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Partito Radicale Massimo - 17 novembre 1994
UE-EUROPA CENTRO-ORIENTALE

"Gli ultimi di ieri, i primi di domani"

Cinque anni fa, nella Cecoslovacchia, la "Mite rivoluzione" fece saltare il regime del KP (Partito comunista, ndt). Il passaggio verso la democrazia e l'economia del mercato e' stato veloce e senza problemi.

("Die Presse", Vienna, 15 novembre 1994.)

di Karl-Peter Schwarz

I primi furono i polacchi, poi gli ungheresi e alla fine i tedeschi dell'est. Ovunque nella Mitteleuropa nel novembre del 1989 le autorita' statali hanno gettato il fazzoletto all'impero sovietico. Tranne la Cecoslovacchia. I cecoslovacchi furono gli ultimi.

Cinque anni dopo i governi dei paesi esteuropei aspettano che a Bruxelles si aprino le porte alle trattative sull'allargamento dell'Unione Europea. Questa volta pero', a quanto sembra, si procedera' in un ordine opposto: i cechi saranno i primi.

Della fiaba ceca non si vede fine. Il miracoloso crollo del regime comunista che non e' stato preparato da nessuna forza politica interna, e' stato succeduto da una slitta altrettanto miracolosa, veloce e quasi semplice verso una situazione promettente, la quale in termini "postcomunistici" andrebbe descritta sostanzialmente come immatura. La recettivita' sembra che i cechi l'abbiano nel sangue.

E' stato cosi' nello stalinismo, lo e' altrettanto nell' obbligatoria democrazia ed economia del mercato. E' soltanto nella Repubblica Ceca che le richieste di opinione della coalizione governativa conservativa ricevono un costante consensus della popolazione. In Ungheria e in Polonia governano gli ex-comunisti, nella Repubblica Ceca le prospettive di una vittoria elettorale della KP equivalgono a quelle di un club di pensionati criminale.

Ma i Cechi sono stati gli unici meitteleruropei che dopo il 1945 si pronunciarono autonomamente a favore dei comunisti con un 40 % di voti e senza truppe sovietiche sul proprio territorio.

Ne fu conseguenza un regime totalitario e un esempio particolare tra i satelliti sovietici nella regione. In Ungheria sono state eseguite 17 pene capitali, nella Cecoslovacchia inveced 271.

Le rivoluzioni popolari, che avevano scosso negli anni 50 tutta l'Esteuropa, qui non hanno avuto luogo. La breve primavera di Praga si e' svolta sotto il controllo del Partito. Per 21 anni, fino a novembre 1989, rimase al potere una elite di teste dure del vecchio comunismo.

Due commissioni d'inchiesta parlamentari non sono riuscite a sciogliere la nebbia che calo' con gli avvenimenti del 17 novembre 1989 a Praga. Provocazioni Stasi o meno? Le orge di bastonate della polizia contro 50.000 manifestanti nella Via nazionale di Praga sono state l'ultimo atto eroico. Da quel momento il regime ritiro' i suoi carnefici. Non poteva piu' contare con la tutela di Varsavia, Berlino e Budapest. Dovette trattare.

Il congedo in velluto e seta

La personalita' piu' prominente della resistenza interna che i coimunisti non poterono evitare fu quella di Vaclav Havel e il suo partner di trattative - il primo ministro comunista Ladislav Adamec. Alla tavola rotonda si svolse uno scambio di poteri che procuro' ai comunisti un congedo in velluto e seta. L'ascesa stellare dello scrittore famoso verso la carica di presidente si svolse nel giro di sei settimane. Il primo ministro fu nominato il comunista Maria Calfa, ministro della difesa il capo del comando generale Miroslav Vacek, ministro degli interni il cristiandemocratico Richard Sacher. Una sfortuna per i comunisti: Havel confermo' il suo carattere. Nel castello di Praga ebbe luogo un centro di potere presidenziale che tenne a freno l' apparato statale comunista. Fu appoggiato da un largo spettro del "Forum civico", che si estendeva dal trotzkista Petr Uhl fino al fondamentalista cattolico Vaclav Benda. Lo stesso Havel promuoveva una diffusa "democrazia civica" che avrebbe dovuto assumere un tono di pe

rsonalita' e non di partito. Questa utopia del "nuovo inizio" di una democrazia che avrebbe dovuto essere "migliore" di quella occidentale, ebbe un fallimento dovuto alla propria impostazione ideologica. La democrazia delle "personalita'"

non e' democrazia.

La vittoria elettorale del "Forum civico" nell'estate del 1990 e' stato un voto chiaro contro i comunisti, nient'altro. Soltanto con lo scioglimento del "Forum civico" si preparo'il terreno per una "rivoluzione" programmatica. Dalla fine del 1990 e' Vaclav Klaus, il neoconservatore con il programma dell'economia del mercato a darne un tono.

Il suo ODS (Partito civico democratico) effettuo' la rottura con le "terze vie" di ogni specie. I politologi si stupirono: la presupposta inclinazione sinistra dei cechi si sviluppo' in una mistificazione. Alle elezioni parlamentari nell'estate del 1992 la ODS si contrappose alle correnti sinistre socialiste del vecchio "Forum civico". La ODS ha sopravvissuto la separazione dalla Slovacchia. Il ruolo di Vaclav Havel e' quello di un piccolo presidente normale, di un piccolo paese normale - e lui ci si e' ormai quasi abituato.

(Traduzione dal tedesco a cura di Marina Sikora, sede PR di Budapest)

 
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