Al Presidente della Repubblica Islamica d'Iran
Ali Akbar Hashemi Rafsanjani
Al Ministro degli Esteri della Repubblica Islamica d'Iran
Ali Akbar Velayati
Signor Presidente, Signor Ministro,
il codice penale approvato il 28 novembre scorso dal Parlamento iraniano prevede la pena di morte per l'adulterio e l'esplicita possibiltà per l'uomo che sorprende la propria moglie nell'atto di commettere tale reato di ucciderla all'istante con il suo amante; le relazioni tra persone non sposate sono punite con la flagellazione; infine, la donna che appare in pubblico senza velo deve scontare fino a due mesi di prigione.
Si tratta di pene che contrastano con i principi di diritto internazionale umanitario codificati in molti atti internazionali, tra i quali la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo del 1948, il Patto di New York del 1966 sui Diritti Civili e Politici, firmato e ratificato dall'Iran. Ma anche della Sharia, la legge islamica che si vorrebbe alla base del nuovo codice penale, è stata probabilmente data una lettura che non trova riscontro nella prassi interpretativa di altri paesi islamici più tolleranti.
Per questi motivi rivolgo il presente appello alle autorità iraniane affinchè un eventuale nuovo esame del codice penale iraniano possa rappresentare un'occasione per offrire al mondo un'immagine della religione islamica che sia consona alle sue grandi radici ideali di pace e rispetto verso l'essere umano.