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Federalismo Servizio - 2 novembre 1994
Italia-Gran Bretagna su UE

LONDRA CHIAMA ROMA: MAASTRICHT E' SUPERATO

intervista con David DAVIS

di Stefano Cingolani

Il Corriere della Sera, martedi 1 Novembre 1994

Il Ministro degli Esteri italiano propone una revisione del trattato di Maastricht e raccoglie il plauso di almeno un Paese: la Gran Bretagna. John Major ha inviato in Italia il suo "mister Europa" per lanciare un ponte tra Foreign Office et Farnesina. David Davis, 46 anni, formazione e carriera economica prima di entrare in Parlamento nel 1987, vuol mostrare che Westminster non è ostaggio degli "euroscettici". Anzi sta alzando la testa una nuova leva di "euroimpegnati". British style, naturalmente. Come prova, c'è la politica di difesa. Il segretario agli Esteri Douglas Hurd, con una svolta definita "storica", appoggia la proposta di un esercito europeo. Major e Mitterrand ne parleranno il 18 nell'incontro di Chartres.

Una conversione sulla via di Bruxelles, dunque ? Calma. La condizione è che non prevalga una leadership franco-tedesca. "Il modello tracciato dal documento Cdu (il partito del cancelliere Kohl) è sbagliato - spiega Davis - perché prevede due livelli, serie A e serie B. Certo, ormai tutti si rendono conto che una Unione con 20 o più membri ha bisogno di una qualche geometria variabile. Purtroppo non è quella giusta".

Domanda: Niente "nocciolo duro" attorno a Germania e Francia, dunque. Che cosa propone il gioverno britannico ?

Risposta: "Noi siamo stati presi per "europei riluttanti". Niente di più falso. Ma non vogliamo né un'Europa a due velocità né assi preferenziali che finiscono per provocare divisioni profonde. Vogliamo invece, che tutti siano sullo stesso piano senza rinunciare alla propria identità. La diversità è una forza, non una debolezza".

D: Molti sostengono che voi, in realtà, pensiate a una "Europa à la carte", dove ciascuno puo' prendere dal menù quel che preferisce. Avremmo, cosi', un continente frantumato.

R: "Non la chiamerei Europa à la carte. Se vogliamo andare avanti con le similitudini parlerei di un'Europa fatta su misura, non un abito che tutti possono indossare allo stesso modo. Ci sono più livelli di impegno e diversi "noccioli duri", a seconda delle politiche. Sulla difesa e sulla politica estera noi siamo parte dell'hard core. E' difficile pensare che si possa fare a meno di noi. Certo, si sa che non siamo entusiasti del "capitolo sociale". Ma sul commercio, sull'integrazione dei mercati, sulla concorrenza, ecc., il Regno Unito è in prima fila. Insomma, noi concepiamo una struttura più complessa di quella creata a Maastricht".

D: E se Bonn e Parigi decidessero la moneta unica solo con chi ci sta ?

R: "Noi saremmo assolutamente contrari. Anziché sulle date bisogna mettere l'accento sui contenuti, quindi sulla convergenza effettiva delle economie. Vogliamo un'Europa che duri e abbia successo. Se è prematuro arrivare all'unione monetaria nel 1996, meglio attendere fino al 1999.

D: Maastricht, allora, va riposto nel cassetto ?

R: "E' solo l'inizio del dibattito. Siamo ai primi 30 minuti di una partita che ne dura 90. Tra gennaio e giugno prossimi si riunirà il gruppo di studio che deve preparare le basi per la grande conferenza del 1996. E li noi vogliamo giocare le nostre carte. Credo che il governo italiano abbia molto da dire e sono convinto che il ministro Martino possa dare un contributo di immaginazione importante".

D: Per andare dove ?

R: "Il modello del Trattato di Roma è stato concepito dopo la seconda guerra mondiale e ha avuto un tremendo successo: l'anno prossimo celebreremo i 50 anni della pace. Adesso dobbiamo affrontare un altro grande sconvolgimento storico. Abbiamo di fronte i Paesi che si stanno risollevando dalle ceneri del comunismo e stanno rapidamente cambiando il volto dell'Europa".

D: L'arrivo dei Paesi scandinavi non rafforza la possibilità che si crei una sorta di blocco nordico che finisca per opporsi al blocco Mediterraneo ?

R: "Ci sono questioni regionali aperte e sicuramente c'è una questione mediterranea da sollevare. Ma non possono più esistere blocchi regionali. Anche l'idea di sfera di influenza, basate su legami storici, etnici o culturali, è ormai obsoleta".

 
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