KOHL "RIFORMA" L'EUROPA: UNIONE MONETARIA A 5
Il Sole-24 ore, 2 settembre 1994
di Carlo Bastasin
Un nocciolo franco-tedesco nella Costituzione proposta dalla Cdu
Italia, Gran Bretagna e Spagna ammesse solo dopo un esame
Berlino - Wolfgang Schaeuble, lo stratega del partito cristiano democratico, ha presentato ieri a Bonn un ampio progetto di riforma delle istituzioni dell'Unione europea in cui sono previste sia la costituzione di un'altra Camera parlamentare con funzione di Camera delle Nazioni, sia l'attribuzione alla Commissione di concrete funzioni di Governo. Il progetto risponde sia allo spirito della "geometria variabile" con cui la Germania intende promuovere un'Unione europea con gradi differenziati di integrazione, sia a quello di accompagnare l'unione monetaria con l'unione politica.
Il progetto che Schaeuble vorrebbe veder discusso al più tardi alla Conferenza intergovernativa del '96 prevede un'Europa dei Cinque (Germania, Francia e Benelux - indicati in un documento come il "centro") a cui potrebbero essere eventualmente ammessi Italia, Gran Bretagna e Spagna solo dopo un "esame d'ammissione" che toccherebbe anche ai nuovi Paesi membri dell'Unione solo dal 1· gennaio prossimo (Austria e Paesi scandinavi). Di Grecia e Portogallo non è praticamente fatta menzione.
Schaeuble intende chiedere che la riforma assuma un valore di tipo costituzionale per dare personalità politica all'Unione europea ed "evitare che essa si concretizzi solo in un'area di libero scambio". In particolare, secondo il braccio destro del cancelliere Kohl, in un'Unione di carattere federativo l'Europarlamento dovrebbe gradualmente trasformarsi in una Camera dei rappresentanti delle nazioni, con funzioni ampie di legislazione, a fianco al Consiglio che quindi assumerebbe le funzioni di una seconda Camera parlamentare. La proposta appare, vista da Bonn, meno fantasiosa di quanto possa apparire altrove visto che sembra ricalcare esattamente il sistema istituzionale tedesco.
Nella proposta del maggiore partito di Governo di Bonn, l'Europa dovrebbe assumere la forma di un sistema a geometria variabile, con gradi diversi di impegno dei diversi Paesi a seconda del loro grado di integrazione attorno al nocciolo duro, o meglio al "nocciolo del nocciolo duro" come Schaeuble ha definito l'asse Bonn-Parigi. Il rapporto privilegiato franco-tedesco infatti rappresenterebbe la locomotiva del progetto che dovrebbe intraprendere il viaggio anche se dovessero mancare alcuni vagoni.
Il sistema consentirebbe di far convivere sia il processo di "approfondimento" dei rapporti tra i Paesi più pronti e motivati all'Unione europea, sia l'"allargamento" ai Paesi dell'Est come Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e anche Slovenia. Questi ultimi potrebbero avere accesso all'Unione europea attorno all'anno 2000.
Un occhio di particolare attenzione verrebbe riservato da Bonn alla Repubblica Ceca e alla Slovenia. Nella proposta di riforma si sottolinea tra l'altro con particolare vigore che, in caso di Unione, tutti gli Stati membri dovrebbero avere lo stesso status di fronte ai problemi della sicurezza. Ma ciò potrebbe richiedere la ridefinizione dei rapporti con la Nato e in particolare delle intese bilaterali con gli Stati Uniti. Fonti tedesche sostengono che la proposta abbia suscitato allarme al dipartimento di Stato di Washington.
Ma i progetti tedeschi di revisione delle strutture europee non si fermano al lato istituzionale. Secondo fonti di Bonn il ministero delle Finanze starebbe studiando infatti nuove forme di realizzazione dell'unione monetaria. Il Governo guidato da Helmut Kohl (le cui probabilità di rielezione a ottobre sono molto alte) starebbe valutando l'opportunità di evitare che alla moneta unica si arrivi con una sostituzione rapida delle monete nazionali attraverso l'Ecu. Bonn preferirebbe un regime di diversi anni lungo i quali l'Ecu e il marco possano funzionare parallelamente.
Nonostante i problemi tecnici che ciò comporterebbe (difficoltà di controllo per la politica monetaria a fronte di un possibile conflitto di competenze tra la Bundesbank e la Banca centrale europea), si tratterebbe di un'ipotesi necessaria a far accettare ai tedeschi il sacrificio del marco. Non solo in Germania la maggioranza dell'opinione pubblica è ancora contraria a rinunciare alla moneta nazionale, ma esistono ostacoli legali che non sarà facile superare in tempi brevi (tra le parti sociali per esempio esiste un accordo in base al quale i salari possono essere pagati solo in marchi). Il mantenimento del marco inoltre offrirebbe una possibile scappatoia a Bonn in caso di insuccesso dell'Unione entro i primi anni, considerati i più difficili.
Ma esistono anche ragioni tecniche che possono mettere in dubbio la correttezza dell'applicazione dell'Ecu (così come è adesso) come moneta unica nel caso in cui non tutti i Paesi membri dell'Unione possano condividere fin dall'inizio la stessa moneta. E' questa questa d'altronde l'ipotesi data per certa entro questo decennio e rafforzata dal sistema a geometria variabile difeso da Schaeuble.
La proposta di Schaeuble coincide d'altronde con una ripresa di interesse per i progetti di unione monetaria, non esclusi studi sulla modifica delle bandi di fluttuazione delle monete portatet al 15% dopo la crisi valutaria dello scorso anno. Secondo una fonte di Francoforte l'impulso è dovuto non solo al fatto che la Germania dispone attualmente della presidenza dell'Unione europea, ma anche alla constatazione che grazie all'uscita dalla recessione sono ormai diversi i Paesi in grado di rispettare i criteri di convergenza di Maastricht già quest'anno e tra questi, a sorpresa, c'è anche la Germania.