Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
ven 18 lug. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Conferenza Lingua internazionale Fundapax
Partito Radicale Lapo - 7 gennaio 1999
»Serve una scuola comune europea
lunedi , 04 gennaio 1999

In primo piano

------------------------------------------------------------------------

Quello che segue è parte dell'intervista rilasciato da Berlinguer il 4 gennaio,

come si può leggere il ministro ancora crede alla befana e babbo natale: confonde comunicazione

di base, comunicazione linguistica reale e identità linguistico-culturale.

E meno male che ha capito pure lui che senza una comune identità culturale l'euro serve a ben

poco...

»Se non si crea una coscienza sarà molto ifficile fare funzionare l'euro

di Giulio Benedetti

ROMA - Ministro Berlinguer, è vero che state ignorando l'euro? Che ne pensa

del grido di allarme lanciato dalla commissaria europea Emma Bonino

nell'intervista pubblicata ieri sul »Corriere della Sera : »La scuola è la

rete di informazione più diffusa e capillare che ci sia e gli studenti sono

un importante settore moltiplicatore delle conoscenze. Ma non mi sembra che

il settore dell'educazione si sia mobilitato, se si escludono casi isolati

di buona volontà .

»No, non abbiamo affatto trascurato l'euro - replica il titolare Luigi

Berlinguer -. Anzi, sulla nuova moneta sono state prese diverse iniziative.

(...) Se non ricordo male, in molte città le scolaresche hanno

già effettuato delle simulazioni di acquisto in euro, recandosi con i

propri insegnanti al mercato e nei negozi.(...)

Se il timore è di non imparare a contare in euro, non sono affatto

preoccupato. Sono certo che impareremo: prima i bambini e poi i vecchietti.

E un altro il problema che mi preoccupa, quello dell'identità culturale

europea .

Su questo tema il ministro per le Riforme, Giuliano Amato, ha espresso,

sempre sul »Corriere della Sera , questo giudizio: »l'Europa compie con

grande coraggio una scelta unificante irreversibile, ma al tempo stesso

perdura nel rifiuto di darsi un'indentità comune culturale, oltre che

politica . A che punto è l'omogeneizzazione dei sistemi scolastici?

»Governi e sistemi formativi non vogliono abbandonare una certa chiusura

statalista. Hanno accettato la moneta unica ma resistono sul fronte

dell'istruzione e della formazione. Insomma ognuno pensa la scuola a modo

suo. Il rischio grave che si corre è questo: avremo un euromercato del

lavoro sviluppato e dei titoli di studio autarchici e male spendibili che

non favoriranno di fatto la mobilità. Inoltre se non si assume il problema

della creazione di una coscienza europea, di un'identità e

un'armonizzazione delle diverse scuole degli stati membri, sarà molto

difficile far funzionare l'euro. Sarà bene che i capi di governo ne

prendano coscienza. Se vale per la politica estera, la difesa e il fisco

vale anche per la scuola .

Lei quali passi verso l'Europa ha fatto fare alla scuola italiana?

»Nel maggio del '97 insieme ai ministri dell'Istruzione francese, tedesco e

inglese abbiamo sottoscritto alla Sorbona di Parigi una dichiarazione nella

quale si traccia la strada per un ordinamento europeo degli studi un

iversitari, che sta procedendo. E questo, senza sollecitazioni da parte di

commissari europei, tanto per intenderci. C'è un crescente finanziamento

dei programmi di mobilità studentesca ex Erasmus. Abbiamo investito nelle

tecnologie perché oggi si diventa europei anche con Internet.

Un'altra barriera che stiamo rimuovendo è quella delle lingue. Se l'Europa resta una

Babele non sarà mai unita. Così abbiamo varato un programma che sta

riscuotendo un buon successo. Alle medie sono stati presentati 5 mila

progetti e alcune migliaia alle elementari. Si tratta di apprendere in modo

non tradizionale - cioè con particolare attenzione alla conversazione - le

principali lingue europee .

Oggi la moneta europea affronta la prova delle Borse, quando partirà la

scuola comune?

»Per quanto riguarda la scuola intendiamo proporre agli altri Paesi

un'energica iniziativa di armonizzazione, sulla linea della "Dichiarazione

della Sorbona", per rafforzare l'identità europea. I programmi di studio

non possono essere solo nazionali o prevalentemente nazionali. La storia

del pensiero, delle forme espressive e artistiche non può essere solo

quella nazionale. L'identità culturale del cittadino europeo oggi deve

diventare il primo obiettivo dell'istruzione. Qui è ancora tutto da fare .

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail