Sembra che Milosevic abbia scritto una lettera al segretario generale della Nato, Solanas. "Scrivo a lei perché è spagnolo, e dunque può comprendere perfettamente quello che intendo dire". Esordisce così il messaggio del dittatore di Belgrado, che, nella sua brevità, è un succoso saggio sulla storia europea, rivisitata in alcune caratteristiche di fondo. In particolare, Milosevic analizza l'opera dell'Imperatore Carlo V (il che spiega perché egli si sia rivolto a Solanas in quanto "spagnolo", anche se Carlo V era un Absburgo) e le sue guerre di religione, che videro lui, cattolico, scontrarsi con le forze dei principi europei passati al protestantesimo. Milosevic si sofferma sulla famosa pace di Augusta del 1555, che segnò la fine di quelle cruente guerre. Con quella pace, venne sancita la norma cosiddetta del "cuius regio, ejus religio", per la quale i sudditi di un principe erano obbligati a seguire la sua religione. Coloro che non intendevano farlo erano "spinti" (eufemismo) ad "emigrare" (eufemismo).
"L'Europa è nata così, il concetto di "Nazione" nasce così, "ed io", conclude con orgoglio Milosevic, "io sono un europeo: un grande europeo".