Vorrei esporre una serie di obiezioni contro l'adozione dell'E. come lingua internazionale (LI), nella speranza che la reazione di qualche esperantista a queste critiche mi aiuti a comprendre meglio la questione della LI.Si dice che si dovrebbe adottare l'E. perche'
e' una lingua non-etnica, che quindi non veicola la cultura di un popolo, che quindi non da' una sorta di vantaggio ad un determinato popolo, che insomma nn implica l'accettazione di una cultura, come invece sarebbe per l'inglese. Non capisco questa argomentazione: l'E. e' una lingua, quindi e' anche veicolo di cultura, della cultura di chi
lo ha inventato e di chi lo ha sviluppato.
L'E. e' chiaramente una lingua dalle caratteristiche latine, quindi ipso facto
implica, in maniera meno esplicita dell'inglese, ma quindi forse in maniera piu' subdola, l'accettazione di una cultura.
Ovvero, se parlo E., se ragiono in E., acquisisco, per la forza stesa della parola,
parte di quella cultura. Questo avverrebbe per
ogni lingua, ma allora prefersico l'inglese,
che, potrei dire, e' almeno una cultura collaudata, che ''funziona'' da secoli (e che,
per le mie inclinazioni politico-filosofiche, e' anche una cultura che mi piace...). Chi mi garantisce che l'E.
non sia portatore di qualche ''virus'' ideologico, che produca, per quanto e' in potere di una lingua, una evoluzione culturale negativa, che insomma faccia evolvere la societa in una direzione disastrosa?
Si dice che imparare l'E aiuta ad imparare anche le altre lingue. L'ho sentito idre anche del latino. E del francese, e del tedesco, e dell'inglese. Ho la sensazione che qualunque lingua aiuta a comprendere le altre lingue: il che non e' strano, almeno finche'
parliamo di lingue affini, come quelle del ceppo indoeuropeo.
Ho anche sentito dire che l'E. e' facile da imparare, perche' ha poche regole grammaticali. Intanto, l'inglese e' ancora piu' facile da imparare, se non latro perche' mezzo mondo gia' lo parla. Inoltre, se e' una lingua cosi' semplice, forse e' anche
perche' e' una lingua rozza, incapace di esprimere in profondita' il pensiero di chi lo parla (ma questa e' solo una insinuazione da parte mia, perche non conosco l'E...).
Insomma, per concludere, mi sembra che l'E sia una scelta sbagliata. L'inglese si e'
dimostrata una lingua dalle incredibili
capacita' di evoluzione, che e' parlata,
e quindi mdificata ed evoluta, da gente di ogni paese. E' una lingua che ha saputo
arricchirisi di termini italiani, francesi, tedeschi, spagnli , giapponesi, ecc.: per le strade americane l'inglese e' gia' una vera LI, parlata, con diverso accento, diversa mentalita', diversa grammatica, perfino, da gruppi etnici di ogni tipo. E' la lingua che
ha saputo crescere con la tecnologia, che
e' flessibile, semplice eppure ricca di
comunicativa, pratica e collaudata.
Che altro ci serve?
E per finire, chi va a spiegare a tutti quei popoli, in asia, in africa, in sudamerica, che hanno ormai assimilato l'inglese ''basic'', che in inglese riecono a comunicare, che in inglese issano i cartelli di protesta come a Tien-an-men, che grazie all'inglese riescono a studiare nelle universita' americane e d europee, che si sono sbagliati, che ora e' bene che si mettano a studiare questa nuova lingua
misteriosa, inventata da uno sconosciuto
(europeo anche lui, colonizzatore anche lui,
imperialista anche lui, uomo bianco anche lui), che e' l'esperanto?