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Conferenza Hands off Cain
Manfredi Giulio - 24 settembre 1997
LEONARDO SCIASCIA SULLA PENA DI MORTE.
(da "Nero su nero", Einaudi, 1979, pag.69)

"...Le convinzioni degli italiani sono estremamente fragili. O non sono soltanto degli italiani,oggi? - Siamo una diecina di persone: tutti per la libertà, per la giustizia, contro i sacrifizi umani, la pena di morte, la tortura. Si vine a parlare, inevitabilmente, delle tre bambine di Marsala (uccise da un loro parente, ndr). E restiamo soltanto in due a sostenere che il <>non va consegnato alla popolazione nè fucilato, come si diceva una volta, <>.

La pena di morte. La invocano molti, in questo momento. Ma davvero si crede che la terribilità della pena possa agire da deterrente? O non è piuttosto (abbastanza ovvio dopo Freud) che una parte della società vuole, attraverso la legge, impunemente ed estremamente delinquere?

Che la pena di morte sia un delitto <>, quale il singolo non può mai consumare, meglio di Beccaria celo dice Dostoevskij ne "L'idiota": <ù facile morire, te la tolgono con certezza ("con certezza" è in corsivo, ndr); qui c'è una condanna, e appunto nella certezza che non vi sfuggirai sta tutto l'orrore del tuo tormento, e al mondo non c'è tormento maggiore di questo. Conducete un soldato, durante il combattimento, proprio davanti a uncannone, collocatelo lì e tirategli addosso: continuerà a sperare; ma leggetegli la sentenza che lo condanna con certezza (in corsivo, ndr), ed impazzirà o si metterà a piangere. Chi ha detto che la natura umanaè in grado di sopportare questo senza impazzire? Perchè un affronto simile, mostruoso, inutile, vano?...Di questo strazio e di questo orrore ha parlato anche Cristo. No, non è lecito agire così con un uomo>>...".

 
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