Su "la Repubblica" del 1· aprile Furio Colombo firma l'editoriale <>. Trascrivo la conclusione del pezzo:"...la recente e solenne presa di posizione contro la pena di morte della potente associazione degli avocati americani e le dichiarazioni congiunte del cattolicesimo, dell'ebraismo e del protestantesimo amerciano, mostyrano che c'è una mobilitazione diffusa. Mostrano chegrupi stranieri come <> non sono più visti come distrubatori esterni. Ciò che sta accadendo è il consumarsi della presunta superiorità dela pena di morte, il trucco di scambiare la qualità estrema di questa pena con la qualità estrema - dunque superiore - della giustizia. Sta venendo alla luce il vero effetto dela pena dimorte. Si irradia a raggio sempre più largo sulla vita di tutti, rende tutto più squallido, più brutale, più cattivo, più pericoloso. Genera uno spirito di vendetta destinato a nutrire se steso, a provocare un inquinamento sempre più grave dei sentimenti collettivi. Tutto questo adesso non è più il tema di un convegno. Ma anche grazioe a chi si è ostinato a organizzare convegnista diventando discorso comune. Il monumentio alla pena dimorte ha perduto il mantello della giusrtizia e rivelato la sua natura piccola, crudele, nociva alla natura e alla cultura di una comunità. Da oggi è ilmonumneto a un mostro, che sarà più facile combattere.".