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Partito Radicale Silvja - 13 settembre 1994
Finlandia

"Siamo pronti a entrare in Europa"; "Perché mai dovremmo lasciare che gli svedesi decidano per noi?".

A colloquio con Martti Ahtisari, presidente finlandese

Internazionale, 10 settembre 1994

Politiken (Danimarca)

di Hans Jorgen Poulsen

Helsinki - L'opulento capo di Stato finlandese Martti Ahtisari ha perso dieci chili da quando è entrato in carica come presidente della Repubblica, sei mesi fa. Tuttavia, facendo riferimento alla Costituzione finlandese, Martti Ahtisari assicura che non permetterà che si tocchino la sua autorità o le sue competenze nel caso di un sì finlandese al referendum sull'Unione europea il 16 ottobre. Insiste nel voler rappresentare la Finlandia nell'ambito dei vertici europei, eventualmente accompagnato dal primo ministro del paese.

"Ho detto scherzosamente che sarà sicuramente possibile trovare un piatto anche per il nostro primo ministro, ma a parte ciò non vedo proprio nessun motivo per scherzare", dice il presidente finlandese che presto si recherà in Danimarca per una visita ufficiale.

Ahtisari afferma che gli articoli della Costituzione che prevedono i diritti e le funzioni del presidente, dal momento che non si tratta di "una questione di prestigio", non possono essere oggetto di interpretazioni relativamente al rapporto con l'Unione europea.

"Ho sempre detto che quando si tratta di questioni di politica estera e della sicurezza, non possiamo essere rappresentati da persone diverse nell'Unione europea e nelle questioni bilaterali, come le relazioni con la Russia, a meno che non si voglia rivedere la Costituzione. Al presidente della Finlandia è garantita una posizione forte e considerando che nella cancelleria prestano servizio soltanto cinque funzionari, non ho motivo di anelare a nuove funzioni", afferma Ahtisari.

"Se il cancelliere Kohl o il presidente Mitterand dovessero telefonarmi, avrò certamente cura di indirizzarli a chi di dovere, che sia il ministro degli Esteri o il primo ministro!".

Vicino al popolo

Il nuovo capo di Stato finlandese - che succede a Mauno Koivisto, uomo alto, ascetico e alquanto introverso - non si nasconde dal popolo nella sua splendida residenza di Taludden alla periferia di Helsinki.

Ahtisari è socialdemocratico, ma non ha mai intrapreso la carriera politica. Andando contro la corrente del suo partito, si è pian piano fatto strada nei primi mesi di quest'anno fino a diventare candidato a presidente della Repubblica e ha già mantenuto almeno una delle sue promesse elettorali: di essere vicino al popolo. Ogni mese visita una nuova località incontrando le autorità e gli abitanti del posto. Prossimamente farà visita a una fabbrica nella zona centrale della Finlandia.

"Durante la campagna elettorale, molti mi hanno chiesto se mi avrebbero più visto nel caso fossi stato eletto. Io ho detto di sì ed è mia intenzione continuare a viaggiare durante i sei anni in cui ricoprirò questa carica. I politici sono liberi di seguire il mio esempio".

Durante il suo breve periodo in carica Ahtisari, che ama molto bere un bicchiere di birra ogni tanto, ha già dato ai finlandesi l'impressione di essere molto più vicino al popolo rispetto ai suoi predecessori nel castello del presidente al centro di Helsinki. Nel contempo il suo comportamento ha provocato la rabbia dei suoi avversari che temono un eccessivo avvicinamento al popolo e che hanno, quindi, proposto un'abbreviazione di due anni della presidenza, per arrivare a quattro anni come in molti altri paesi. Ahtisari viene anche accusato di volersi assicurare la rielezione attraverso questi viaggi nel paese.

Naturalmente la questione politica attualmente più importante in Finlandia è la campagna per il referendum sull'Unione europea. Ahtisari, che è un ardente sostenitore dell'adesione, è stato criticato dai partiti favorevoli al no per aver partecipato a un'assemblea sull'Unione europea e per aver confermato un suo intervento in occasione di un'assemblea organizzata dai sostenitori del sì a Tampere quest'autunno. "Sono sempre stato favorevole all'adesione. Cerco di servirmi della mia posizione per unire l'intero popolo finlandese intorno all'Unione europea e per favorire una visione più ampia dei problemi che la nostra agricoltura dovrebbe affrontare dopo l'adesione. E' vero che l'entrata nell'Unione renderebbe la situazione ancora più gravosa per i nostri agricoltori, ma non dobbiamo rinunciare agli altri vantaggi economici che derivano dall'essere membri".

D. Che ne pensa della politica in materia di sicurezza, di cui si discute così poco?

R. Spero che noi finlandesi impareremo a discutere delle questioni che consideriamo di notevole rilevanza. Troppo spesso le discussioni non portano a delle conclusioni. Siamo convinti di poter influenzare gli sviluppi in Europa? E' certamente importante, ma non è stata elaborata una direttiva politica relativa alla sicurezza che prescrive come muoverci oggi. Tutti hanno accettato il fatto che siamo arbitri della nostra sorte. Perciò dobbiamo partecipare attivamente al vertice dei governi dell'Unione europea che si terrà nel 1996 per impedire una divisione dell'Europa e per aumentare la sicurezza. Perché discutere se entrare a far parte della Nato? Non è stata presentata nessuna offerta né a noi né ad altri paesi. Si tratta a mio avviso di una questione meramente accademica.

Non è nostra intenzione risolvere il problema della sicurezza in senso militare attraverso l'adesione all'Unione europea. Per motivi pragmatici abbiamo scelto di partecipare alla Nato in veste di osservatori e abbiamo aderito alla Pfp (Partnership per la pace) dove riteniamo che il nostro contributo sia utile.

D. La Svezia voterà sull'Unione europea dopo la Finlandia. Che farà la Finlandia se in Svezia prevarranno i no, dopo che in Finlandia hanno vinto i sì? Si è alluso al fatto che la Finlandia potrebbe posticipare la ratifica dell'accordo sino all'esito del referendum in Svezia.

R. Se il popolo dice sì, la Finlandia aderirà. Perché mai dovremmo lasciare che gli svedesi decidano per noi? Francamente non capisco i parlamentari che preferiscono discutere la questione in Parlamento soltanto dopo il referendum in Svezia. Perché non vogliono decidere da soli? Qualsiasi altra cosa sarebbe contraria ai principi democratici. Il referendum esprime la voce e la volontà del popolo, perciò non sarebbe lecito dire che il voto popolare costituisce un elemento interessante, ma che è stato deciso diversamente. Non abbiamo stabilito che l'adesione dovrà essere decisa a maggioranza qualificata, pertanto secondo la mia opinione il risultato sarà valido anche nel caso in cui il margine del sì fosse particolarmente stretto.

D. Lei è nato a Vijpuri nella Carelia meridionale, regione che fu incorporata nell'Unione Sovietica durante la seconda guerra mondiale. Questa frontiera rimarrà stabile?

R. La Finlandia non avanza rivendicazioni territoriali nei confronti della Russia, almeno non allo stato attuale. La cosa più importante per noi in questo momento è lo sviluppo democratico della Russia. Coloro che come me sono nati nella Carelia sentono di aver subito un gran torto in seguito all'ingiusta decisione presa allora e dovremmo considerare la nostra partecipazione a delle serie trattative sulla questione, ammesso che ciò sarà possibile più in là. Tuttavia, non bisogna dimenticare che in quel caso avremmo una nuova minoranza ancora più vasta di quella svedese.

Il decimo presidente

Martti Ahtisari, socialdemocratico, 57 anni, è il decimo presidente finlandese dall'introduzione del parlamentarismo nel 1919. E' nato a Vijpuri (Vyborg) nella Carelia meridionale, che venne ceduta all'Unione Sovietica nel 1944. Suoi predecessori di rilievo sono C. G. Mannerheim, J. K. Paasikivi e Urho Kekkonen, che ha mantenuto la carica per un quarto di secolo. Martti Ahtisari, eletto quest'anno, è laureato, è maestro di scuola media e finora non era stato attivo in politica. Ha fatto carriera nella diplomazia, ricoprendo tra l'altro le seguenti cariche: Ufficio per gli aiuti al Terzo mondo del ministero degli Esteri finlandese 1965-72. Sostituto caposettore nel dipartimento del ministero degli Esteri per la cooperazione con il Terzo mondo. Ambasciatore in Tanzania 1973-77. Commissario Onu in Namibia nel 1977 e rappresentante speciale del segretario generale dell'Onu fino al 1986. Vice segretario generale amministrativo dell'Onu 1987-91. Sottosegretario (più alto funzionario del ministero degli Esteri) dal

1991 fino alle elezioni presidenziali.

 
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