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di Andrea Bonanni
»Europa divisa all'Onu Nessun nome unico all'agenzia dei rifugiati
BRUXELLES - Non ci sarà un candidato unico dell'Unione europea
al prestigioso incarico di Alto commissario delle Nazioni
Unite per i rifugiati (Unhcr). Nonostante l'Europa
contribuisca per il 45 per cento al finanziamento di questa
agenzia dell'Onu, la presidenza francese dell'Ue ha rinunciato
alla designazione unitaria di un nome per la presenza in lizza
di almeno cinque e forse sei aspiranti all'incarico, ciascuno
sostenuto dal proprio governo. Tra i candidati, due sono
italiani: l'ex commissaria europea Emma Bonino e il presidente
della commissione esteri del Senato, il diessino Gian Giacomo Migone.
Ed entrambi sono stati presentati dal governo italiano al
segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, cui
spetta la decisione finale in materia. Lo ha comunicato ieri
in una pausa dei lavori del consiglio dei ministri degli
Esteri un Lamberto Dini furibondo, smentendo le indiscrezioni
di alcuni giornali su un suo dissidio con Giuliano Amato circa
il candidato italiano.
Dini ha spiegato che, a maggio, il governo aveva deciso, »in
pieno accordo tra me e il presidente del Consiglio , di
trasmettere a Kofi Annan la candidatura di Migone. Solo in
agosto, secondo il ministro degli Esteri, Emma Bonino nel
corso di un colloquio con Giuliano Amato avrebbe manifestato
il proprio interesse per l'incarico. E Amato, sempre d'intesa
con Dini, avrebbe accettato di portare avanti anche la
candidatura dell'esponente radicale.
»Perché dovremmo ritirare una delle due candidature quando non
esiste comunque la possibilità di avere un candidato unico
europeo? In una situazione come questa, in cui la decisione
spetta solo ad Annan, avere due nomi aumenta le nostre
possibilità e non le indebolisce. Al consiglio informale di
Evian, ai primi di settembre, ho sollecitato una candidatura
europea per iscritto e ne ho parlato con Hubert Vedrine, che
ha la presidenza di turno, e lui mi ha detto di non volere
aprire la discussione sulla designazione di un candidato unico
perché le condizioni non erano mature , ha spiegato il ministro degli Esteri.
»Non è assolutamente vero che Amato sostenga la candidatura di
Bonino e io quella di Migone. Tra il presidente del Consiglio
e me non c'è stata mai alcuna divergenza. Su questa vicenda in
Italia si è fatta troppa confusione. Prendiamo nota della
campagna dei radicali a favore della Bonino, ma non vediamo
perché l'altro candidato si debba dimettere , ha detto ancora Dini.
Secondo quanto ha riferito il ministro, sul tavolo di Kofi
Annan, oltre ai nomi di Migone, da maggio, e della Bonino, da
agosto, si sono via via accumulati i dossier di almeno altri
tre candidati europei: un danese, un olandese, e un francese.
Senza contare una possibile candidatura britannica che
potrebbe prendere corpo nelle prossime ore. A questi nomi si
aggiungono quelli provenienti da paesi extraeuropei, in
particolare quello del brasiliano Sergio Viera de Mello, ora
amministratore dell'Onu a Timor Est.
Ma il vero ostacolo che rende difficile la formulazione di una
candidatura unitaria europea è l'ambizione francese di far
passare Bernard Kouchner, oggi rappresentante delle Nazioni
Unite in Kosovo, il cui mandato scade proprio a novembre, in
coincidenza con la data fissata per la nomina dell'Alto commissario ai rifugiati.
Vale la pena ricordare che anche in occasione della nomina in
Kosovo, Kouchner era stato preferito alla Bonino, allora unica
candidata del governo italiano presieduto da Massimo D'Alema.
E questo forse può spiegare la reticenza della Francia ad
aprire la discussione su una designazione unica da parte
dell'Unione: un contesto in cui difficilmente la candidatura
di Kouchner a un secondo incarico di grande rilievo per le
Nazioni Unite potrebbe passare con l'appoggio unanime di tutti
i governi dell'Unione. Forse per questo Parigi, che conta sul
buon rapporto tra Kouchner e Annan preferisce che la decisione
venga presa senza »intromissioni europee.