GOERENS A FAVORE DELL'INTEGRAZIONE, NEL TRATTATO, DEGLI OBBLIGHI DEI GOVERNI NEI CONFRONTI DEI RISPETTIVI PARLAMENTI
03/08/1995 (Agence Europe)
- Il ruolo dei Parlamenti nazionali costituirà uno dei temi principali della CIG del 1996. Abbiamo riassunto la relazione del Senato francese a questo proposito (EUROPE del 24/25 luglio, pp.3-4), e adesso pubblichiamo le proposte formulate da Charles Goerens, liberale lussemburghese membro del PE, in una relazione consultiva rivolta al governo lussemburghese (che si è dichiarato d'accordo con le sue proposte), che gli era stata chiesta dal primo ministro Jean-Claude Juncker.
Goerens (che sottolinea il metodo inconsueto seguito finora, "dato che nessun governo dell'Unione ha chiesto a nessun parlamentare di riflettere sul ruolo dei Parlamenti nella futura Unione europea") ricorda che il Trattato di Maastricht ha segnato "un incremento giustificato" dell'influenza dei Parlamenti nazionali, menzionando le dichiarazioni allegate n.13 (i governi devono badare a far sì che i rispettivi parlamenti dispongano per tempo delle proposte legislative della Commissione) e n. 14 (le relazioni con il PE). Goerens, che osserva tuttavia che queste dichiarazioni non sono ancora del tutto entrate nella pratica, nota peraltro che, a seguito del dibattito sulla ratifica di Maastricht, vari Parlamenti (specialmente quello francese, quello tedesco e quello olandese) hanno ottenuto una "miglior partecipazione al controllo delle attività comunitarie del loro governi". Quanto al modello danese. (la commissione per gli affari europei del Folketìng affida un mandato imperativo al ministro danese per ogni ne
goziato al Consiglio dell'Unione), secondo Goerens, è "efficace, ma può essere difficilmente generalizzato", perché negli altri paesi il mandato imperativo "potrebbe essere -considerato una violazione del principio di separazione dei poteri", e perché "l'ineluttabile effetto di blocco sul processo di integrazione europea" si opporrebbe alla trasposizione del "modello danese" altrove.
Goerens ritiene quindi che, rispettando la diversità delle regole costituzionali di ogni paese e badando alla "parità statutaria dei diversi Parlamenti", occorra riflettere su una specie di "carta" degli obblighi minimi a cui ogni governo dovrebbe ormai sottoscrivere in favore del proprio Parlamento" in materia di controllo parlamentare delle questioni comunitarie. A suo parere, il modo migliore consisterebbe nell'integrare nel 'Trattato gli "obblighi minimi dei governi nei confronti dei Parlamenti nazionali" e un "rafforzamento degli obblighi - già presente nel Trattato - delle istituzioni comunitarie nei confronti del Parlamento europeo". E propone:
1. PE: - la semplificazione delle procedure, da ridurre a tre (consultazione, codecisione, parere conforme); la generalizzazione della codecisione a tutti i temi legislativi che sono oggetto di decisioni a maggioranza al
Consiglio; - un rispetto rigoroso, da parte del Consiglio, delle competenze del PE per quanto riguarda la Pesc
e gli interni;
2.relazioni PE/Parlamenti nazionali:
l'organizzazione, oltre ad eventuali Assise globali, di Assisetematiche su temi precisi, quali la lotta contro le frodi, la preparazione dell'UEM (nel caso delle frodi, le Assise potrebbero sfociare in un sistema permanente di controllo, da parte del PE e dei Parlamenti nazionali, dell'impiego dei fondi comunitari, tramite le commissioni per il controllo di bilancio); l'organizzazione di un dibattito sul programma legislativo della Commissione, ad ogni sessione autunnale della COSAC (Conferenza degli organi specializzati negli affari comunitari); l'attribuzione dai agevolazioni reciproche tra PE e Parlamenti nazionali: i membri del PE dovrebbero poter assistere alle riunioni delle commissioni che li riguardano nel loro Parlamento nazionale, ritiene Goerens, che ricorda che i parlamentari nazionali possono già assistere alle riunioni di quasi tutte le commissioni del PE.
3.Parlamenti nazionali:
-un controllo rafforzato "e codificato nei Trattati" sui loro governi, perché "non è più possibile lasciare ai soli governi il compito di decidere in merito alle proporzioni e al periodo della trasmissione delle informazioni ai rispettivi Parlamenti". Secondo Goerens, "è giunto il momento di formalizzare nel nuovo Trattato il diritto di ogni Parlamento nazionale sull'insieme delle proposte attinenti ai tre pilastri del Trattato dell'UE, con una nota di spiegazione del governo sulla fondatezza della proposta comunitaria e sulla sua incidenza sulla normativa nazionale". In materia di difesa, si potrebbe ricorrere di più all'Assemblea dell'UEO, ritiene Goerens (che è stato presidente di questa Assemblea);
delle iniziative per migliorare lo cambio d'informazioni fra parlamentari nazionali e europei dello stesso paese. Cosi, i governi dovrebbero autorizzare gli eurodeputati a rivolgere delle domande ai loro ministri competenti, come in I io (dove, come in Germania e in Grecia, gli eurodeputati sono membri a pieno titolo, "a volte con diritto di voto" della commissione degli affari europei del loro Parlamento nazionale). l'attribuzione ai Parlamenti nazionali del diritto di adire la corte di Giustizia delle Comunità' do un atto dell'Unione era le competenze di quest'ultima. bisognerebbe completare l'articolo 17 del Trattato dichiara Goerens, che in compenso rifiuta la proposta di creare una Camera del Parlamenti nazionali incaricata di garantire il rispetto della sussidiarietà (secondo lui, sarebbe "un filtro e non una garanzia", e ciò creerebbe una certa "confusione istituzionale").