Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
gio 15 mag. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Federalismo
Spoltore Franco - 16 novembre 1994
LETTERA A BERLUSCONI
Nei giorni Sabato 12 e Domenica 13 Novembre si e' svolto a Roma il Comitato Centrale del Movimento Federalista europeo che ha approvato gli strumenti della Campagna per ottenere un preciso impegno federalista dell'Italia in vista della conferenza intergovernativa del 1996. Gli strumenti sono: un Ordine del giorno di iniziativa popolare rivolto a Camera e Senato e una lettera aperta al Presidente del Consiglio Berlusconi da far sottoscrivere a cittadini, istituzioni e personalita'. Lettera aperta del Presidente del Movimento Federalista Europeo al Presidente del Consiglio dei Ministri Signor Presidente, il processo di unificazione europea, iniziato dopo la fine della seconda guerra mondiale, e' giunto ormai alla stretta finale. Entro la fine del 1997, o del 1999, si dovranno prendere le decisioni definitive per la creazione della moneta europea. Con la conferenza intergovernativa del 1996 si dovra' affrontare il problema dell'adeguamento delle istituzioni europee ai nuovi compiti dell'Europa. La scel

ta storica che queste decisioni comportano e' quella tra l'inizio della vita di un primo nucleo federale europeo e la fine del processo di unificazione. Al di la' di ogni sterile scappatoia, lo scontro decisivo avverra' tra coloro che vorranno e coloro che non vorranno la rapida creazione di un governo europeo, anche da parte di un numero ridotto di Stati, purche' comprensivo di Francia e Germania. Se i piu' avanzati tra i governi dell'Unione europea non sapranno compiere alle date previste dal Trattato di Maastricht queste scelte decisive, l'occasione sara' perduta per sempre. Gli europei non crederanno piu' alla possibilita' di unificare politicamente l'Europa. Lo stesso mercato unico sara' condannato alla dissoluzione perche' nel mondo del dopo guerra fredda non esiste piu' un quadro politico che puo' garantirne il funzionamento se non saranno gli europei stessi a crearlo. E prevarranno in tempi brevi le forze disgregatrici del nazionalismo, che gia' sono all'opera ovunque. Esse provocheranno instabil

ita' politica, sottosviluppo economico e la crisi delle istituzioni democratiche. La creazione di una prima forma di governo europeo, contrariamente a quanto affermano gli europessimisti, e' a portata di mano, a patto che i governi e le forze politiche di alcuni Stati membri dell'Unione mantengano almeno il grado di impegno europeo che hanno finora manifestato. Con i Trattati di Roma e di Maastricht sono gia' state individuate, secondo il principio di sussidiarieta', le competenze da affidare al livello europeo e quelle da lasciare al livello nazionale. Tutte le istituzioni necessarie per far funzionare un governo democratico sono gia' state create. Sono stati riconosciuti la cittadinanza europea e il diritto di voto europeo; esistono un parlamento europeo, un esecutivo e una presidenza. Questo meccanismo non funziona soltanto perche' i governi, nel tentativo di tenere sotto controllo le decisioni europee, hanno attribuito troppi poteri al Consiglio, senza nemmeno distinguere quelli legislativi da quelli

esecutivi, in dispregio ai piu' elementari principi democratici. Si tratta quindi di redistribuire il potere in modo democratico per disporre di un governo europeo funzionante. In breve bisogna: a) realizzare fin dal 1997 l'Unione Monetaria tra gli Stati che si saranno adeguati o si staranno adeguando ai parametri di convergenza stabiliti dal Trattato di Maastricht; b) riformare, secondo un calendario vincolante, le istituzioni della Comunita' in modo che, per le competenze economico-monetarie gia' attribuite all'Europa, il Consiglio dei Ministri funzioni come Senato degli Stati, trasferendo i suoi poteri esecutivi alla Commissione e associando pienamente il Parlamento europeo alle gestione del potere legislativo; c) rafforzare la cooperazione tra i governi europei nel settore della politica estera e della difesa, che non puo' essere affidato subito ad un governo democratico europeo a causa dell'ostacolo costituito dall'armamento nucleare francese e inglese. E questo nella consapevolezza che un governo

democratico dell'Europa, anche se limitato in una prima fase al settore economico-monetario, costituirebbe comunque un fatto irreversibile ed estenderebbe in tempi brevi le sue competenze anche al settore della politica estera e della difesa, dal quale peraltro quello economico-monetario non puo' rimanere a lungo dissociato. L'Italia, Stato fondatore della Comunita', ha i requisiti per far parte del primo nucleo federale europeo, purche' sappia e voglia riallacciarsi alla tradizione di governo che risale alla scelta europea di De Gasperi e che, nonostante la progressiva degenerazione della vita politica interna del nostro paese, ha assicurato all'Italia cinquant'anni di pace e di prosperita' nella democrazia. La salvezza dell'Italia dipende dall'Europa, ed il solo modo di cui l'Italia dispone per contare di piu' in Europa e' quello di assumere un ruolo attivo in vista della creazione di un governo democratico europeo. I cittadini italiani ne sono consapevoli. In occasione del referendum di indirizzo svol

tosi il 18 giugno 1989 l'88% degli elettori si e' espresso a favore dell'attribuzione di un mandato costituente al Parlamento Europeo. Vi e' quindi una ragione cogente perche' il governo che Lei presiede dissipi le incertezze che si sono diffuse in questi primi mesi del suo mandato circa la sincerita' del suo impegno europeo, si schieri con coraggio e con decisione tra i paesi favorevoli alla creazione di un nucleo federale e, insieme alla Germania, costringa la Francia a assumere una posizione chiara. Nella Sua qualita' di Capo del governo italiano, e quindi di rappresentante dell'Italia nel Consiglio Europeo, Lei avra' un ruolo decisivo. Per come lo svolgera', Lei sara' giudicato dalla storia e dai cittadini italiani. Essi Le chiedono di non tradire le loro legittime attese. I federalisti, da parte loro, alimenteranno con tutte le iniziative opportune un ampio dibattito che renda chiare a tutti le responsabilita' sia del governo che delle opposizioni in questi anni decisivi per il futuro degli euro

pei e dell'intera umanita'. Mario Albertini Presidente MFE Lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri (da far sottoscrivere a cittadini, enti e personalita') Signor Presidente, il processo di unificazione europea, iniziato dopo la fine della seconda guerra mondiale, e' giunto ormai alla stretta finale. Entro la fine del 1997, o del 1999, si dovranno prendere le decisioni definitive per la creazione della moneta europea. Con la conferenza intergovernativa del 1996 si dovra' affrontare il problema dell'adeguamento delle istituzioni europee ai nuovi compiti dell'Europa. La scelta storica che queste decisioni comportano e' quella tra l'inizio della vita di un primo nucleo federale europeo e la fine del processo di unificazione. Al di la' di ogni sterile scappatoia, lo scontro decisivo avverra' tra coloro che vorranno e coloro che non vorranno la rapida creazione di un governo europeo, anche da parte di un numero ridotto di Stati, purche' comprensivo di Francia e Germania. Se i piu' avan

zati tra i governi dell'Unione europea non sapranno compiere alle date previste dal Trattato di Maastricht queste scelte decisive, l'occasione sara' perduta per sempre. Gli europei non crederanno piu' alla possibilita' di unificare politicamente l'Europa. Lo stesso mercato unico sara' condannato alla dissoluzione perche' nel mondo del dopo guerra fredda non esiste piu' un quadro politico che puo' garantirne il funzionamento se non saranno gli europei stessi a crearlo. E prevarranno in tempi brevi le forze disgregatrici del nazionalismo, che gia' sono all'opera ovunque. Esse provocheranno instabilita' politica, sottosviluppo economico e la crisi delle istituzioni democratiche. La creazione di una prima forma di governo europeo, contrariamente a quanto affermano gli europessimisti, e' a portata di mano, a patto che i governi e le forze politiche di alcuni Stati membri dell'Unione mantengano almeno il grado di impegno europeo che hanno finora manifestato. Con i Trattati di Roma e di Maastricht sono gia' sta

te individuate, secondo il principio di sussidiarieta', le competenze da affidare al livello europeo e quelle da lasciare al livello nazionale. Tutte le istituzioni necessarie per far funzionare un governo democratico sono gia' state create. Sono stati riconosciuti la cittadinanza europea e il diritto di voto europeo; esistono un parlamento europeo, un esecutivo e una presidenza. Questo meccanismo non funziona soltanto perche' i governi, nel tentativo di tenere sotto controllo le decisioni europee, hanno attribuito troppi poteri al Consiglio, senza nemmeno distinguere quelli legislativi da quelli esecutivi, in dispregio ai piu' elementari principi democratici. Si tratta quindi di redistribuire il potere in modo democratico per disporre di un governo europeo funzionante. In breve bisogna: a) realizzare fin dal 1997 l'Unione Monetaria tra gli Stati che si saranno adeguati o si staranno adeguando ai parametri di convergenza stabiliti dal Trattato di Maastricht; b) riformare, secondo un calendario vincolante

, le istituzioni della Comunita' in modo che, per le competenze economico-monetarie gia' attribuite all'Europa, il Consiglio dei Ministri funzioni come Senato degli Stati, trasferendo i suoi poteri esecutivi alla Commissione e associando pienamente il Parlamento europeo alle gestione del potere legislativo; c) rafforzare la cooperazione tra i governi europei nel settore della politica estera e della difesa, che non puo' essere affidato subito ad un governo democratico europeo a causa dell'ostacolo costituito dall'armamento nucleare francese e inglese. E questo nella consapevolezza che un governo democratico dell'Europa, anche se limitato in una prima fase al settore economico-monetario, costituirebbe comunque un fatto irreversibile ed estenderebbe in tempi brevi le sue competenze anche al settore della politica estera e della difesa, dal quale peraltro quello economico-monetario non puo' rimanere a lungo dissociato. L'Italia, Stato fondatore della Comunita', ha i requisiti per far parte del primo nucleo

federale europeo, purche' sappia e voglia riallacciarsi alla tradizione di governo che risale alla scelta europea di De Gasperi e che, nonostante la progressiva degenerazione della vita politica interna del nostro paese, ha assicurato all'Italia cinquant'anni di pace e di prosperita' nella democrazia. La salvezza dell'Italia dipende dall'Europa, ed il solo modo di cui l'Italia dispone per contare di piu' in Europa e' quello di assumere un ruolo attivo in vista della creazione di un governo democratico europeo. I cittadini italiani ne sono consapevoli. In occasione del referendum di indirizzo svoltosi il 18 giugno 1989 l'88% degli elettori si e' espresso a favore dell'attribuzione di un mandato costituente al Parlamento Europeo. Vi e' quindi una ragione cogente perche' il governo che Lei presiede dissipi le incertezze che si sono diffuse in questi primi mesi del suo mandato circa la sincerita' del suo impegno europeo, si schieri con coraggio e con decisione tra i paesi favorevoli alla creazione di un nucl

eo federale e, insieme alla Germania, costringa la Francia a assumere una posizione chiara. Nella Sua qualita' di Capo del governo italiano, e quindi di rappresentante dell'Italia nel Consiglio Europeo, Lei avra' un ruolo decisivo. Per come lo svolgera', Lei sara' giudicato dalla storia e dai cittadini italiani. Essi Le chiedono di non tradire le loro legittime attese.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail