PENA DI MORTE: RISCHIO RIPRESA ESECUZIONI NELLE FILIPPINE. IL SENATO CHIEDE AL GOVERNO DI INTERVENIRE.
Su iniziativa di Nessuno tocchi Caino al Senato, è stata depositata oggi un'interrogazione, primo firmatario Carlo Rognoni, ma sostenuta anche da Ersilia Salvato, Francesca Scopelliti, Cesare Salvi, Athos de Luca e Pietro Milio, rivolta al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro degli Affari Esteri perché si attivino per scongiurare il ritorno della pena di morte nelle Filippine.
Risulta infatti che martedì scorso un giudice ha disposto che venga giustiziato Leo Echegaray, il cittadino filippino condannato a morte nel 1994, la cui esecuzione, fissata dalla Corte Suprema tra il 28 febbraio e 28 agosto era stata rinviata per un ricorso sulla costituzionalità del nuovo metodo di esecuzione introdotto nelle Filippine nel 1996, l'iniezione letale. La Corte Suprema però in ottobre ha rigettato il ricorso spianando così la strada alla prima esecuzione nel paese dopo 22 anni di moratoria. La vita di Leo Echegaray dipende ora solo dalla grazia da parte del Presidente delle cattoliche Filippine Joseph Estrada. Il Senato ha chiesto al Governo di attivarsi direttamente nei confronti delle Filippine ma anche di operare in modo che l'Unione Europea intervenga.
Le Filippine sono state nel 1987 il primo paese asiatico ad avere abolito la pena di morte che hanno però reintrodotto nel 1994. Da 22 anni non ha luogo nessuna esecuzione. Nel solo mese di ottobre sono però state pronunciate ben 72 condanne a morte, un record per il paese dove ben 820 sono le persone detenute nei bracci della morte.