Al Direttore del
Corriere della Sera
Caro Direttore,
sul "Corriere" di domenica 4 febbraio ("Soia, in Europa tutti la vogliono") analizzando le conseguenze della crisi mucca pazza e in particolare la prevedibile crescita delle importazioni di soia transgenica, Renzo Ruffelli scrive che io avrei di recente "ricordato il pericolo" legato a queste importazioni e "ribadito l'allarme lanciato dagli ambientalisti".
Ora io vado dicendo esattamente il contrario, come dimostra il contenzioso che sulla questione OGM mi divide dai Verdi e che vorrei spiegare.
L'attuale normativa europea vieta l'importazione e la circolazione di tutti i prodotti transgenici "vivi", ossia riproducibili, i semi insomma; lascia invece le frontiere aperte ai prodotti "altamente trasformati" (in cui non è più rintracciabile alcuna traccia del DNA delle proteine transgeniche) quali sono quei "derivati di soia" (olio etc.) che l'Europa massicciamente importa (oltre 30 milioni di tonnellate ogni anno) per l'alimentazione animale e che ancora di più importerà (più 4/5 milioni di tonnellate) per rimpiazzare le farine animali.
In tutto ciò non vedo pericoli (stando a quanto dice la scienza internazionale) né lancio o rilancio allarmi. Mi allarma invece un certo "integralismo verde", di cui il ministro dell'Agricoltura Pecoraro Scanio sembra un adepto, che affronta il capitolo organismi geneticamente modificati all'insegna del Vade retro Satana e ispira norme che nuocciono all'Italia. Un esempio su tutti. Il blocco della ricerca sperimentale sugli organismi geneticamente modificati persino in "campi confinati", che taglia fuori l'Italia da uno dei settori d'avanguardia della ricerca scientifica contemporanea. E mi allarma il già annunciato divieto di Pecoraro alle importazioni di tutti i derivati di soia transgenica. Con il che si rischia (altre a possibili sanzioni comunitarie) di mettere gli allevatori italiani nelle condizioni di non potere più sfamare i loro animali. Perché nessun ambientalista ha ancora spiegato in maniera convincente all'Europa con che cosa sostituire domani i derivati di soia che importiamo oggi.
Emma Bonino, deputato europeo
Roma, 4 febbraio 2001