>.La pena di morte. La invocano molti, in questo momento. Ma davvero si crede che la terribilità della pena possa agire da deterrente? O non è piuttosto (abbastanza ovvio dopo Freud) che una parte della società vuole, attraverso la legge, impunemente ed estremamente delinquere?
Che la pena di morte sia un delitto <>, quale il singolo non può mai consumare, meglio di Beccaria celo dice Dostoevskij ne "L'idiota": <ù facile morire, te la tolgono con certezza ("con certezza" è in corsivo, ndr); qui c'è una condanna, e appunto nella certezza che non vi sfuggirai sta tutto l'orrore del tuo tormento, e al mondo non c'è tormento maggiore di questo. Conducete un soldato, durante il combattimento, proprio davanti a uncannone, collocatelo lì e tirategli addosso: continuerà a sperare; ma leggetegli la sentenza che lo condanna con certezza (in corsivo, ndr), ed impazzirà o si metterà a piangere. Chi ha detto che la natura umanaè in grado di sopportare questo senza impazzire? Perchè un affronto simile, mostruoso, inutile, vano?...Di questo strazio e di questo orrore ha parlato anche Cristo. No, non è lecito agire così con un uomo>>...".