Febbre dell'Unione aspettando il referendum
Internazionale, 1 ottobre 1994
Margaretha Bergman, Sydsvenska Dagbladet (Svezia), 22 set. 1994
Helsinki - I finlandesi stanno per prendere la "febbre Ue". A meno di quattro settimane dal referendum sull'adesione finlandese all'Unione europea, il dibattito si sta avviando. Il Parlamento finlandese deve preoccuparsi di quel che dice il popolo? Questa la questione centrale del dibattito.
Chi visita la Finlandia in questo periodo stenta ad accorgersi che fra poco si svolgerà il referendum sull'adesione all'Unione europea. Nessun manifesto elettorale, nessun comizio, nessun incontro elettorale.
Finora il dibattito si è concentrato su quelle questioni relative all'Unione europea che non interessano direttamente il singolo cittadino finlandese. I giovani si lamentano del fatto che il referendum influenzerà il loro futuro, e che malgrado ciò non hanno ottenuto informazioni sufficienti. Per esempio riguardo alle possibilità di studiare e lavorare all'estero. I diciassettenni, poi, disapprovano il fatto di non avere nemmeno diritto al voto, e che solo al compimento dei diciotto anni potranno recarsi alle urne.
Il dibattito sull'Unione europea si è finora concentrato su due quesiti: se sarà compito del primo ministro o del presidente finlandese di rappresentare la Finlandia ai vertici dell'Unione europea e se il Parlamento finlandese dovrà prendere una decisione definitiva sulla questione dell'adesione prima o dopo il referendum svedese.
Una questione terra-terra
Una questione ancora più terra-terra, anche nel senso letterale del termine, è data dal sostegno all'agricoltura finlandese. La vertenza è stata risolta poco tempo fa, con una soluzione di compromesso a Bruxelles. Il movimento dei contadini finlandesi è però su posizioni piuttosto critiche e mantiene il suo no a un'adesione all'Ue.
E' difficile trovare un solo contadino disposto a votare sì. I contadini finlandesi temono che un'adesione all'Ue si trasformerebbe in un colpo mortale per l'agricoltura finlandese.
Il risultato delle trattative di Bruxelles è l'accordo sulla morte del contadino finlandese, così l'ha drasticamente definito un agricoltore. Al contadino Pavoo non resta altro che andare per funghi e bacche, ha affermato.
Il ministro dell'Agricoltura e della Silvicultura Mikko Pesälä, del Partito di centro, ha risposto dichiarando che tempi duri attendono l'agricoltore finlandese, sia nel caso di adesione che in quello contrario.
In questo contesto è interessante notare che l'ex presidente della grande organizzazione degli agricoltori, il ministro degli Esteri Heikki Haavisto, del Partito del centro, si mostra ora positivo nei confronti dell'adesione.
Il Partito del centro è quello più in difficoltà a causa della scissione. In tutti i partiti vi è un'ala favorevole e una sfavorevole all'adesione, più o meno esplicitamente. Ma il Partito del centro, in quanto partito di governo, è in una posizione particolarmente difficile. Il leader del partito, il capo dello Stato Esko Aho, parla in favore dell'adesione, mentre la maggior parte degli agricoltori è contraria, e una delle figure di rilievo del partito, l'ex ministro degli Esteri ed ex candidato alla presidenza Paavo Väyrynen, si oppone decisamente a un'adesione finlandese. Väyrynen vorrebbe invece una federazione dei paesi nordici.
Rischi di scissione
In caso di un no finlandese c'è il rischio di una scissione nel Partito del centro. In tal caso Paavo Väyrynen potrebbe essere l'uomo della provvidenza e prendersi cura del partito ferito.
Negli ultimi giorni, sia Aho che Haavisto hanno rilasciato dichiarazioni molto discutibili in merito alla delicata questione su quando il Parlamento dovrà prendere la decisione - prima o dopo il referendum svedese del 13 novembre.
Aho ha sostenuto che è stato un errore che la Finlandia abbia deciso di indire il referendum prima degli svedesi. Il Parlamento finlandese, a suo parere, avrebbe dovuto attendere il risultato del referendum svedese.
Heikki Haavisto ha dichiarato che, nel caso di un'adesione svedese e una non-adesione finlandese, saranno avviate nuove trattative entro un anno. La sua dichiarazione è stata definita "incomprensibile" e il leader del partito socialdemocratico Paavo Lipponen ha chiesto che Haavisto si rimangi ciò che ha detto.
E la volontà popolare?
Le dichiarazioni di Aho e di Haavisto riguardano la questione chiave dell'attuale dibattito sull'adesione all'Ue. Il referendum, per il quale hanno diritto al voto oltre quattro milioni di cittadini finlandesi, è solo di tipo consultivo. In Svezia, una maggioranza dei parlamentari ha promesso di accettare il risultato delle elezioni qualunque esso sia. Ma in Finlandia la situazione è diversa.
Molti parlamentari hanno dichiarato di non aver ancora preso posizione. Vogliono attendere e vedere il risultato del referendum e vogliono anche aspettare finché gli svedesi non avranno detto la loro.
Haavisto ritiene che sia possibile che la Finlandia, in caso di un no finlandese e di un sì svedese, riprenda nuove trattative per l'adesione.
Anche altri rappresentanti del Partito del centro hanno dichiarato che il Parlamento potrebbe andare contro la volontà popolare, "infischiandosene" del risultato del referendum. I parlamentari sono comunque costretti ad agire nell'interesse del paese, sostengono.
Le dichiarazioni dei politici sulla relativa importanza del risultato del referendum rappresentano probabilmente una delle ragioni per cui tanti finlandesi appaiono incerti sul come votare. Secondo gli ultimi sondaggi, i finlandesi sono ancora favorevoli a una adesione, ma la quota degli indecisi è in aumento. Il precedente forte sostegno giovanile all'adesione all'Ue si sta attenuando.
L'aumento dei contrari all'Unione europea è stato attribuito anche alla questione su chi rappresenterà la Finlandia in occasione dei vari vertici. Il presidente Martti Abtisaari ha dichiarato in modo molto chiaro che sarà lui, insieme al primo ministro, a partecipare ai vertici.
I parlamentari sostengono invece che dovrebbe essere il primo ministro a rappresentare il Paese.