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Conferenza ERA
Partito Radicale Giorgio - 5 giugno 1997
Al Segretario del Partito radicale
E pc alla Conferenza Segreteria PR / ERA

Esperanto.

Caro Ol, su alcune questioni che sottoponi nella tua lettera del 29 maggio '97, in parte hai giß ricevuto risposta lo stesso giorno pi· o meno contemporaneamente alla spedizione del tuo messaggio.

Per il resto credo si possa riassumere il tutto in poche righe:

1. rapporto associazioni/partito: finora il leader del Partito ed io ci siamo trovati nel pi· grande accordo rispetto a tale questione. Tant' che pi· volte tu e Busdachin, pi· o meno direttamente, siete stati informati di cosa pensava Pannella di come stavate e stai gestendo il rapporto Partito/ERA. E non mi risulta che Pannella non capisca o non sappia sul come gestire al meglio (per forma e contenuti) tali interrelazioni.

1.1. rispetto a tali rapporti anzi, Pannella aveva fatto ben dire che a New York l'operazione esperanto-Nazione Unite andava gestita Partito ed ERA insieme. Lo ha abbiamo fatto (con fax e telefonate del Tesoriere del Partito e mie) ben sapere a Busdachin, il quale infischiandone totalmente, ha fatto ugualmente partire le lettere d'invito all'incontro dell'8 maggio senza alcuna presenza dell'ERA.

1.2. e, ancora, rispetto a tali rapporti ho persino preso atto con stupore, in Trans..fax 10, che eravamo diventati un'associazione federata.

Ma dico siamo ammattiti?

Per scongiurare tale ulteriore sciocchezza nei giorni che era a Roma Lensi per redigere il giornale del Partito (che per fortuna poi non s' fatto) ho chiesto per ben tre volte a Lensi di poter dare un'occhiata alla pagina "esperanto". No, vietato.

Nell'incontro a tre, con anche il Tesoriere, ero venuto incontro al dipanarsi di tal'ultima questione accettando che il rapporto PR/ERA alle Nazione Unite si risolvesse in favore dell'assolutezza Partito perch tu avevi detto che io me ne sarei occupato come "responsabile del Partito".

In una notte hai cambiato idea l'indomani mattina il "Responsabile" era divenuto un generico "come partito"..

Se cosø , allora, forte della interpretazione di Pannella ti chiedo nuovamente di rivedere la questione esperanto alla NU e di lavorare come PR/ERA. Cosø come Marco aveva fatto sapere fin d'all'inizio e su cui tu hai completamente glissato mentre Busdachin se ne letteralmente strafottuto. (La frase che mi ha detto a Roma stata: "volevate che fermassi le lettere eh? E invece zac, partite subito!", confermando, ancora una volta, che la caratteristica di "avventuriero" affibbiatagli da Pannella all'ultimo congresso gli calza davvero a pennello).

2. sul libro. Quella che era pronta e ti avevo dato, come sapevi, era un parziale bozza (al contrario di coloro che invece le pubblicazioni, anche dietro richiesta non te le fanno nemmeno vedere per un attimo).

Ad ogni modo credo sia andata secondo gli auspici espressi nella tua lettera perch ho ritenuto di fare una mia nota al testo e Scalfaro finito in una nota alla mia nota.

3. "prestito del Partito all'ERA per concludere il progetto UE"?

Ancora cambi parole e senso rispetto agli accordi presi. Si era parlato non di prestito ma di acquisto libri ( per distribuirlo ai parlamentari europei) di cui pi· o meno una metß della cifra rispetto alla attuale edizione e metß rispetto ad una seconda fase del Progetto con la traduzione del saggio in tutte le lingue dell'Unione. Tant' che io ti chiesi: "e se la fase 2 del Progetto non ce la approvano?" e tu hai risposto che in quel caso ridiscuteremo il da farsi.

Comunque per essere sinceri mi pare manchi la volontß (ma possibile sia proprio una carenza di capacitß e comprensione) di rappresentare e dar corpo a quel partito tran/nazionale/partitico di cui io ma spero anche tu ci siamo innamorati negli ultimi anni. Parliamo molto di managerialitß, anche politica, ma essa pressoch inesistenrte nel Partito dove, sempre pi·, si costretti in una arte d'arrangiarsi (quando non del doversi difendere e dell'incassare - persino, ora, "gli sculaccioni"-), e dove la funzione maieutica e "levatrice" del Partito gioca in difesa in un ruolo dantesco da Conte Ugolino.

Sperando in un meglio tardi che mai, caramente, Giorgio.

 
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