George Soros, International Herald Tribune, Francia
da: Internazionale 7 febbraio 1997
L'Europa dell'anno 2007 è più grande, più unita e più ricca di quanto si sarebbe potuto prevedere all'inizio del 1997. Il suo territorio non si limita all'Europa centrale, ma si estende anche agli Stati baltici. Non solo ha una moneta comune, ma anche una politica fiscale comune, che ha due obiettivi: contrastare le variazioni cicliche e appianare le divergenze fra i singoli membri. In politica estera, L'Unione parla a una voce. In base alla sua Costituzione, la Commissione europea non risponde al Consiglio dei ministri, bensì al Parlamento europeo, mentre il Consilgio stesso svolge il ruolo di camera alta del Parlamento. Prevale il principio della sussidiarietà, e qualsiasi provvedimento legislativo che investa la sovranità nazionale dev'essere approvato con una maggioranza di due terzi da ciascuna delle camere.
L'Europa del 2007 intrattiene una stretta cooperazione politica e militare con gli Stati Uniti da una parte e con la Russia dall'altra. L'allargamento della Nato a Est è stato compiuto attraverso una grande alleanza fra la Nato e Mosca. Questa Grande Alleanza fa parte di un sistema di alleanze che garantisce la pace e la stabilità nel mondo. Come si è arrivati a questa situazione miracolosa? Tutto è cominciato nel 1997, quando i popoli d'Europa si sono resi conto che il futuro dell'Unione europea era in pericolo. Si prestava troppa attenzione al problema della moneta unica e non abbastanza a quello dell'integrazione politica dell'Europa. Gli europei si sentivano sempre più alienati, perchè si vedevano imporre le decisioni da governi che si mostravano insensibili alle loro esigenze. La moneta unica stava procedendo con la forza di uno schiacciasassi, anche se l'opinione pubblica francese era preoccupata per la disoccupazione e tendeva ad attribuirne la persistenza alla moneta unica, e l'opinione pubblica tede
sca non voleva che la stabilità del marco venisse annacquata da una banca centrale europea comprendente anche i paesi mediterranei. Questi ultimi, e in particolare l'Italia, si aspettavano tali vantaggi dalla moneta unica che erano fermamente decisi a entrare in Europa fin dall'inizio.
Verso l'anno 2007
Per rendere gradita ai suoi elettori l'introduzione dell'euro, il governo tedesco aveva insistito su un patto di stabilità estremamente rigoroso. Ma le persone assennate capirono che, se la politica monetaria e quella fiscale non avessero consentito margini di manovra, sarebbe stato impossibile ridurre la disoccupazione. Per stimolare l'occupazione, sarebbe stato necessario rimuovere le rigidità del mercato del lavoro e ridurre l'onerosa tassazione dei salari. Ciò avrebbe provocato un aumento temporaneo dei deficit di bilancio, cosa non consentita dal patto di stabilità. Si rischiava di sacrificare l'unione sull'altare della moneta unica. Come se Keynes non fosse mai esistito! Come si ricorderà, era stato Keynes, nel 1926, a lanciare un monito contro gli effetti negativi di un ritorno dell'Inghilterra alla parità aurea.
Su questo sfondo, alcuni autorevoli cittadini europei avviarono un dibattito pubblico che suscitò una risposta molto energica. Ne scaturì un Congresso europeo nel maggio del 1998, a cinquant'anni di distanza dal primo. In quella sede venne adottata una Dichiarazione d'interdipendenza in cui erano esplicitati i fondamenti politici dell'Unione europea. La Dichiarazione svolse un ruolo di primaria importanza nelle elezioni del Parlamento europeo del 1999. I governi europei, piegandosi alle pressioni dell'opinione pubblica, accordarono maggiori poteri al Parlamento europeo. Non ricordo bene se ciò avvenne per mezzo di un trattato, o se il Parlamento stesso si trasformò in un'Assemblea costituente. In ogni caso, nacque questa nuova struttura costituzionale.
Fortunatamente, grazie alla riduzione dei tassi d'interesse decisa nel 1996, nel 1998 si registrò una certa ripresa economica, e la moneta unica venne introdotta senza intoppi. Nel 2001 o 2002, non ricordo esattamente, un aggravamento della crisi economica determinò l'abbandono del patto di stabilità, sostituito da una politica fiscale comune che stimolò l'economia riducendo la tassazione dei salari.
E così ce la siamo cavata. E alla fine ci siamo ritrovati nella favorevole situazione dell'anno 2007. (M.A.)
QUESTO ERA IL TESTO DELL'INTERVENTO DI GEORGE SOROS AL WORLD ECONOMIC FORUN DI DAVOS, IN SVIZZERA.