Tunisi 14-15 ottobre 1995
DICHIARAZIONE FINALE
Con il patrocinio dell'Istituto Arabo per i Diritti dell'Uomo e della Lega di Cittadini e di Parlamentari per l'Abolizione della Pena di Morte, e con il contributo della Commissione dell'Unione Europea, è stata indetta in Tunisi nei giorni 14 e 15 ottobre 1995 una conferenza scientifica su La pena di morte nel diritto internazionale e nelle legislazioni arabe.
Hanno preso parte ai lavori della Conferenza ricercatori ed esperti di diritto, religione, scienze sociali, informazione, di paesi arabi e no, oltre a parlamentari e rappresentanti di organizzazioni non governative.
Questa inziativa assume una particolare importanza poichè questa è la prima conferenza che affronta il tema della pena di morte in ambito arabo. La conferenza si inserisce nel quadro di una campagna mondiale contro la pena di morte lanciata recentemente.
La conferenza si è incentrata su tre tematiche fondamentali:
-La pena di morte nelle religioni monoteistiche.
-La pena di morte nel diritto internazionale e nelle legislazioni arabe.
-Ostacoli e prospettive per l'abolizione della pena di morte nelle legislazioni arabe.
I partecipanti hanno individuato come obiettivo della Conferenza:
-diffondere una maggiore consapevilezza dell'importanza della questione della pena di morte;
-intraprendere una ricerca approfondita circa le strategie della pena di morte nell'ambito dei diritti dell'uomo;
-individuare le difficoltà di inserire la pena di morte come punto di riferimento delle autorità legislative arabe.
Sulla base di queste direttive comuni i partecipanti hanno concordato su quanto segue:
-L'impegno per l'abolizione della pena di morte viene concepito come scelta strategica.
-La pena di morte è caratterizzata da una spietata inflassibilità:nega il diritto alla vita;è una sentenza irreversibile;dopo averla eseguita è impossibile riparare a qualsiasi errore commesso nell'emettere la sentenza.
-Sussistono dubbi circa l'efficacia preventiva della pena di morte.
-Le categorie emarginate della società sono maggiormente esposte al rischio di subire tale pena rispetto agli altri gruppi sociali.
-Esiste una carenza dell'analisi scientifica sulle motivazioni profonde della criminalità, ed è necessario intraprendere studi che individuino soluzioni radicali per le manifestazioni criminali.
-Nell'ambito della civiltà araba e della sua cultura, non esistono ostacoli reali che potrebbero impedire, oppure ostacolare, una modifica delle legislazioni attuali nel processo di limitazione e abolizione della pena di morte.
I partecipanti hanno espresso la propria convinzione circa l'impossibilità di dividere il mondo in "paesi civilizzati" che hanno abrogato la pena di morte, e "paesi arretrati" che continuano ad applicarla. Ma tutto ciò non può impedire di agire risolutamente per raggiungere un più elevato livello dell'individuo, così da arricchire la Dichiarazione mondiale dei diritti dell'uomo con un nuovo principio base, secondo il quale nessuno stato può disporre come vuole della vita dei propri cittadini. Già in passato l'umanità ha dimostrato di poter abolire la schiavitù e vietare la tortura.
I partecipanti hanno sottolineato che questa fase storica si distingue per un forte incremento, a livello internazionale, di un movimento che si batte per l'abolizione della pena di morte. Questo movimento è sostenuto dagli accordi internazionali e, in particolare, dall'articolo terzo della Dichiarazione mondiale dei diritti dell'uomo, dall'articolo sesto della Convenzione internazionale per i diritti civili e politici e dal secondo protocollo opzionale allegato alla Convenzione, che riguarda in particolare l'abolizione della pena di morte.I partecipantihanno sottolineato inoltre che i diritti dell'uomo rappresentano un'insieme indivisibile e un ordinamento universale nei suoi intenti e nei suoi principi.
I partecipanti hanno ritenuto necessaria una considerazione analitica e critica di quelle letture e quei punti di vista che alcuni movimenti culturali, religiosi e sociali prendono a pretesto per ostacolare lo sviluppo dei movimenti per i diritti dell'uomo in generale, e dell'abolizione della pena di morte in partisolare. I partecipanti hanno richiamato l'attenzione sulla crescita del fenomeno dell'estremismo e delle accuse di apostasia, che hanno cominciato ad avvelenare e minacciare la vita intellettuale e politica di più società arabe, provocando la morte e il terrore degli intellettuali, nel nome della fede. I partecipanti hanno anche denunciato l'oppressione politica predominante nei paesi arabi, e il ricorso della pena di morte per eliminare gli oppositori politici.
I relatori hanno sostenuto che le religioni- fra queste l'Islam e i suoi testi di riferimento- si distinguono per la vitalità e la possibilità di una lettura( dei testi) più umana, diversa da quella tradizionale e limitata, che autorizza una visione distorta di diversi aspetti legislativi. Ciò rappresenta un importante strumento per riconsiderare l'individuo e assicurargli il diritto alla vita.
Avendo preso in considerazione la necessità di dati culturali, religiosi e sociali, per introdurre una metodologia teorica e pratica al fine di correggere alcune ambiguità, i partecipanti hanno manifestato la propria ferma convinzione nel considerare l'impegno per l'abolizione della pena di morte come una scelta strategica, da attuare gradualmente. Molti hanno suggerito di superare gli ostacoli circostanziali e raggiungere l'obiettivo nel modo più efficace. A questo proposito i partecipanti hanno richiamato l'attenzione sulle esecuzioni sommarie compiute al di fuori della legge, anche quando coinvologono governi o gruppi armati, ed esprimono la propria adesione alla campagna internazionale per la sospensione delle esecuzioni capitali per un determinato periodo di tempo per definire, durante questo periodo, i seguenti provvedimenti supplementari:
-Maggiori garanzie di giustizia da parte dei tribunali, e un accordo unanime tra tutti i membri di una corte circa la pronuncia delle sentenze di morte. Necessità di un ricorso automatico in appello ( anche senza la richiesta da parte dell'imputato ), per riesaminare quei casi risoltisi con una sentenza di esecuzione capitale.
-Eliminare tutti i tribunali straordinari.
-Eliminare quegli articoli di un codice in cui si fa riferimento alla pena di morte per reati politici, di opoinione , di libertà, di fede.
-Aumentare le possibilità di far ricorso all'amnistia.
-Sostenere l'indipendenza del sistema giudiziario.
-Incentivare le attività incentrate su una riflessione religiosa inerente ai diritti dell'uomo. Sostenere quegli orientamenti che esortano a rileggere le fonti ufficiali della cultura e del patrimonio tradizionale, in una direzione che sia al servizio delle questioni umanitarie e del rispetto dei diritti dell'uomo.
-Operare per istituire e sviluppare le tendenze democratiche all'interno delle società arabe. Considerare queste tendenze indispensabili per la difesa dei diritti dell'uomo e la consapevolezza dell'opinione pubblica circa le questioni relative ai diritti dell'uomo, prima di tutto il diritto dell'individuo alla vita.
-Rendere più saldo il ruolo dell'educazione al fine di far acquisire una consapevolezza dei diritti fondamentali e della tutela dell'umanità.
-Invitare tutti i paesi, compresi quelli arabi, a rispettare gli accordi internazionali in generale e il secondo Prptocollo opzionale in particolare.
-Invitare i partecipanti a intraprendere azioni di sensibilizzazione e consapevolizzazione circa l'abolizione della pena di morte nei propri paesi -a livello delle Università e delle associazioni culturali- organizzando incontri e attività specifiche.
L'assemblea conclusiva
Tunisi,15/10/1995