L'ITALIA NON HA ANCORA DESIGNATO I COMMISSARI
E' RISSA A BRUXELLES SUGLI EUROMINISTRI.
Andrea Bonanni
(Il Corriere della Sera, 22-9-94)
BRUXELLES - Si fanno stretti i termini per la nomina dei commissari europei e l'Italia rischia ancora una volta di arrivare per ultima al tavolo di una partira che si preannuncia difficile e complessa come non mai. Tutti i grandi Paesi, e molti dei piccoli, hanno già reso noti i nomi delle personalità che intendono mandare a Bruxelles.
La Gran Bretagna conferma il conservatore sir Leon Brittan, già commissario alla concorrenza e al commercio, e manda il leader storico dei laboristi, Neil Kinnock. La Francia, che deve sostituire Delors, ha designato l'ex primo ministro Edith Cresson, e il consigliere diplomatico di Balladur, Yves Thibault de Silguy. La Germania conferma Martin Bangemann, già commissario all'Industria, e propone la socialdemocratica Monika Wulf-Mathies, che ha ricoperto importanti incarichi sindacali. La Spagna conferma i due commissari uscenti: il vicepresidente Manuel Marin e Marcelino Oreja. Anche Belgio, Olanda e Irlanda confermano i commissari uscenti: Karel Van Miert, Hans Van Den Broek e Padraig Flynn. La Grecia ha designato l'ex vicepresidente dell'eurogruppo socialista, Christos Papoutsis.
Gli unici a non aver ancora chiarito la loro posizione sono il Portogallo, che pero sembra orientato a confermare Joao de Deus Pinheiro, la Danimarca e l'Italia. La scelta danese è legata al risultato delle elezioni: se i socialisti vincono, il commissario alle Finanze uscente, Henning Christophersen, non sarà riconfermato; se prevalgono i conservatori, Christophersen resta.
La posizione italiana non è molto chiara. Silvio Berlusconi ha avuto un incontro con il futuro presidente della Commissione, il lussemburghese Jacques Santer, al termine del quale ha dichiarato che l'Italia ambisce ad un portafoglio economico importante, e che in questo caso il candidato ideale sarebbe il professer Mario Monti, rettore della Bocconi. Non ha pero indicato, neppure in via ipotetica, quale, potrebbe essere il secondo commissario, anche se il nome più probabile è quello del segretario generale del Parlamento europeo, Enrico Vinci, che gode della stima di tutti i gruppi politici italiani all'assemblea di Strasburgo.
Nella Commissione uscente, le poltrone sono 17, compreso il presidente. Ma nella prossima saranno da 18 a 21, a seconda di quanti dei quattro nuovi membri dell'Unione voteranno si nei referendum di adesione (l'Austria lo ha già fatto).
Ogni nuovo arrivato ha diritto ad un commissario. Il problema di Santer, dunque, è di ridisegnare la distribuzione delle competenze all'interno della Commissione per ritagliare quattro nuovi portafogli.
L'impresa appare difficilissima. La Francia, che perde la presidenza della Commissione, vuole essere compensata con due poltrone importanti e ambisce all'industria (ora del tedesco Bangemann, riconfermato), e al commercio (ora dell'inglese Leon Brittan, riconfermato). Mentre l'Italia, con Monti, ha messo esplicitamente un'ipoteca sulla poltrona finora tenuta dal danese Christophersen.
Il compito di ricomporre questo puzzle grava ora tutto sulle spalle del futuro presidente, Santer, cui in teoria spetta l'attribuzione dei portafogli. Ma non si vede come egli possa accontentare francesi e italiani senza togliere qualcosa ai Paesi i cui commissari già occupano poltrone importante. Il Parlamento europeo a chiesto e ottenuto di poter » esaminare i candidati commissari uno per uno in una serie di audizioni di fronte alle commissioni competenti prima di esprimersi con un voto complessivo sull'intero collegio. E dunque occorre che Santer attribuiscà i portafogli con un certo anticipe.
Andrea Bonanni