Svolta a sinistra verso l'Europa
Internazionale, 1 ottobre 1994
Annegrethe Rasmussen, Weekendavisen (Danimarca), 29 settembre 1994
(...) La Svezia si è spostata sensibilmente a sinistra. I consensi raccolti dal blocco di destra si sono ridotti al 40 per cento. Il piccolo Partito ambientalista è riuscito a entrare di nuovo in Parlamento passando dal 3,4 al 5,0 per cento dei voti, ricevendo così 18 seggi. Mentre il Partito di sinistra, che in passato ha costituito un sostegno fondamentale per i governi di minoranza socialdemocratica, ha ottenuto 22 seggi, ossia il 6,2 per cento dei voti rispetto al 4,5 delle elezioni precedenti. (...) Adesso Carlsson (primo ministro, socialdemocratico, ndr) dovrà di volta in volta cercare una maggioranza per la sua politica e indubbiamente la svolta a sinistra non rappresenterà un vantaggio per lui nella prima grande sfida, ovvero il referendum sull'adesione all'Unione europea che si terrà il 13 novembre prossimo.
Sia il Partito di sinistra che il Partito ambientalista sono contrari all'adesione ed è possibile che proprio questo fatto abbia determinato il loro successo che è stato superiore alle attese. Alcuni esperti elettorali svedesi hanno osservato che la questione dell'Unione europea ha probabilmente avuto delle ripercussioni più incisive del previsto sulla votazione.
Benché il referendum sull'adesione all'Unione europea non fosse uno dei temi centrali della campagna elettorale, alcuni sondaggi recenti indicano che un numero non trascurabile di elettori tradizionalmente di destra ha preferito votare un partito dell'opposizione.
Dopo l'ultimo sondaggio d'opinione - secondo il quale, per la prima volta negli ultimi due anni, i sostenitori del sì sarebbero chiaramente in vantaggio sui no - un sì svedese viene considerato l'esito più probabile del referendum.
In occasione delle elezioni parlamentari la radio svedese ha effettuato un'inchiesta tra 6mila elettori: il 51,8 per cento si è dichiarato favorevole all'adesione all'Unione europea e il 45,5 per cento contrario. Il 2,7 per cento non aveva ancora deciso.
Secondo un altro sondaggio realizzato precedentemente dall'Istituto per i sondaggi d'opinione Imu per conto del giornale socialdemocratico "Aftonbladet", il 48 per cento degli elettori voterà a favore dell'adesione della Svezia, mentre il 42 per cento voterà contro. Ciò significa che la quota degli indecisi si è ridotta al 10 per cento. Un simile sondaggio dell'Imu, che risale soltanto a un mese fa, dava lo stesso numero di consensi a entrambi i blocchi in quanto la stessa percentuale di elettori - il 41 per cento - era rispettivamente favorevole e contraria all'adesione all'Unione europea.
Nei giorni che mancano al referendum, Ingvar Carlsson rivolgerà la sua attenzione ai molti scettici all'interno del suo partito e dal punto di vista politico la sua campagna per il sì sarà in linea con quella dei partiti di destra. La sua azione sarà seguita con grande interesse in Norvegia, dove i sostenitori del sì si attendono un grande effetto da un esito favorevole sia in Svezia che in Finlandia. Questi vedrebbero indubbiamente di buon occhio che il governo svedese si impegnasse in maniera energica per indurre gli svedesi a votare sì il 13 novembre.
Infatti in mancanza di un sì svedese, è quasi impensabile che il Partito operaio del primo ministro norvegese Gro Harlem Brundtland riesca a convincere i norvegesi a esprimere un voto favorevole all'adesione all'Unione europea da parte della Norvegia. Attualmente prevalgono i no e ciò anche nel caso in cui gli svedesi e i finlandesi dovessero optare per il sì. Si pensa, tuttavia, che un sì svedese potrebbe aumentare la percentuale dei favorevoli.
Tempi di austerità
Se i socialdemocratici ritengono che un sì all'adesione all'Unione europea sia di vitale importanza per il risanamento economico del paese, è anche vero che Carlsson dovrà presentare quanto prima un programma economico che possa essere accolto in maniera positiva dai mercati finanziari. (...)
Gli analisti hanno notato che Carlsson potrà utilizzare l'adesione all'Unione europea come alibi per la realizzazione di una radicale ristrutturazione dell'economia, in quanto i socialdemocratici potranno fare riferimento alle richieste di armonizzazione nell'ambito dell'Unione economica e monetaria per la quale la Svezia si candiderebbe automaticamente in caso di un sì al Trattato di Maastricht.
Il debito pubblico, che ammonta all'84 per cento del pil (prodotto interno lordo), è ben lungi dal rispettare il limite massimo del 60 per cento necessario per poter entrare nella terza fase dell'Unione economica e monetaria. (...)