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Conferenza Emma Bonino
Partito Radicale Maria Federica - 12 aprile 2001
9 aprile 2001 - IL SALVAGENTE

1. Partiamo da mucca pazza. Da Bruxelles lei - all'epoca Commissario europeo - è stata uno dei protagonisti della prima crisi della Bse. Qual è il suo stato d'animo oggi?

La lezione principale, non del tutto inedita, che la politica trae dalla lunga saga della mucca pazza é che é difficile varare grandi riforme in assenza di grandi traumi. Se si facesse oggi la storia del caso BSE bisognerebbe registrare nei primi capitoli - parliamo dei primi Novanta, prima ancora che io arrivassi a Bruxelles - la netta sottovalutazione del problema prima da parte dell'amministrazione britannica e poi di quella comunitaria. In entrambi i casi il primo riflesso é stato tipicamente burocratico: minimizzatre, prendere tempo. Non per perfidia, credo: piuttosto perché alla burocrazia sembrava semplicemente inimmaginabile proporre al potere esecutivo le misure drastiche che sarebbero state necessarie per prendere di petto il problema. Solo quando l'allarme é dilagato l'"inimmaginabile" é diventato possibile. Fino al punto che oggi si puo' persino proclamare a voce alta l'insostenibilità della PAC, quella politica agricola comune che come un Moloch continua a divorare oltre un terzo delle risorse

dell'Unione europea senza peraltro rendere le agricolture europee più competitive sui mercati internazionali.

2. Ma l'Europa, restiamo ancora in campo agricolo, ha fatto bene o male all'Italia?

Non mi avventuro in un parere tecnico. Mi limito a constatare che la comunità é stata per l'agricoltura italiana una mamma protettiva e generosa, che per questo merita gratitudine. Pero' quando penso alle commedie delle quote-latte o a certe demagogie con cui si é cercato di negare che il nostro paese fosse fra quelli a rischio BSE, temo che in qualche caso la presenza di mamma Europa non abbia facilitato la crescita, l'emancipazione della nostra agricoltura.

3. Lei, come Commissario ai consumatori, ha fatto in Europa un'esperienza di grande interesse anche per gli italiani. Perché il suo Partito ha lasciato poi cadere, in Italia, quei temi?

Ho vissuto con grande interesse la mia esperienza di commissaria europea responsabile delle politiche verso i consumatori, ma non ho mai pensato di vestire i panni del "Nader italiano", se è questo che vuole sapere. Perché? Perché il partito cui appartengo ha da sempre un campo d'interessi che include anche la difesa puntuale dei cittadini-consumatori di beni e di servizi, ma ci fa guardare a un orizzonte più vasto. E non ho mai pensato di far politica in proprio, tanto meno dando vita a nuovi soggetti politici. Non le pare che l'Italia ne abbia già troppi?

4. L'euro, però, sia dal punto di vista simbolico che economico, costituisce il successo maggiore dei governi dell'Ulivo. Non trova?

Posso dire -senza offendere nessuno - che l'Euro é in primo luogo merito della Commissione europea presieduta da Jacques Delors, che l'ha voluto, e poi delle istituzioni comunitarie che quel progetto hanno reso possibile ? Centrare l'obiettivo dell'Euro era per qualsiasi governo italiano, di destra o di sinistra, irrinunciabile. Non già per "entrare" in Europa, come si dice, ma per non "uscire" da un club di cui siamo fondatori.

5. Cosa rispondete a chi vi accusa di essere troppo sensibili alla tesi dei fautori e dei produttori delle biotecnologie?

E' la nostra bussola liberale a farci respingere ogni integralismo, a diffidare di chiunque smette di discutere per esclamare "Vade retro Satana!". La politica e la scienza debbono poter interagire senza scontrarsi con tabù e retropensieri elettoralistici. Noi non siamo al servizio del diavolo né delle multinazionali. Noi laicamente sosteniamo la libertà di ricerca scientifica sia in materia di biotecnologie "rosse" (quelle che riguardano l'ambito della sanità) sia per quanto riguarda le biotecnologie "verdi". Perché, pur nutrendo i dubbi e i timori di tutti, nutriamo anche la legittima speranza che il progresso scientifico possa aiutare l'uomo - come è sempre successo - a combattere meglio la povertà e le malattie. La Chiesa che vuole fermare la ricerca nel campo della clonazione terapeutica e i Verdi che la vogliono fermare nel campo degli Ogm si muovono in un'ottica ideologica e integralista, che rischia di ignorare gli interessi reali del cittadino-consumatore del mondo intero.

6. Vi sta a cuore la libertà di ricerca anche a costo di consegnarla nelle mani delle multinazionali?

Le multinazionali non sono il diavolo. Sono aziende, tenute a rispettare leggi e regole. Tocca alle autorità nazionali e agli organismi internazionali fissare le regole in materia di utilizzo economico e commerciale delle scoperte scientifiche.

7. In nome del libero mercato, siete stati annoverati tra i nemici dello stato sociale. Come si difende dalle accuse di "eccesso di liberismo"?

Se lo Stato sociale ha avuto il compito di proteggere le fasce più deboli della società, in passato, mi pare evidente che oggi esso non riesce a svolgere questa funzione, in termini di previdenza, di occupazione e cosi' via. E' vero invece che proprio le nostre proposte, sulle pensioni, sul mercato del lavoro possono aiutare I settori sociali più vulnerabili: in un paese come il nostro in cui la spesa va tenuta sotto controllo come altro si può' aumentare le pensioni minime sociali se non intervenendo sulle pensioni di anzianità? Lo stesso vale per la flessibilità sul mercato del lavoro: le statistiche dicono che I 600.000 nuovi posti di lavori nati nell'ultimo anno, principalmente in virtù della flessibilità, hanno favorito proprio i più deboli, e cioè il Sud, le donne, i giovani.

8. Per assicurare a tutti i cittadini diritti essenziali: allo studio, alla salute, alla pensione, dove e come si devono reperire le risorse?

Finché avremo una pressione fiscale vicina al 45 per cento le risorse ci saranno e persino sovrabbondanti. Oggi i "diritti essenziali" dei cittadini sono erosi dagli sprechi e dall'inefficienza. Noi non contestiamo quei diritti: cerchiamo solo di recuperare efficienza nell'erogazione dei relativi servizi, introducendo una giusta dose di concorrenza all'interno del servizio pubblico e fra pubblico e privato. Come? Il nostro referendum bocciato sul Servizio Sanitario Nazionale mirava a responsabilizzare il singolo cittadino dandogli il modo di controllare la destinazione delle risorse che egli fornisce pro-quota: consentendogli di scegliere fra I servizi dell'SSN e quelli di una mutua a carattere privatistico. Per quanto riguarda lo studio noi pensiamo che va invece responsabilizzata la famiglia, mettendola in condizione di scegliere fra pubblico e privato, costringendoli a una sana competizione. Per le pensioni noi riteniamo si debba passare dall'attuale sistema "a ripartizione" ad un sistema "a capitalizzazi

one".

9. Banche e assicurazioni sono punti dolenti del nostro portafoglio attaccato anche da politiche di cartello come ha riconosciuto la stessa Antitrust. Perché in Italia c'è così poca concorrenza?

Ma in Italia la vera concorrenza non c è mai stata. L'assetto tradizionale del capitalismo italiano é quello di un'oligarchia i cui membri sono sostanzialmente solidali fra loro e complici, tutti insieme, dello Stato. Dobbiamo ai nostri vincoli comunitari la lenta conversione del capitalismo italiano alla cultura della concorrenza. E il fatto che anche I consumatori scoprono che I loro diritti sono molto meglio difendibili in presenza di mercati aperti e concorrenti fra loro.

10. Dove sono nel concreto le vostre differenze con il programma della Casa delle Libertà?

Noi siamo liberali, in materia di diritti civili individuali, vecchi e nuovi, di cui nessuno parla nella Casa delle libertà. Nel centrodestra c'è al contrario chi pensa a una maggiore presenza dello Stato nella nostra vita privata, per esempio cancellando la legalizzazione dell'aborto. Noi siamo liberali anche materia economica e di diritti economici individuali: il modello che ci sembra oggi più interessante é quello olandese che, pur essendo diretto da un socialista ed ex-sindacalista come Wim Kok contiene il più alto tasso di liberalismo presente in Europa. Per contro, rimane alto il tasso di statalismo presente tra le forze che abitano la Casa delle Libertà.

11. In nome di un certa difesa della vita, il Centrodestra pare schiacciato sulle tesi più conservatrici del fronte cattolico. Dalla questione delle cellule staminali al diritto della donna all'aborto quali sono le sue posizioni?

Complice l'anno giubilare e il trionfalismo cattolico che l'ha contraddistinto, la politica italiana ha assunto nel 2000 un'overdose di clericalismo, fino al punto che persino esponenti prestigiosi della cultura laica e della cultura di sinistra hanno sentito il bisogno di genuflettersi e di riconoscere a voce alta il "primato morale" della Chiesa. Ciò che a noi sembra aberrante: non perché non rispettiamo le religioni e I loro valori di riferimento (alcuni dei quali condividiamo) ma perché riteniamo che anche I laici hanno valori e principi di riferimento, che fortissimamente rispettano. Basta leggersi la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo promulgata dall'Onu mezzo secolo fa per trovarvi una "carta dei valori" in cui ogni laico é pronto a riconoscersi. La "difesa della vita"? Non é necessario essere credenti per difendere la vita. Temo sia soltanto una formula-grimaldello con cui gli orfani clericali della diaspora democristiana cercano di catturare elettori cattolici.

12. Sui temi ambientali, della lotta all'inquinamento e della difesa del territorio, oggi sembrate un po' lontani. Invece si era pensato, anche pochi mesi fa, che i radicali e verdi potessero costituire un polo comune. Poi cosa è successo?

Noi siamo ambientalisti liberali. E la nostra storia dimostra che entrambe le qualifiche, di ambientalisti e di liberali, ci spettano di diritto. Il nostro dialogo con i Verdi non si é mai interrotto, ma non potremo "allearci" fino a quando su questioni essenziali per il futuro dell'umanità - come la bioetica in generale e in particolare la ricerca in materia di organismi geneticamente modificati - i Verdi manterranno un approccio che a noi sembra "integralista".

13. Difendendo i diritti civili conquistati al prezzo di battaglie che tutti ricordano e affermandone di nuovi: il diritto di 10 milioni di italiani vittime di malattie considerate non reversibili ad avere una legge sulla clonazione terapeutica che restituisca loro la speranza di sopravvivere e di soffrire di meno; il diritto delle donne che affrontano la sofferenza psicologica dell'aborto a ridurre la sofferenza fisica, passando dall'aborto chirurgico a quello farmaceutico, avendo accesso alla pillola abortiva "RU 486", in libera circolazione ai altri paesi europei ma non in Italia; del diritto di tutti noi ad avere, oltre a una vita dignitosa anche una morte dignitosa: parlo di un progetto di legge sul diritto, in determinate circostanze, particolarmente gravi, alla interruzione volontaria dell'esistenza, in altri termini la depenalizzazione dell'eutanasia, che ricalca quella recentemente approvata dal parlamento olandese.

14. Fate politica, come radicali, utilizzando al massimo i nuovi strumenti della società dell'informazione, a partire da Internet. Perché e con quali risultati?

Il "sito" é ormai il principale strumento di lavoro di noi radicali, uno strumento interattivo con cui facciamo tutto: dal coordinamento della campagna per raccogliere le firme, in questi giorni, alle prime elezioni "on line", l'anno scorso, di una parte del nostro gruppo dirigente. Noi ci siamo sempre situati sulla linea di frontiera nel campo della comunicazione politica e dell'innovazione. Insieme con il Partito Transnazionale nacque, nel 1987, una prima "messa in rete" dell'attività politica che con "Agorà" ci ha traghettati in Internet. I risultati? Senza questo adeguamento tecnologico, e culturale, forse saremmo spariti dal panorama politico italiano.

15. Del Rutelli radicale, anche se parliamo di pochi anni fa, cosa ricorda e cosa oggi le piace di meno?

Non ho nulla da dire riguardo al percorso politico di Rutelli. Ognuno è libero di seguire l'itinerario che preferisce. Quello che più mi preoccupa di Rutelli candidato-premier del centrosinistra è l'oggettiva difficoltà del compito che ha davanti: governare una coalizione di partiti e partitini divisi da tensioni e contraddizioni, non avendo le spalle coperte da una propria forza politica solida di riferimento. Situazione che lo costringe, e lui si adatta, a non dire mai nessun sì, e nessun no chiaro, praticamente su tutto.

 
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