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Conferenza Federalismo
Partito Radicale Angiolo - 8 novembre 1995
S O G N I U N I T I
PROGETTI CONFEDERATIVI DEL DANUBIO

di ISTVAN RIBA

Heti Vilaggazdasag (HVG)

16 settembre 1995

Nota di Angiolo Bandinelli: QUESTO ARTICOLO MI E' STATO CORTESEMENTE SEGNALATO DA MASSIMO LENSI, CHE LO HA FATTO TRADURRE E ME LO HA TRASMESSO. A QUANTO SEMBRA, LA RIVISTA SAREBBE DISPOSTA AD ACCOGLIERE (FORSE) UN MIO INTERVENTO, CHE INVIERO' APPENA POSSIBILE. L'ARTICOLO E' MOLTO INTERESSANTE, PERCHE' FAVOREVOLE AD UNA IPOTESI DI CONFEDERAZIONE CENTROEUROPEA (IN PRATICA E' IL MIO PROGETTO DI CONFEDERAZIONE BALCANICA) ANCHE SE CONSTATA CHE, A TUTT'OGGI, LA SUA REALIZZAZIONE PUR DA MOLTI CALDEGGIATA E' STATA IMPOSSIBILE. LA RESPONSABILITA' DELLA STESURA FINALE, A PARTIRE DALLA TRADUZIONE INVIATAMI, E' MIA.

I progetti confederativi emergenti da un secolo e mezzo nei periodi di crisi dell'area dell'Europa-centrale sono stati rievocati nelle settimane scorse - ottenendo grande pubblicità di stampa - dagli ungheresi d'America. E' stata reclamata una collaborazione statale piu' stretta dei popoli che vivono sulle rive del Danubio, come proposta che renda inutile l'adesione all'Europa. In questo articolo rievochiamo le iniziative precedenti nate su questo argomento.

Chi sia stato a suggerire per primo l'idea di una confederazione dei popoli dell'Europa centrale non è possibile accertarlo. L'idea della Confederazione Danubiana si lega al nome di Kossuth, non solo nell'opinione pubblica ungherese ma anche in quella internazionale, sebbene giá prima di lui vi siano stati alcuni, e non solo ungheresi, che presentarono questa idea. Nel 1832 la propose anche Mazzini, in un articolo. Secondo l'autore, la vocazione storica dell'Ungheria, nel disfacimento dell'impero-Asburgico, poteva essere l'unificazione dei popoli abitanti sulle rive del Danubio in una Confederazione ungaro-slava, dall'Adriatico al mar Nero.

Nei movimenti rivoluzionari del 1848, anche all'interno dell'Impero Absburgico si sentì l'esigenza di una riorganizzazione territoriale e politica dell'impero. Frantisek Palacky, storico e politico ceco, già nella primavera del 1848 aveva suggerito la possibilitá di una Confederazione: cioé un'alleanza stretta, concentrica, che garantisse agli Stati associati solo un'autonomia parziale. Secondo questa idea l'Impero Absburgico doveva essere organizzato in quattro regioni - tedesca, ungherese, nord-slava, sud-slava - con diritti uguali, naturalmente sotto il governo della Casa d'Absburgo. Palacky motivava la necessitá di questa riorganizzazione sostenenendo che solo così sarebbe stato possibile formare uno Stato vitale, di fronte allo Stato tedesco unificato e all'aggressivo Impero russo. Egli aveva anche scritto che "se l'impero austriaco non esistesse da tanto tempo, allora l'Europa, nell'interesse dell'umanitá, dovrebbe sbrigarsi a crearlo". I movimenti del 1848 hanno poi notevolmente riordinato le riflessi

oni su questo tema. Teleki László conobbe il principe polacco Czartoryski, capo dell'emigrazione polacca, come inviato di Parigi. Il principe Czartoryski - naturalmente antiabsburgico e antirusso - aveva immaginato l'unificazione dei territori polacchi nell'ambito di una Confederazione Danubiana, cioé in una collaborazione di Stati che mantenevano la loro autonomia, e aveva colto ogni occasione per fare da mediatore tra gli ungheresi e gli altri popoli circostanti. Il suo pensiero, che allargava la possibilità di confederazione fino alla regione baltica, ebbe grande effetto anche su Teleki László, ambasciatore a Parigi; nel 1849, a suo giudizio, nella nuova formazione si sarebbe dovuto assicurare una forma di autonomia amministrativa ai rumeni e ai serbi.

Nel frattempo, sperava che grazie alla democratizzazione interna l'Ungheria si sarebbe guadagnata un forte prestigio, così che i popoli circostanti l'avrebbero accettata come "il centro della futura Confederazione Danubiana". I membri di questa Confederazione potevano essere Serbia, Bulgaria, i principati rumeni, Boemia, Moravia e Polonia unita.

In Ungheria peró il progetto non ebbe risonanza: solo con il deterioramento della situazione bellica venne in mente al ministro degli esteri Batthany Kazmer l'idea - disperata, piú che realista - che lo Stato ungherese potesse sopravvivere attraverso una Confederazione "a capo della quale potrebbe stare la Turchia". L'idea piú tardi si presentò anche a Kossuth, che elaborò il progetto di Confederazione Danubiana in piú varianti, tanto che nel novembre del 1849 immaginò di realizzare una Confederazione "aperta" composta dall'Ungheria, dalla Polonia, dalla Croazia, dalla Serbia e dalla Romania; a capo della quale - nominalmente - fosse il sultano turco.

Dopo la sconfitta delle rivoluzioni, nel 1850, il rivoluzionario rumeno Balcescu elaborò un suo piano, per la nascita di un'area economico-politica formata naturalmente dalla Grande Romania, dallo stato Jugoslavo e dall'Ungheria. La proposta nasceva in quanto la realizzazione della Confederazione nell'unitá politica con l'Ungheria non era possibile.

Anche gli emigrati ungheresi architettavano in quegli anni - in mancanza di meglio - progetti avventurosi sulla modificazione della Monarchia Absburgica. Klapka György, ad es., che assieme a Teleki per la causa sacra (cioé per costringere gli Absburgo in ginocchio) era pronto ad accettare anche il progetto di Confederazione di Balcescu, quindi per così dire a "rinunciare" ai territori ungheresi, nel 1859 concludeva un accordo scritto con il principe rumeno Cuza, il nocciolo del quale era una Confederazione dell'Ungheria, della Serbia e della Moldavia-Valacchia. Questa idea ha avuto per poco tempo anche appoggio in ambienti esteri: Cavour, il primo ministro del regno sardo del nord-Italia e Napoleone III, l'imperatore francese, che in questo modo cercavano di indebolire gli austriaci, sembrarono favorirla l'idea. Ma a seguito della pace franco-austriaca la lasciarono cadere - e così anche i loro rappresentanti e ambasciatori.

Con la riconciliazione ungaro-austriaca i progetti confederativi per parecchio tempo persero di effettualità politica. Per piú di 3 decenni non se ne parlò più. Alla fine del secolo peró, per le tensioni interne, etnico-nazionaliste - questa volta in Austria - [....] hanno riflettuto su come si potesse accontentare le pretese d'autonomia dei piccoli popoli conservando l'unitá territoriale della monarchia. Per primi furono i socialisti austriaci a concepire nel 1899 una Confederazione nazionale democratica - piú tardi estesa a tutte le nazioni dell'Impero - ma alcune idee in merito nacquero anche negli ambienti del regnante.[...] Nel 1906 è stato pubblicato il libro del rumeno transilvano Aurel Popovici, che si muoveva nei circoli del principe ereditario Francesco Ferdinando, [in cui si parla di] Stati Uniti della Grande-Austria. L'autore scomponeva la monarchia in territori etnicamente unitari (15 stati membri autonomi) ma - naturalmente - con un governo e un regnante centrale. Alla testa degli Stati membri

sarebbero stati cancellieri nominati dall'Imperatore, sulla costituzione dei paesi membri invece avrebbe dovuto decidere l'Assemblea imperiale.

Nel 1915 poi - durante la prima guerra mondiale - nacque un'opera del tutto diversa dalle precedenti. Si muoveva non per [ripartire? l'egemonia tra russi e tedeschi?] ma nell'interesse dell'egemonia tedesca. Il libro di Friedrich Naumann, dal titolo "Mitteleuropa", ha influenzato fin quasi ad oggi la politica estera tedesca nei nostri territori. "Il nucleo dell'Europa-Centrale sará la razza tedesca" - scriveva Neumann, e aggiungeva che alla formazione ideata da lui avrebbe dato forza l'adesione dei Balcani, della Svizzera e anche dell'Olanda. Il suo progetto era piú di un sogno. E' in base a questo progetto che il governo tedesco iniziò trattative ufficiali con la Monarchia. Gli austriaci, alleati di guerra, non si sono lasciati persuadere, ma il disegno ebbe risonanza, anche in quelle circostanze di guerra, in Ungheria: temendo il sempre piú forte panslavismo per un certo tempo Jászi Oszkár sostenne il progetto.

Durante la prima guerra mondiale anche le potenze dell'Intesa elaborarono progetti riguardanti il futuro di quei territori dopo la guerra. In quelle sfere, fino alla primavera del 1918 era opinione generale che si dovesse sostenere le ambizioni di autonomia delle minoranze, ma non l'indipendenza. Sopratutto il presidente americano, Woodrow Wilson, si oppose alle pressioni per disintegrare la monarchia absburgica in questo ascoltando l'opinione dei suoi esperti, il cosiddetto "Gruppo-Inquiry". Questi elaborarono un progetto ristretto "sull'Unione" nelle terre della monarchia, una Unione che - similmente agli USA - si sarebbe composta da Stati alleati strutturati su base federalista (Austria, Ungheria, Transilvania, Boemia, Jugoslavia e Polonia-Rutenia). La proposta racchiudeva diversi elementi tattici, e lo dimostra questo, per esempio: che la diplomazia americana conservò questa posizione fino a quando si sperava di staccare la monarchia dalla Germania con una pace separata. Il primo ministro inglese Lloyd G

eorge ancora nel gennaio del 1918 spiegava che non sarebbe contrario ad uno stato confederativo al posto della monarchia. Ma poiché le trattative di pace separata non ebbero successo, gli inglesi si decisero per la disgregazione dell'impero austriaco-ungherese; gli americani invece, nella questione della sistemazione territoriale dell'Europa-Centrale, cedevano l'iniziativa ai poteri europei.

C'erano peró alcuni che anche da quella parte pensavano seriamente, tra cui Walter Lippmann, noto giornalista americano, già membro del Gruppo-Inquiry, che in un suo ricordo successivo scrisse: "Dopo la disintegrazione dell'Austria-Ungheria, divenuto impossibile ogni equilibrio, si é aperta la strada ad Hitler".

Tra le due guerre mondiali, dopo che i nazisti giunsero al potere, tornarono a fiorire i progetti di confederazione dell'Europa-Centrale. Secondo i suoi stessi fautori, la Piccola Intesa aveva fallito alle speranze. Come nel 1933 ha confessato anche Masaryk, presidente della repubblica Ceca: "Il meglio sarebbe per tutta l'Europa-Centrale se noi tre, cioé l'Austria, la Cecoslovachia e l'Ungheria ci riunissimo". I primi ministri francesi Briand e Tardieu, il loro collega ceco Hodza e il già ministro degli esteri Benes, accortisi del pericolo, unanimemente vedevano la possibilitá d'equilibrio in una integrazione economica dell'Europa-Centrale. Essendo venuta meno la fiducia degli ungheresi con Versailles e le manovre diplomatiche della Germania rafforzata, le ambizioni cecoslovacco-francesi si sono arenate.

Durante la seconda guerra mondiale, nella sfera delle grandi potenze si presentò l'idea di uno stato dell'Europa-Centrale, grazie alla revisione del sistema di pace di Versailles, responsabile della nuova guerra. Per prima fu l'Inghilterra a presentare il progetto di un blocco dell'Europa-Sudorientale. Nel 1942 venne concluso un trattato di emigrazione tra le repubbliche ceca e polacca, quella jugoslava e greca, dove ci si accordava che dopo la guerra si sarebbero istituite Confederazioni. La questione peró ben presto diventó una appendice dei rapporti tra le grandi potenze, rivali anche nell'alleanza. L'Unione Sovietica, per es., fin dal primo momento non vide di buon occhio la realizzazione - nelle regioni considerate come sue zone d'interesse - delle confederazioni, le quali secondo la sua opinione sarebbero state utili solo per tirare un "cordone sanitario" verso l'Europa. Gli inglesi, ciononostante, ancora nell'autunno e nell'inverno del 1943, alla conferenza di Teheran, suggerivano la confederazione. C

ome si puó verificare anche su un documento del ministero degli esteri britannico venuto alla luce, essi sostennero che avrebbero visto con favore "l'esistenza ulteriore dell'Ungheria autonoma, possibilmente come membro di una delle Confederazioni da creare in futuro nel bacino del Danubio". Stalin disse subito a Churchill che non desiderava l'unificazione di Austria ed Ungheria.

Gli americani, come all'epoca della prima guerra mondiale, istituirono una commissione per la preparazione della pace del dopoguerra, che si occupò tra l'altro anche di tale questione. Venne discusso su piú variazioni possibili, e venne preso in considerazione anche Otto Habsburg alla testa di una Confederazione d'Europa-Centrale. I diversi progetti di confederazione peró, grazie alla politica delle sfere d'interesse tra le Grandi Potenze - che avevano aggiudicato questo territorio ai sovietici - anche questa volta rimasero sulla carta.

Nonostante questo, alla fine della guerra, in questa area é nata una vera ondata confederativa. La voglia di Confederazione venne espressa dai bulgari e dagli jugoslavi per primi. Dapprima i sovietici li incoraggiavano, gli occidentali invece erano contro. Nel 1947 Tito e Dimitrov praticamente si erano messi d'accordo per una unione doganale balcanica, piú tardi per la creazione di una federazione. Nel gennaio del 1948 peró Stalin disse basta. Anche il progetto rumeno-ungherese sollecitato dal primo ministro rumeno Petru Groza, entrato in governo nel marzo del 1945, durò circa fino a questo momento.

Come di regola in questa area nelle piú grandi vicissitudini, l'idea di formare la Confederazione d'Europa-Centrale è risorta come l'araba fenice tra il 1989 e il 1990. Nel settembre 1989, Flora Lewis, una pubblicista di grande prestigio del New York Times aveva proposto di riprendere il progetto di Kossuth, perché così - ragionava - i paesi di quest'area non dovranno avvicinarsi nuovamente alla Germania unita, la loro collaborazione regionale potrebbe invece forse sciogliere i contrasti che esistono tra loro da piú secoli. All'inizio del 1990 un senatore italiano (?) suggerì di realizzare sotto dirigenza italiana una confederazione Danubiana. É nata a seguito di questa iniziativa la cooperazione - poi appiattitasi - di nome Alpe-Adria, per - come successe alla "collaborazione di Visegrad" - completare la sequenza di un secolo e mezzo di sogni di confederazione falliti.

Da allora invece si é scatenata una tale quantitá di rabbia nazionale fino ad ora soffocata che la realizzazione di una Confederazione comune è per adesso sicuramente cancellata dall'ordine del giorno. Al suo posto si è riformato quel vacuum, quel vuoto "attrattivo" che ha giá attirato tanti in questa regione, per installarvisi con la forza della loro superioritá.

 
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