La Finlandia verso il "sì" all'Europa
Ad Helsinki l'oro russo fa ancora paura
L'Informazione, 14 ottobre 1994
Helsinki - Con il referendum di domenica prossima, la Finlandia deciderà sull'ingresso nell'Unione europea e, all'avvicinarsi della scadenza, il dibattito sta aumentando d'intensità, fino a raggiungere toni di tipo "latino".
Le polemiche vanno a rimorchio degli altalenanti risultati dei sondaggi, che al momento prevedono un "sì". Il presidente dell'Europarlamento, il socialdemocratico tedesco Klaus Hansch, in visita nel paese nordico, ha dichiarato: "Il momento della decisione è ora. Non credete a quanti vi dicono che tra tre o cinque anni ci sarà un'altra opportunità per la Finlandia. Non ce ne saranno". Di diverso avviso il ministro degli Esteri finlandese Heikki Haavisto, secondo il quale il suo paese potrebbe rinegoziare i termini dell'adesione già entro un anno, se vincesse il "no". Il ministro ha inteso in qualche modo tacitare gli ambienti rurali, schierati per il "no", insoddisfatti dei 4 miliardi di marchi finlandesi (circa 1.200 miliardi di lire) stanziati dalla Ue a sostegno dell'agricoltura. Essi costituiscono una significativa base del partito centrista, che guida la coalizione di centro-destra al governo, ufficialmente in favore del "sì", come l'opposizione socialdemocratica.
La vittoria del "sì" darebbe nuovo slancio al processo di integrazione, con buone probabilità che anche Svezia e Norvegia seguano l'esempio finlandese. La Gran Bretagna è ritenuta un incondizionato sponsor dell'ingresso nell'Unione europea dei tre paesi nordici, la cui identità protestante-luterana potrebbe fungere da contraltare alla più "flessibile" tradizione politica mediterranea, come ha rilevato un recente editoriale del 'Times'. "Si possono scegliere gli amici, ma non i vicini", ha ricordato Max Jakobson, ex ambasciatore finlandese all'Onu. E i finlandesi sono ancora scettici circa la conversione della Russia alla democrazia. Di conseguenza l'Unione europea viene ritenuta un sicuro "scudo" contro eventuali rinnovate velleità espansionistiche di Mosca.
[Al. Car.]