Third Global Forum
15 marzo 2001 - Napoli
Ringrazio l'onorevole Rodotà e gli organizzatori del Forum che credo abbiano voluto invitarmi perché la forza politica che rappresento, i radicali, non solo utilizza da oltre 12 anni le nuove tecnologie dell'informazione come strumento ordinario e interattivo di lotta politica, ma ha realizzato sperimentazioni e servizi che sono obiettivamente all'avanguardia, non solo in Italia, nel settore della democrazia on-line, che è uno dei temi di questo terzo Forum.
Mi limito a ricordare alcune delle best practices di democrazia on-line o, se vogliamo usare un neologismo, di e-democracy, sviluppate dai radicali per poi passare alle considerazioni e alle proposte.
Dodici anni fa, nel novembre del 1988, il partito radicale realizza in Italia il primo sistema telematico di discussione in sette lingue, compreso il cirillico - un Bulletin Board System (BBS) - per rispondere all'esigenza di creare un sistema di comunicazione politica trasnazionale a basso costo, accessibile da qualsiasi parte del mondo e aperto a qualsiasi persona che allora avese a disposizione un personal computer e un modem.
Su questo servizio di libera discussione e circolazione delle informazioni si costituisce una community di oltre 20.000 persone, una delle più numerose in quegli anni.
Molte delle battaglie politiche trasnazionali che abbiamo condotto in questi anni, dalla creazione del tribunale internazionale all'abolizione della pena di morte, non sarebbero state possibili senza l'adozione degli strumenti telematici che ci hanno consentito di gestire una organizzazione con presenze in tutto il mondo a costi sicuramente di molto inferiori rispetto a quelli sopportati dalle altre Ong.
Nel 1997 viene realizzato radioradicale.it, un servizio audiovisivo d'informazione politica su web, credo unico al mondo per la quantità delle informazioni diffuse e per il modello di servizio pubblico che propone.
radioradicale.it diffonde via Internet, in modalità Realvideo e senza alcun filtro tutte le sedute della Camera, del Senato, del Parlamento Europeo, del Consiglio comunale di Roma, del Consiglio regionale della Lombardia, le principali attività della Commissione europea e centinaia di eventi tra congressi, dibattiti, processi, manifestazioni.
E' stato così costituito il più grande archivio multimediale della vita istituzionale, politica e giudiziaria a disposizione di tutti in tutto il mondo, con decine di migliaia di ore di documenti audiovisivi.
Ogni evento può essere ascoltato e visto non solo nella sua versione integrale ma anche per singolo intervento del singolo oratore o per argomento.
E', credo, un servizio unico al mondo per l'ampiezza degli eventi politici coperti con assoluta oggettività e senza mediazioni.
Nel 2000, per la prima volta nella storia di un partito politico, una parte dei componenti dell'organo decisionale dei radicali italiani viene eletta attraverso Internet. Grazie a una applicazione web appositamente sviluppata, tutte le fasi della presentazione e della sottoscrizione delle liste, della campagna elettorale, della discussione sui programmi delle liste e infine delle votazioni, si sviluppa on-line.
La riservatezza di tutte le fasi e la certezza dell'identità dei votanti viene garantita attraverso un sistema di password che vengono comunicate attraverso l'invio di lettere - gli unici documenti di carta utilizzati - presso l'abitazione degli elettori registrati.
15.304 cittadini si registrano on-line per esercitare i diritti di elettorato attivo e passivo, dieci liste con oltre 200 candidati ottengono le firme richieste, 10.125 elettori partecipano al voto, 25 candidati vengono eletti.
Un successo quindi, non solo per il numero di partecipanti, ma soprattutto perché abbiamo dimostrato che l'uso delle tecnologie basate su Internet consente di coniugare alle esigenze di trasparenza quelle del rispetto delle regole, sia della segretezza del voto che delle effettiva opportunità per tutti di esercitare senza limitazioni i diritti di elettorato attivo e passivo.
Non aggiungo altre informazioni su queste sperimentazioni e concreti servizi di democrazia on-line perché è possibile vederli nello stand che abbiamo allestito all'interno di questo Forum. Sempre nello stand verrà illustrato un altro servizio, che attiveremo nelle prossime settimane, per consentire l'accesso gratuito alla rete Internet, anche per quanto riguarda le spese telefoniche e per almeno mezz'ora al giorno, a tutti coloro che sono interessati a ricevere informazioni sulle nostre iniziative politiche.
Le sperimentazioni e i servizi che abbiamo realizzato dimostrano come oggi, grazie alle nuove tecnologie digitali, sia effettivamente possibile dare concretezza all'utopia dell'Agorà e cioè della piazza dove i cittadini possano essere pienamente informati e possano partecipare direttamente e senza mediazioni al governo della città, esercitando senza condizionamenti o limitazioni tutti i diritti politici.
Quando si parla di e-government, si rischia infatti di affrontare esclusivamente i pur importanti problemi relativi ai rapporti fra cittadino e pubblica amministrazione centrale e periferica: informatizzazione dell'amministrazione pubblica e formazione del personale dello Stato per migliorare l'efficienza operativa; erogazione dei servizi ai cittadini e alle imprese attraverso Internet e semplificazione delle procedure burocratiche; accesso via internet dei cittadini ai servizi della pubblica amministrazione e alle sue informazioni. E' questo un terreno sul quale sono stati fatti grandi passi avanti in tutto il mondo e anche in Italia grazie all'azione coraggiosa del ministro Franco Bassanini. E' necessario adesso che questi progetti di e-government decollino effettivamente e diventino un volano strutturale per lo sviluppo della net society.
Non posso invece dare lo stesso giudizio positivo sulle azioni per nutrire la democrazia - fostering democracy, come chiede il titolo di questo Forum - realizzate in Italia ma anche negli altri paesi industrializzati.
Credo infatti che la pubblicità delle attività degli organi centrali e periferici dello Stato, sia l'elemento costitutivo della democrazia perché solo attraverso la piena conoscenza dei processi decisionali i cittadini possono esercitare consapevolmente i propri diritti politici.
L'esperienza di radioradicale.it dimostra che sarebbe possibile, anche con costi ragionevoli, consentire a tutti i cittadini di poter seguire, in diretta o in differita, le sedute degli organi dello Stato e degli enti territoriali.
Ma dove il ritardo appare più grave e ingiustificato è nell'uso delle nuove tecnologie, soprattutto nella loro valenza interattiva, per l'esercizio dei diritti politici.
Come abbiamo dimostrato, seppur parzialmente, con l'esperimento di elezioni on-line, è oggi possibile concepire un processo che veda il cittadino partecipare attivamente, direttamente e senza mediazioni al processo di definizione della volontà popolare.
Oggi, con le nuove tecnologie, non vi è infatti più alcun alibi "tecnico", ma solo ed esclusivamente politico, per impedire a tutti gli iscritti la piena partecipazione alla vita dei propri partiti attraverso l'elezione diretta e on-line degli organi, la votazione diretta e senza delegati delle decisioni assunte nei congressi, la scelta dei candidati per le elezioni. Privi di fondamento sono gli alibi circa le derive plebiscitarie o paralizzanti di questa partecipazione diretta alla vita dei partiti perché, come abbiamo dimostrato con il nostro esperimento voto on-line, proprio le nuove tecnologie consentono l'applicazione ancor più efficace e "automatica" di regole più rigorose che aumentino il livello di responsabilità personale di eletti ed elettori.
Così ancora non vi è alcun motivo convincente perché il voto nelle consultazioni elettorali e referendarie non possa essere esercitato con i nuovi mezzi digitali ed elettronici riducendo così il rischio di errori e di brogli e rendendo più veloci e meno costose le procedure di voto e di scrutinio.
Pensate a elezioni senza più exit-poll clamorosamente smentiti il giorno dopo, notti passate a conteggiare schede, ma invece, dopo pochi minuti dalla chiusura dei seggi, i risultati certi e veri delle elezioni.
Infine, l'esercizio del diritto d'iniziativa politica e referendaria, dalla raccolta delle firme per i referendum e per le leggi d'iniziativa popolare alle complesse procedure per la loro certificazione, risulterebbe meno costoso e più garantito se fosse consentito l'interpello dei cittadini attraverso internet e con la garanzia della firma digitale.
Devo dire a questo proposito e in relazione alle elezioni che si svolgeranno a maggio in Italia, che a me sembra veramente irragionevole per non parlare di altro, costringere i partiti a raccogliere le firme per la presentazione delle candidature - ne sono necessarie alcune centinaia di migliaia - a mano e con pezzi di carta, impedendo la raccolta dei certificati elettorali che devono essere allegati ad ogni firma non solo per via telematica ma perfino via fax.
Lo chiedo al ministro Bassanini: è stato stabilito giustamente che il cittadino, una volta identificato, non deve più fornire alcuna informazione che lo riguarda - i famigerati certificati - che sia già in possesso di una qualsiasi amministrazione dello Stato. Allora perché si fa carico ai partiti di reperire centinaia di migliaia di certificati elettorali che l'Amministrazione dello Stato ovviamente già possiede? Penso che nessuno si opporrebbe ad un decreto-legge che rimuovesse questa incombenza assurda o almeno consentisse l'accesso ai database degli elettori per consentire una verifica più veloce e meno costosa della condizione di elettore del cittadino che firma per la presentazione di una lista.
Ma tornando alla questione generale della e-democracy, penso che l'attivazione di questi strumenti sia uno dei modi più efficaci per riavvicinare la gente alla politica, in particolare i giovani, consentendo loro di usare strumenti di partecipazione che non siano estranei al loro modello di vita.
Questa mia affermazione è confermata dai risultati delle primarie del partito democratico in Arizona che hanno visto, dopo l'adozione di Internet per il voto, un notevole incremento del numero di partecipanti. Pensare che oggi sia ancora possibile usare esclusivamente o prevalentemente i vecchi strumenti della partecipazione politica come le sezioni, le manifestazioni, i convegni, la stampa di partito, è obbiettivamente un grave errore.
Gli ostacoli, come abbiamo visto, non sono tecnici ma solo culturali e soprattutto nella paura, ancora una volta delle burocrazie politiche, di perdere, attraverso la trasparenza e la partecipazione, il proprio potere.
Per concludere quindi, voglio ribadire che l'e-governmen, inteso esclusivamente come strumento monodirezionale attraverso il quale il cittadino acquisisce, attraverso Internet, le informazioni messe a disposizione dalla pubblica amministrazione o fruisce di servizi che generalmente consistono nella compilazione di moduli on-line, non modifica sicuramente il rapporto di sudditanza fra cittadino e Stato e non si confronta con la domanda di interazione che è alla base della democrazia.
In sostanza l' E.Goverment senza il ricorso ad una effettiva ed efficace e-democracy interattiva non provoca minimamente quel necessario rovesciamento della mentalità dirigista, statalista e centralista che rende il cittadino passivo nei riguardi dello stato. Un suddito appunto e non un cittadino. Oggi la sudditanza nei confronti della pubblica amministrazione non si impone più attraverso gli strumenti autoritari ma esclusivamente attraverso il controllo della conoscenza. Interattività significa quindi esercizio continuo e necessariamente conflittuale del diritto di accesso alle informazioni e quindi alla conoscenza.
E' necessario quindi che alle parole d'ordine, sicuramente importanti, in particolare per l'amministrazione pubblica italiana, come efficienza e qualità, si aggiunga la parola democrazia, nel suo significato più vero, quello che vede il singolo cittadino riconquistare in pieno il suo diritto di accesso alla conoscenza.
-------------------------------------------------------
Forse dovresti dire, nel tuo intervento, qualcosa sul divario nord-sud. E' ovvio che le nuove tecnologie possono far aumentare ulteriormente questo divario ma, come dice giustamente Bassanini, sono anche un'occasione unica per saltare alcuni processi della modernizzazione e in particolare l'industrializzazione. Vedi quello che è successo in alcuni distretti dell'India. Ma, cosa che non dice Bassanini e che forse dovresti dire tu, è che i paesi del terzo mondo possono fare questo salto solo a patto di stabilità, grossi investimenbti della formazione e nell'istruzione (e non nella guerra) e quindi di democrazia. Alcuni pensano che anche i regimi dittatoriali offrano queste garanzie di stabilità, ma i fatti dimostrano il contrario.
Spiego meglio la questione della stabilità: molti sono disposti ad investire per creare società legate a Internet nei paesi del terzo mondo (ovviamente perché la manodopera costa di meno) a patto che ovviamente esistano università e scuole che sfornino tecnici, programmatori, sistemisti, ingegneri, e che il governo locale garantisca una quadro normativo certo e il controllo dell'ordine pubblico. Tutti quelli che dicono che si tratta di sfruttamento perché vengono pagati stipendi da fame, affermano stronzate perché tutti gli imprenditori mettono sul conto che entro 5 anni dall'investimento, i prezzi della manodopera si allineeranno a quelli dei standard. Vedi per esempio la Romania dove già da ora il salario dei tecnici si è raddoppiato. L'alternativa è la fame e il sottosviluppo.