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Conferenza Hands off Cain
Partito Radicale Centro Radicale - 23 novembre 1997
Iniziative sull'abolizione della Pena di Morte al PE

IL MOVIMENTO MONDIALE PER L'ABOLIZIONE DELLA PENA DI MORTE

di Olga Cechurova e Paolo Atzori

La lunga lotta del Partito radicale e della Lega Internazionale per l'Abolizione della Pena di Morte - oggi Nessuno Tocchi Caino, associazione federata al Partito radicale - ha compiuto, dal 1993, anno in cui promossero ufficialmente la campagna mondiale per l'abolizione, dei progressi notevoli, soprattutto al livello delle istituzioni internazionali. Gli sforzi del PRT, attraverso campagne simultanee su più livelli volte a coniugare le energie dei cittadini e dei loro rappresentanti al fine di ottenere un aperto e chiaro sostegno su questo aspetto sia da parte di parlamenti nazionali che da parte di entità sovranazionali, ha prodotto risultati importanti.

Vale la pena ricordare l'esclusione della pena di morte dallo statuto dei Tribunali Internazionali per i crimini commessi nella ex-Jugoslavia e in Rwanda, così come dal progetto di Statuto del Tribunale Penale Internazionale.

Nel corso degli ultimi tre, quattro anni i parlamenti di molti paesi, europei e non, hanno modificato il proprio atteggiamento rispetto a tale fondamentale questione riguardante i diritti umani. La situazione è notevolmente migliorata all'interno della Comunità europea, con un netto e costante rafforzamento della posizione abolizionista. Alcuni dei Paesi Membri - Belgio, Spagna e Italia - hanno proceduto all'abolizione totale della pena di morte, esclusa anche per i crimini cosiddetti di guerra. Al di fuori dell'Unione europea, nell'ambito del Consiglio d'Europa, alcuni paesi che avevano fatto domanda di adesione - Federazione Russa, Ucraina, Moldavia - hanno fatto approvare una moratoria sulle esecuzioni capitali, coerentemente con gli impegni presi, in modo di avere il tempo per procedere alle necessarie modifiche costituzionali. Sulla stessa linea stanno procedendo speditamente la Georgia e l'Armenia.

Più recentemente, alla conclusione dei lavori della Conferenza Intergovernativa, l'Unione europea, su invito dell'Italia, ha incluso nel Trattato di Amsterdam un paragrafo che ribadisce l'importanza da essa attribuita all'abolizione universale della pena di morte.

Il Parlamento europeo si è espresso a più riprese contro la pena di morte, in un primo momento pronunciandosi in occasione di casi specifici (Algeria, Egitto, Stati Uniti), in seguito sempre più ponendo la propria attenzione sul problema della pena di morte in generale. Tale maturazione politica si riflette in particolar modo nel testo di alcune risoluzioni che il PE e l'Assemblea Paritetica ACP-UE hanno adottato durante il 1996 e il 1997 riaffermando "la propria assoluta opposizione alla pena di morte". Sia la Risoluzione del PE del 20 di febbraio 1997 che la risoluzione dell'Assemblea Paritetica chiedono "a tutti gli Stati membri di sostenere durante la Sessione 1997 della Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite una risoluzione per l'adozione di una moratoria sulle esecuzioni capitali come primo passo verso l'abolizione della pena di morte per tutti i crimini".

La prova concreta della capacità della comunità internazionaledi raggiungere importanti decisioni in favore dei principi della democrazia e del rispetto dei diritti dell'uomo è data dall'approvazione, il 3 aprile scorso, da parte della Commissione ONU sui Diritti Umani, di una risoluzione che chiede all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite l'introduzione di una moratoria universale sulle esecuzioni. Gli sforzi ininterrotti dei radicali, che erano stati determinanti per l'approvazione delle risoluzioni del PE, specialmente le ultime cinque, hanno innescato un meccanismo molto importante all'interno della Commissione ONU, convincendo l'Italia, seguita poi da altri paesi dell'UE, a farsi le capofila della schiera dei paesi favorevoli alla risoluzione per la moratoria. La risoluzione esprime la propria convinzione che l'abolizione della pena di morte sia un contributo essenziale alla promozione della dignità umana e allo sviluppo progressivo dei diritti umani, sottolineando in tal modo la portata universale de

i diritti umani.

Tale risultato, in parte inatteso, ha rovesciato il voto dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite 1994, nel corso della quale una simile risoluzione per l'introduzione della moratoria universale delle pene capitali era stata respinta per soli sette voti. Persa la battaglia, e grazie alla sconfitta, il fronte abolizionista ha potuto misurare la forza, la strategia e l'assetto del nemico da battere. Il successo dell'aprile 97 alle nazioni unite mostra innanzitutto che l'alleanza dei paesi anti-abolizionisti non è invincibile né troppo compatta (all'interno di tale gruppo vi sono paesi assai diversi, quali la Cina e gli Stati Uniti, il Giappone e la Birmania o l'Indonesia). Appare dunque possibile rovesciare un equilibrio che si mostra più fragile di quanto fosse stato ipotizzato.

Ciò nonostante le Nazioni Unite rimangono per noi radicali il principale campo di battaglia - quello sul quale si condurrà l'offensiva per l'istituzione della moratoria universale delle pene capitali durante la prossima sessione dell'Assemblea Generale, per arrivare in seguito alla abolizione universale della pena di morte. Al fine di non sprecare la grande occasione che l'impegno radicale ha determinato in seno alla Commissione per i diritti umani delle Nazioni unite, Nessuno Tocchi Caino e il Partito radicale hanno rilanciato una campagna a largo raggio inviando a migliaia di parlamentari, sindaci e politici un appello che chiede "ai governi dei Paesi Membri delle Nazioni Unite di promuovere e sostenere, sia durante la prossima riunione della Commissione per i diritti umani a Ginevra che nel corso dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, le risoluzioni che introducono una moratoria universale delle esecuzioni capitali per il 1998". Al fine di aumentare il numero di paesi in favore della moratoria e del

la successiva abolizione, i radicali stanno sottoponendo ai parlamenti di diversi paesi una proposta di risoluzione che ai propri governi "di sostenere i principi e gli obiettivi contenuti nella risoluzione della Commissione ONU per i diritti umani".

Allo stesso giorno, alla stessa ora, la stessa risoluzione dovrebbe essere approvata dal maggior numero di parlamenti possibili per dare così una forte spinta alle istituzioni internazionali perché il 1998 diventi l'anno della moratoria universale delle esecuzioni capitali. Tale possibile successo,cento anni dopo l'abolizione universale della schiavitù, richiede la nostra capacità di unire le energie per il raggiungimento di tale passo fondamentale verso la definitiva abolizione della pena di morte in tutto il mondo.

 
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