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Il Giornale del 17/6/99
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CAMBIANO I MACCHINISTI MA IL TRENO RADICALE NON SI FERMA

Solo il binario è diverso: dalla rivoluzione libertaria a quella liberale e liberista

Di Marco Ventura

Cambiano i nomi dei macchinisti, ma il treno radicale continua a correre. C'è chi sale, chi scende, chi torna, chi se ne va per sempre. Tutti, anche i fuoriusciti, dentro di loro si sentono ancora radicali, e nonostante i litigi riescono persino a gioire della vittoria dell'8,5 per cento. A gettare il carbone nella locomotiva c'è sempre Marco Pannella, e con lui, della vecchia guardia, Emma Bonino, Sergio Stanzani, Paolo Vigevano, Lorenzo Strick Lievers. Ma basta. Gli altri sono "out", dispersi in altri partiti e altre sfere: Massimo Teodori, Gianfranco Spadaccia, Mauro Mellini, Adelaide Aglietta, Adele Faccio, Marco Taradash, Peppino Calderisi, Francesco Rutelli, Marco Boato... Diaspora a destra e a sinistra. Rutelli si fa verde-cattolico-democratico, Negri inventa l'Osservatorio sul Giubileo e lancia la decisiva campagna Emma for president. Ai "vecchi" subentrano i "nuovi", e alla bandiera dei diritti civili (aborto, droga, divorzio, e poi obiezione di coscienza, fame nel mondo e Tibet) subentra quella di

altri diritti civili, economico-sociali. Alla rivoluzione libertaria, quella liberale e liberista.

Filo conduttore è tuttora il riformismo: elettoral-economico. Tra flessibilità, maggioritario all'inglese e giustizia giusta. Ma gli araldi del Pr versione 8,5 (ottimo nelle pr, pubbliche relazioni) si chiamano Marco Cappato, neoconfermato coordinatore ventiseienne, e a New York al Pr-organizzazione non governativa di primo rango, Rita Bernardini che viene da Radio radicale e la cui abnegazione è a prova di sciopero della fame e della sete, Mariano Giustino maratoneta della concione di piazza nelle tante "no stop" oratorie radicali, Maurizio Turco affidabile instancabile funzionario prima del movimento e poi a Bruxelles, Daniele Capezzone rampante depositario degli slogan radicali anni '90, Danilo Quinto inventore del Call center con le segretarie telefoniche pronte a piombare come candide arpie sui potenziali "contributori", Massimo Bordin direttore di Radio radicale dopo un'infanzia trotzkista a Radio città futura... Gli storici detentori dei cordoni della borsa radicale sono Paolo Vigevano, fondatore di R

adio radicale, e Sergio Stanzani che dopo la pluriennale esperienza di Teleroma 56 si è occupato di Non c'è pace senza giustizia, promotrice del tribunale penale permanente internazionale. Strick Lievers, galantuomo di quelli all'antica, dispensa la sua cortesia e saggezza compensando gli eccessi di elettricità di via di Torre Argentina. Ecco, ancora, Roberto Cicciomessere, che vinse la sfida, dell'autofinanziamento da venti miliardi lanciando l'iscrizione tramite carta di credito e ha scoperto e introdotto Internet in Italia tramite Agorà, la piazza telematica dei forum d'opinione e dei servizi.

Vecchie battaglie accompagnano sotto e sopra la traccia il cammino radicale nei decermi. C'è l'abolizione della pena di morte reclamata da Nessuno tocchi Caino, la creatura della compianta Maria Teresa di Lascia (dal sanguigno indimenticabile carattere da guerriera, e vincitrice postuma del premio Strega), oggi diretta da Sergio D'Elia, ex Prima linea, e Alessandra Filograno. Fresco l'acquisto di un'altra volontaria d'eccezione, Francesca Mambro moglie di Giusva Fioravanti Presente, sempre, Valeria Ferro col suo Centro d'ascolto radiotelevisivo che fa le bucce ai mass media computando i tempi della censura. Sul fronte internazionale, contano Paolo Pietrosanti erede della storica campagna pro Tibet e anti Cina, in sede europea Olivier Dupuis (antesignano dell'obiezione di coscienza) e Gianfranco Dell'Alba, portabandiera radicale al Parlamento di Strasburgo. In crescita, ormai da qualche anno, il responsabile economico del Pr, Benedetto DellaVedova, giovane liberista a 24 carati, freddo, serio, determinato neo

èurodeputato. Gravitano infine in area Geppi Rippa, loquace visionario direttbre-editore-redattore di Quaderni radicali maniaco del postmodemo, e il profeta dell'esperanto, Giorgio Pagano, che riuscì a condurre alla Radio un programma in esperanto, dicono perché il francofono Pannella avrebbe voluto sostituire l'inglese con la "lingua di tutti".

 
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