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Conferenza Hands off Cain
Fischetti John - 16 luglio 1996
callegaro

tratto da "Il Gazzettino" del 16 luglio 1996, pagina III (edizione di Pordenone)

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"Guai a chi tocca l'ergastolo"

Callegaro / Duro intervento contro la proposta di legge di Rc

Roma - Di fronte la disegno di legge proposto dalla senatrice Salvato di Rifondazione comunista per abolire la pena dell'ergastolo, Luciano Callegaro non ci ha visto più.

Il senatore pordenonese del Polo per le libertà è intervenuto con decisione ai lavori della Commissione giustizia di Palazzo Madama, davanti al sottosegretario Giuseppe Ayala. "innanzitutto - ha esordito Callegaro - sotto l'aspetto strettamente giuridico più volte la Corte costituzionale ha affermato la legittimità del carcere a vita, rilevando che la pena ha sì lo scopo di rieducare il condannato, ma persegue anche fini di dissuasione e di difesa sociale.

Secondo il parlamentare di Pordenone "oltretutto già ora il condannato all'ergastolo, dopo 26 anni di buona condotta, può ottenere la libertà. Sotto l'aspetto politico - ha incalzato il senatore - il legislatore deve farsi interprete (e tradurlo in norme) del comune sentire della società, non fare balzi in avanti arrogandosi il compito di guidare la comunità imponendole i suoi punti di vista". Questo genere di cultura "incarnerebbe un autentico spirito totalitario". E "nell'81 fallì un referendum che puntava proprio ad abolire l'ergastolo: raccolse il voto contrario di tre quarti dell'elettorato.

Oggi quel referendum incontrerebbe il 90 per cento di no".

Callegaro interviene anche riguardo all'accompagnamento che Michelangelo Agrusti gli assicurerebbe a sostegno della sua attività politica, secondo quanto da noi scritto domenica. "Agrusti è mio amico, mio cliente, al quale tutti riconoscono un finissimo fiuto politico e un'aperta lealtà. Tant'è che tuttora da lui si snodano le code dei postulanti politici d'ogni colore". Però "Agrusti non è mai stato affiliato o simpatizzante del Ccd, né si è mai visti - scherza Callegaro - che sia il cliente a consigliare il suo avvocato. Ho vent'anni di più di lui ed esperienza sufficiente per onorare il mio mandato elettorale".

M.B.

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Quello che segue è il comunicato che ho inviato al giornale

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COMUNICATO STAMPA

In riferimento all'articolo pubblicato a pagina III de "Il Gazzettino", edizione di Pordenone, di martedì 16 luglio 1996 e intitolato "Guai a chi tocca l'ergastolo".

Stupisce la presa di posizione del senatore Luciano Callegaro sul tema "ergastolo", e ancora di più, stupiscono gli argomenti addotti da parte di un senatore che è anche avvocato, operatore di giustizia.

Che la Corte Costituzionale abbia più volte affermato la legittimità della condanna al carcere a vita, invece, non stupisce affatto; troppo spesso la Consulta ha deciso proprio seguendo i presupposti "filosofici" che Callegaro fa propri, quelli del seguire il presunto "comune sentire" della società e non quelli dell'indicare le nuove frontiere del diritto e dei diritti. basandosi sui princip( dettati dalla Costituzione e dai trattati internazionali sui diritti umani, civili e politici che anche l'Italia si è impegnata a rispettare.

Callegaro afferma, citando sentenze della Corte Costituzionale, che la pena ha sì lo scopo di rieducare il condannato, ma persegue anche fini di dissuasione e di difesa sociale. Qui il discorso è esattamente analogo a quello di chi propugna la pena di morte. Dissuasione e difesa sociale. Ma, analogamente a quanto già abbondantemente dimostrato nel campo "pena di morte", anche sul tema "ergastolo" non vi sono prove della effettiva validità di tale pena come dissuasore, e, se mai ve ne fossero, una pena di 30 o 40 anni di carcere avrebbe senza dubbio lo stesso potere di dissuasione e di difesa sociale, ma anche una luce di speranza in fondo al tunnel, presupposto per una anche minima valenza rieducativa della pena. Luce che invece viene negata a chi trova scritto sui documenti di traduzione al carcere: "fine pena: mai".

Inoltre appare ipocrita l'affermazione che, dopo tutto, per chi è condannato all'ergastolo, dopo 26 anni di buona condotta è possibile ottenere la libertà.

In questo Paese la certezza del diritto è, ad essere ottimisti, nebulosa. Si dà valore all'affermare, da principio, il feroce cipiglio e la pena pesantissima, per poi essere magnanimi una volta annullate dignità, speranze e diritti civili. Esattamente il "modus operandi" dei dittatori stile "Stato Libero di Bananas".

Infine il richiamo al risultato referendario del 1981, in sé legittimo e opportuno, viene in qualche modo "forzato" dalla previsione che fa Callegaro sugli esiti di una sua eventuale ripetizione. Questa previsione è tutta da dimostrare, poiché, ad esempio, anche le previsioni sulla posizione della "pubblica opinione" riguardo alla pena di morte si sono rivelate quanto meno inesatte, proprio sulla base di sondaggi effettuati negli scorsi mesi.

Per concludere, vorrei esortare il senatore Callegaro a essere meno inseguitore e più conducente, poiché le valutazioni sulle sue qualità politiche andranno fatte non soltanto su come avrà saputo essere "portavoce del popolo" ma anche, e per quel che mi riguarda soprattutto, su come avrà saputo e potuto far fare qualche piccolo passo (anche poco, non si pretendono miracoli) nel migliorare questa società.

John Fischetti

"Nessuno tocchi Caino" lega internazionale per l'abolizione della pena di morte.

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--- MMMR v4.56 beta * Gutta cavat lapidem

 
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