e proprio per questo, negli ultimi decenni, ha assunto una nuova importanza. Precedentemente l'organizzazione si era avvicinata al baratro, per storie di corruzione e malagestione: il predecessore di Ogata, Hoké, svizzero, era stato addirittura costretto alle dimissioni ne 1989 per uno scandalo finanziario. Anche il norvegese Stoltenberg non ha retto più di un'anno. Con l'ingresso in carica di Ogata nel febbraio 1991 hanno visto il giorno le grandi masse di rifugiati, a causa di conflitti spesso interni, che non hanno lasciato all'UNCHR negli ultimi anni un'attimo di tregua: è iniziato con i curdi in Iak, hanno seguito la Bosnia, il Ruanda, l'Afganistan e il Kossovo. L'organizzazione si sente ormai responsabile di piu di 20 milioni di esseri umani dei quali sempre più cacciati all'interno degli stati che non rientrerebbero nel mandato dell'UNHCR. Assicurare uno status giuridico ai rifugiati, e

ventualmente completarlo attraverso una nuova definizione, rappresenterà, accanto al compito dell'aiuto diretto, uno dei compiti del futuro Alto Commissario. Se questo si trova tra i nomi già citati, anche se de Mello e Taft vengono considerati i favoriti, nessuno puo stabilirlo con precisione. Infatti anche la scelta di Ogata, dieci anni fa fu per gli osserrvatori dell'epoca, del tutto inaspettata.

 
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