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"Caro Nantas aiutaci ad aiutarti"
di Emma Bonino
Caro Nantas, hai ragione; e proprio perché hai ragione, hai torto. Proverò a spiegarmi. Dici che questo nostro povero Paese ha una cera che non ti piace. Figurati a noi. E aggiungi: "Il sangue di questo Paese è invaso da milioni di virus dell'intolleranza". E' vero: c'è soprattutto intolleranza e fastidio per il diritto e la sua certezza, per la legge e il suo rispetto. Poi dici che in nessun'altra nazione occidentale si registra un così profondo odio per l'avversario. Al punto che una persona ragionevole sente il bisogno di farsi da parte, per trovare un attimo di respiro, un briciolo di equilibrio".
Ne sei certo, caro Nantas? Voglio dire: sei sicuro che per opporsi e fare barriera a quanto accade, la cosa migliore, la più saggia e la più giusta sia quella di "farsi da parte"; e non, invece, di "farsi parte"? Sarà anche perché abbiamo ormai maturato la ragionevole certezza che gli avversari che così profondamente si odiano, in realtà, sono un po' come i ladri di Pisa, che litigano di giorno, per poi meglio mettersi d'accordo la notte
Pensa, per fare un esempio, a come hanno liquidato i nostri referendum: quelli sociali, tendenti a garantire una maggiore apertura del mondo del lavoro sia per gli imprenditori che per chi cerca nuove opportunità; o quelli sulla giustizia: per renderla, come diceva Sciascia, "più giusta": bollati come "referendum comunisti" dai sedicenti liberali; e come referendum padronali e liberticidi dai post-comunisti. Tutto perché si sosteneva essere necessaria, indispensabile la separazione delle carriere del magistrato inquirente da quello giudicante; ed eliminare così l'abominio dell'attuale perverso intreccio che consente a chi accusa oggi, di poter giudicare domani. Sarà un caso, ma da quando i referendum sono stati così vergognosamente liquidati, tutte le pendenze giudiziarie, a Milano come a Caltanissetta del leader della Casa delle Libertà e dei suoi "famigli" si stanno risolvendo, e positivamente Ma alla gente normale, chi ci pensa ? Ogni relazione del Procuratore Generale della Cassazione in apertura dell'
anno giudiziario documenta la Cernobyl della giustizia italiana. Il presidente della Repubblica dice di vedere segnali di miglioramento. Beato lui.
La notizia è di qualche settimana fa: è stato nominato il nuovo coordinatore della Direzione Distrettuale Antimafia. Sai chi è? Un magistrato che si chiama felice Di Persia. E' lo stesso magistrato che si occupò della maxinchiesta contro la camorra di Raffaele Cutolo, quella che portò in carcere innocenti Enzo Tortora e Franco Califano; vicenda caratterizzata da una quantità d'arresti per omonimie, e non solo. Tanto per dare un dato: il processo al primo troncone partì con 243 imputati. L'appello si concluse con 76 condanne. Vale a dire che per oltre due terzi dei casi, l'imputazione si rivelò un errore giudiziario. Di Persia prima è stato "premiato" mandandolo al Consiglio Superiore della Magistratura; ora è responsabile della DDA campana. Hai sentito qualcuno fiatare, oltre noi ?
Dicevano che se i referendum sulla giustizia avessero avuto pratica applicazione, sarebbe come mettere piombo ai piedi dei magistrati. Senza saperlo e volerlo, avevano colto l'essenza della questione: proprio piombo vogliamo mettere ai loro piedi; e così impiombati, con cautela e sofferenza, devono procedere, e non con la leggerezza d'oggi e di ieri. Il potere di giudicare i propri simili, ci diceva Leonardo Sciascia, non può e non deve essere vissuto come potere: "Per quanto possa apparire paradossale, la scelta della professione di giudicare dovrebbe avere radice nella repugnanza a giudicare, nel precetto di non giudicare; dovrebbe cioè consistere nell'accedere al giudicare come una dolorosa necessità, nell'assumere il giudicare come un continuo sacrificarsi all'inquietudine, al dubbio".
Caro Nantas, tu dici che non ti vuoi ritirare in convento, e consigli di leggere una paginetta delle Satire di Orazio, o del Dizionario Filosofico di Voltaire. Come hai ragione
Era proprio Orazio, nelle satire, a chiedersi e chiederci che cosa vieta mai di dire la verità ridendo.
Per l'oggi, cosa e chi lo vieta, lo vediamo, lo sappiamo. Vogliamo che sia così anche domani ? Quanto a Voltaire, lui racconta, e con invidia, di quel che era capitato a D'Alambert: che con un suo scritto aveva irritato moltissimo i domenicani. Poco prima, con un altro scritto, si era procurato le "attenzioni" dei gesuiti; e per Voltaire essere considerato contemporaneamente avversario di due opposti fanatismi, era come aver raggiunto il vertice della felicità.
Da questo punto di vista, ci stanno rendendo molto felici, ultimamente. Sarà forse perché trovano insopportabile il nostro ostinato agitare "argomenti veri": dai diritti civili per tutti alla libertà di ricerca scientifica: vale per tutti il caso di Luca Coscioni; vicenda emblematica: in carrozzella per una grave forma di sclerosi, parla grazie a un sintetizzatore elettronico. E' una malattia che Coscioni condivide, in Italia, con altre sei-settemila persone. Una malattia che forse potrebbe essere curata, se si potessero utilizzare cellule staminali prelevate dagli embrioni. Ma c'è il Vaticano che dice no; decreta e vuole imporre il suo dogma alla libertà di scienza e di ricerca. Si chiede scusa agli ebrei per le persecuzioni di cent'anni fa; si riconoscono gli errori commessi, ci si rammarica per aver arrostito sulla pubblica piazza Giordano Bruno, dopo aver beato il suo carnefice. E Coscioni ? A lui e agli altri chiederanno scusa fra cent'anni ? Luca non ci sta, e ha deciso di rendere politica la sua mala
ttia e la sua vicenda; e ora è candidato capolista, qui a Roma e nel Lazio, con noi. Per costringere la politica politicante che troppe volte si impone in Parlamento, a lasciare spazio a questi problemi, a questi argomenti, che sono i veri argomenti del nostro quotidiano e del nostro tempo.
Caro Nantas, ci puoi dare molto; e noi, che siamo esigenti, di molto abbiamo bisogno. La richiesta, esplicita, dunque è di accettare di stringere la mano che ti stiamo tendendo; e sappi fin d'ora che sarà un vigoroso abbraccio. Una sola cosa ti possiamo promettere: aiutaci. Aiutandoci, ne sono convinta, ti aiuti. Se non ora, quando ?