INTERVISTA A EMMA BONINO SULLE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI
Intervista di Chiara Puri Purini (Ap. Biscom)
Roma, 3 marzo 2001 - Emma Bonino lancia l'allarme: "il problema delle mutilazioni genitali femminili (Mgf) non è più confinato al continente africano: sta diventando sempre più parte della realtà europea". Almeno 6000 bambine mutilate ogni anno in Italia, secondo valutazioni non ufficiali, col rischio di una ulteriore diffusione del fenomeno, visto il continuo aumento del numero di immigrati che provengono dalle aeree dove tale pratica è in uso.
La Bonino, reduce da un viaggio in Mali, e a pochi giorni da una conferenza internazionale che ha organizzato sull'argomento presso la Camera dei deputati, spiega ad Ap. Biscom di considerare la conferenza come un passo molto importante verso una presa di coscienza collettiva della barbarie delle Mgf, praticata a due milioni di bambine all'anno. "Non c'è ancora una legge che vieti tali usanze", dichiara la Bonino, ma nel corso del mio viaggio in Africa ho assistito ad una cerimonia pubblica molto significativa. Le "praticone" di 11 villaggi hanno consegnato spontaneamente i loro coltelli, lamette e aghi, in un segno simbolico di rinuncia a praticare le mutilazioni sulle bambine". Aggiunge però che i risultati sono ancora lontani, sottolineando la necessità di una campagna informativa focalizzata. Progetto - peraltro - al quale sta già lavorando, tentando di costruire un sito internet in varie lingue, tra cui arabo e francese, per condurre una campagna a tappeto, informando le donne africane dei loro diritti
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Il problema, data l'immigrazione degli ultimi anni, non è più circoscritto ai soli Paesi africani, ma sta diventando un problema europeo. "Non ci sono stati precisi", specifica la parlamentare, "sembra però che anche in Italia aumentino sempre di più i casi di Mgf, praticata dalle vecchie praticone integrate nella comunità italiana o fatte venire apposta dai Paesi d'origine". In Francia esistono regole precise, che impediscono ad una bambina di età compresa tra i 4 e gli 8 anni di tornare nel suo Paese d'origine, per evitare che venga mutilata. Questo ha fatto sì che sia stata anticipata ai primissimi anni di vita la crudele operazione, e ha fatto aumentare le pratiche clandestine.
"La comunità africana è sensibile soprattutto a quello che avviene nel suo Paese", spiega la Bonino, "ecco perché è fondamentale il sito web, perché gli immigrati prendano coscienza che anche da loro le cose stanno cambiando".
Passi avanti vengono fatti anche a livello parlamentare. In novembre, la deputata europea è riuscita a approvare al Parlamento di Bruxelles una risoluzione ufficiale, per chiedere l'applicazione del diritto di asilo politico. "E' difficile motivare la richiesta", spiega, "per paura, per vergogna, per ignoranza. Due ragazzine del Kenya hanno appena vinto una causa nei confronti del padre, che le aveva infibulate. Si sta aprendo la strada al coraggio".
Un altro impulso fondamentale viene dal movimento portato avanti dal comitato inter africano dei 28 Paesi dove le Mgf sono ancora un enorme problema. "I leader religiosi hanno abbracciato il concetto che l'Islam non ha niente a che vedere con queste pratiche", aggiunge, mettendo in luce il grosso aiuto della comunità religiosa nella lotta alle mutilazioni. "La Commissione para-africana ha adottato un protocollo aggiuntivo, che verrà sottoposto all'Organizzazione per l'Unità Africana nel prossimo vertice che si terrà in giugno o luglio: è un passo molto importante", specifica.
La proposta di asilo politico rimane lo strumento principale con cui si può lottare alla mutilazione, ed infatti "è sostenuta energicamente dall'organizzazione statunitense Human and Civil Rights", afferma la Bonino. Sull'importanza del ruolo svolto dalle nazioni Unite, risponde che collaborano ai progetti in corso "ma non hanno una vera priorità sulla questione".
Nel 1997 la parlamentare europea ha condotto, per prima, una vera e propria battaglia contro l'Afganistan, per le continue violazioni dei diritti della donna, per la mutilazioni e le infibulazioni a cui vengono sistematicamente sottopostele bambine. Di fronte alla distruzione delle statue di Buddha, patrimonio culturale dell'intera umanità, come reagisce ? "La mia campagna nel 1997 è stata difficile, come sempre è difficile difendere i diritti umani. Posso solo dire di sperare che la gente maturi, e sia in grado di modificare le proprie idee. I Talebani distruggono le statue antiche ? Abbiamo visto come considerano le donne, meno di schiave, figuriamoci se quel gruppo di banditi analfabeti rispetta le statue !".
ApB - MUTILAZIONI GENITALI: CRESCE PRESSIONE CONTRO PAESI COINVOLTI
L'allarme della Oms; martedi a Roma conferenza internazionale
Roma, 3 marzo 2001 (Ap.Biscom) - L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è categorica: almeno 130 milioni di donne e bambine l'anno subiscono mutilazioni agli organi genitali femminili (Mgf), e il fenomeno continua a crescere con una media di due milioni l'anno. Un argomento che, martedi sarà al centro della Conferenza Internazionale organizzata presso la Camera dai deputati europei della Lista Bonino e dall'Associazione italiana donne per lo sviluppo.
Ma cosa sono concretamente le Mgf ? Consistono in tutte quelle procedure che prevedono la rimozione parziale o totale degli organi genitali femminili, e altre mutilazioni agli organi, per qualsiasi motivo che non sia terapeutico.
I motivi legati all'infibulazione, alla circoncisione o ad altre Mgf hanno purtroppo profonde basi culturali, religiose e sociali. Tali pratiche affondano le loro radici nella storia dell'antico Egitto: la mitologia egiziana attribuiva agli dei un carattere bisessuale, la circoncisione dell'uomo e della donna serviva ad assicurare all'uno la virilità, all'altra la piena femminilità.
Almeno una trentina di Paesi africani praticano regolarmente l'infibulazione, soprattutto le comunità islamiche e i nomadi animisti. Tuttavia anche i cristiani e gli ebrei etiopi praticano regolarmente quello che oggi viene considerato uno dei più barbari esempi di tortura. Il triste primato delle mutilazioni genitali è detenuto dalla Somalia, dove il 98% della popolazione femminile è sottoposta alla cosiddetta "infibulazione faraonica", la più devastante di tutte. Tuttavia anche in altri Paesi, come Egitto, Eritrea, Sudan settentrionale, Nigeria o Kenya questa pratica è particolarmente diffusa. La circoncisione femminile, anche in forme più lievi, viene praticata anche in Indonesia, India, Malesia, in alcune zone del Pakistan, in Oman, Yemen e negli Emirati Arabi.
Sono tre i tipi di Mgf praticati più diffusamente; il primo è la circoncisione, che può limitarsi alla scrittura della punta del clitoride con fuoriuscita di sette gocce simboliche. La seconda forma è l'escissione, che consiste nel taglio totale o parziale delle piccole labbra. La terza forma è la vera e propria infibulazione, o circoncisione faraonica: consiste nell'asportazione del clitoride, delle piccole labbra, parte delle grandi labbra; successivamente si cuce la vulva, lasciando aperto solamente un foro grande quanto un grano di miglio, per permettere la fuoriuscita del sangue mestruale e dell'urina. Le pratiche vengono eseguite solitamente sulle bambine tra i 4 e gli 8 anni; recentemente è stata abbassata l'età media, per paura che le bambine scoprano che possono cercare di opporsi.
La tradizione musulmana non considera le Mgf pratiche di tortura, bensì segno dell'interesse della famiglia nei confronti della bambina. Le scene di infubulazione sono spesso agghiaccianti: la bimba viene tenuta ferma da quattro donne, tra cui spesso anche la madre, e con una lametta le vengono recise le parti considerate "impure". A quel punto deve rimanere con le gambe legate per una settimana, per permettere alla ferita di cicatrizzarsi, e alla vulva di chiudersi definitivamente. Verrà riaperta solo successivamente dal marito, e poi dalla nascita del primo figlio.
Ma le conseguenze dell'infibulazione non sono terribili solamente dal punto di vista "psicologico"; la donna è menomata nella sua femminilità, non prova piacere, è sottoposta a depressioni e cambiamenti umorali. Inoltre si moltiplica il rischio di diffusione dell'Hiv, perché gli strumenti vengono raramente sterilizzati, e sono utilizzati per più donne diverse. Al momento del parto, poi, il neonato rischia di avere difficoltà di nascita, che possono andare fino alla morte; la madre, se sopravvive, avrà avuto dolorosissimo.
Numerosi sono gli strumenti internazionali che tutelano e puniscono le Mgf, dalla Convenzione per i Diritti del fanciullo del 1989, alla risoluzione 1992/251 del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite sulle pratiche tradizionali che minacciano la salute delle donne e dei minori, alla Dichiarazione dell'Organizzazione dell'Unita Africana del 1995, sul piano di azione africano riguardante la situazione delle donne in Africa, e infine la piattaforma di azione della quarta Conferenza Mondiale sulle donne di Pechino nel 1995.
Il 29 novembre Emma Bonino ha lanciato un appello al Parlamento europeo, in favore dell'asilo politico alle vittime delle Mgf e delle donne a rischio. In Belgio e in Francia sono state accolte tre richieste di asilo politico, mentre in Germania sono arrivate 25 domande.
Dato l'aumento del numero di immigrati in Europa, il problema sta diventando ancora più attuale. Si calcola che almeno 6000 bambine l'anno vengono "operate", spesso in cliniche private, con operazioni che possono costare due milioni di lire.
In Italia sono stati proposti vari disegni di legge per cercare di stabilire il divieto di Mgf, considerato che solo in Inghilterra, Svezia e Norvegia esistono delle legislazioni in materia. Nonostante l'assenza di leggi specifiche, nel nostro Paese il reato di mutilazione genitale può essere punito sulla base degli articoli 582 e 583 del codice penale, che disciplinano le "lesioni gravi e gravissime". Se il reato è commesso su un minore, come spesso avviene, entra in causa anche il tribunale dei Minori. La tutela esiste anche da un punto di vista medico; il codice deontologico vieta infatti di partecipare o collaborare a atti di tortura, in particolare ad interventi di mutilazione di organi genitali, ed impone l'obbligo al medico contattato per un'operazione di questo tipo di denunciare immediatamente l'accaduto.
Il 26 novembre 1999 è stata emessa a Torino la prima condanna italiana per il delitto di Mgf; il tribunale ha condannato a due anni di reclusione un egiziano, padre di famiglia, che aveva fatto mutilare la sua bambina di sei anni "perché non si sentisse diversa dalle altre".