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Partito Radicale Elisabetta - 26 gennaio 1996
PENA DI MORTE E TELEVOTO

DICHIARAZIONE DI SERGIO D'ELIA, SEGRETARIO DI NESSUNO TOCCHI CAINO, OSPITE IN STUDIO IERI ALLA TRASMISSIONE DI CECCHI PAONE.

Roma, 26 gennaio 1996.

Non mi scandalizza la decisione di adottare il televoto per sondare sulla pena di morte l'opinione pubblica italiana. Lo si è fatto su Di Pietro a "Tempo reale" e sulle elezioni anticipate a TG5. Sulla pena di morte, esiste in Italia qualcosa di più solido e fondamentale di un semplice tabù che si vorrebbe ci fosse: l'Italia ha ratificato quel Secondo Protocollo al Patto internazionale sui diritti civili e politici che la impegna nei confronti della Comunità internazionale a non tornare più indietro dall'abolizione della pena di morte. E non mi scandalizza neppure il risultato del televoto che è espressione di quel particolare utente in quella particolare fascia di ascolto della trasmissione di Cecchi Paone. Si tratta in stragrande maggioranza di persone anziane che costituiscono la fascia debole della popolazione, le quali più di altre sono vittime dell'insicurezza e dell'impunità che caratterizza la nostra società. Il loro favore alla pena di morte, superficiale e momentaneo come può essere nel televoto, è

la risposta sbagliata ad un profondo, nobile, legittimo senso di giustizia a cui lo Stato non dà risposte. Il risultato considerevole durante la trasmissione di Cecchi Paone è semmai che verso la fine i favorevoli alla pena di morte siano diminuiti, segno che il dibattito, seppure breve, e l'informazione sulle ragioni pro e contro è servito a far cambiare opinione.

 
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