100 detenuti nel braccio della morte.
Mentre ad Atlanta sono in corso di svolgimento le Olimpiadi del
centenario, più di 100 uomini condannati alla pena capitale stanno aspettando il giorno dell'esecuzione nel braccio della morte di un
carcere situato a sole 40 miglia dal villaggio degli atleti. Questa "scoperta" e stata divulgata da Amnesty International, durante la presentazione di un rapporto definito "provocante" sull'applicazione razzista della pena di morte nello Stato Americano della Georgia.
"Ci vuole una spaventosa quantità di ipocrisia da parte delle autorità statali -ha affermato Pierre Saune, segretario generale di Amnesty International, - per proclamare che Atlanta e la capitale moderna dei diritti umani, quando nel frattempo si continua a condannare persone
alla sedia elettrica (metodo di esecuzione più usato in Georgia ndr)".
"Le autorità della Georgia -ha detto ancora il segretario di Amnesty
International, organizzazione premio Nobel per la Pace 1977 - citano
continuamente la volontà dei cittadini per giustificare la pena di
morte. Ma la stessa giustificazione era usata quando nello stato si discuteva se continuare le pratiche della schiavitù e del linciaggio". Amnesty International ha consegnato al governatore della Georgia, Zell Miller, una petizione firmata da mezzo milione di persone che chiedono
al governo del territorio "olimpico" di fermare le condanne a morte e
le esecuzioni. A questo proposito bisogna ricordare che la Georgia e
al quinto posto nella graduatoria delle condanne a morte eseguite negli
U.S.A.. Secondo il rapporto di Amnesty International, intitolato "La
pena di morte in Georgia, razzista, arbitraria ed iniqua", ad Atlanta
e in tutto lo Stato gli imputati di colore hanno molte più probabilità
di venire condannati a morte che gli imputati bianchi colpevoli di avere commesso lo stesso reato. Inoltre, sempre secondo Amnesty International
gli imputati neri vengono spesso condannati "dopo processi dove hanno ricevuto un'assistenza legale inadeguata, da parte di avvocati apertamente razzisti". Significativo il caso di Eddie Lee Ross, un afro-americano condannato a morte dopo essere stato difeso da un legale che per 50 anni
ha fatto parte del Ku Klux Klan.
( AMERICA OGGI, 24 Luglio 1996).