In merito alle dichiarazioni di Vincenzo Vita che critica il servizio del GR-1 sull'esecuzione nello Utah, interviene Sergio D'Elia, segretario dell'associazione Nessuno tocchi Caino.
"John Taylor ha voluto fare del suo caso una denuncia pubblica della pena di morte, anche attraverso la richiesta di essere fucilato. Siamo d'accordo con Vita quando dice che l'esecuzione di un condannato non deve diventare strumento di spettacolo. Questo, dipende ovviamente dal modo in cui si fa informazione. E comunque tra mandare in onda un'esecuzione e non farlo pensiamo che sia preferibile la prima soluzione, in accordo con la volontà del condannato. Uscire dal chiuso della camera della morte consente all'opinione pubblica di vedere. Il rituale della morte di Stato visto da tutti favorisce il crescere del no alla violenza della pena di morte. E' la differenza che passa tra quanto avviene negli Usa, dove l'informazione consente di conoscere e schierarsi sulle esecuzioni e il silenzio di molti altri paesi. Per esempio si è parlato in questi giorni molto più della fucilazione di Taylor che delle 30 esecuzioni avvenute nello stesso giorno in Cina."