CONFERENZA GENERALE UNESCO: Tavola rotonda dei Ministri della Cultura.
Il 2 Novembre si è svolta, nel quadro della 30sima sessione della Conferenza Generale dell' UNESCO una tavola rotonda di una quarantina di ministri o viceministri della cultura del mondo.
L'iniziativa, promossa dalla ministro Canadese Sheila Copps, nel quadro del decennio mondiale dello sviluppo culturale e del follow up della Conferenza intergovernativa di Stoccolma sulle "Politiche culturali dello sviluppo", si proponeva di affrontare lo scottante tema della diversitá culturale di fronte alla mondializazzione.
Il dibattito tra i ministri, presieduto dalla Copps e dalla sua omologa francese Trauttman, ha finito per concentrarsi su due temi: le reazioni alla globalizazzione e, sopratutto, la questione dell'eccezione culturale in vista dell'imminente riunione di Seattle della WTO sui prodotti dell'audiovisivo.
Molti relatori hanno sottolineato il fatto che le leggi dell'economia sono diverse e a volte opposte a quelle della democrazia (secondo ilrappresentante russo infatti l'approccio economicista non è sufficiente) e che i valori che promuove, come competitività e redditività, sono difficilmente compatibili con la promozione della cultura (il ministro della Mongolia ha affermato che l'economia è un processo a breve termine mentre la cultura ha bisogno di lungo respiro).
Per questo i popoli la guardano a volte con sospetto e temono di rimanerne soffocati (il rappresentante belga ha parlato di reazioni shock provvocate dall'uniformizazzione della cultura) sopratutto a causa dell'incidenza incredibile dei prodotti dell'industria culturale e dei mass media americana (il ministro tunisino ha parlato senza mezzi termini di egemonia cinematografica americana ed ha affermato che i popoli hanno diritto di comunicare su un piede di parità. Anche il ministro dello Yemen ha duramente criticato, anche se in modo non esplicito, gli americani per la loro assenza alla tavola rotonda. Il ministro ugandese invece ha afferrmato che le culture dei paesi più forti non dovrebbero essere autorizzate a soffocare quelle degli altri paesi).
Da qui un forte richiamo a fare qualcosa di concreto per difendere realmente la diversità culturale (la rappresentante lituana ha ricordato che delle 9 famiglie linguistiche baltiche ne sopravivono solo due, mentre il ministro ungherese ha messo in guardia che se non sarà tenuta sotto controllo la globalizazzione rischia di distruggere le risorse umane in grado di trovare le soluzioni ai problemi dell'umanità. Anche il ministro dello Yemen ha ricordato che non si vuole respingere la globalizazzione ma si deve combattere contro le sue conseguenze più nefaste ed interrogarsi su quale sarà la tappa successiva della mondializazzione): insomma per dirla con il ministro del Guatemala, "bisogna salire sul treno della globalizazzione tenendo però ben presente chi sono i nostri antenati".
In questo contesto è da annotare un battibecco (peraltro molto civile) tra il ministro romeno ed il suo omologo svizzero: il primo aveva infatti ipotizzato che i recenti successi dell'estrema destra in Europa erano da leggersi alla luce dei processi di unificazione europea economica e politica ma anche della sua conseguente omologazione culturale, il secondo, sentitosi preso di mira e forse con un pizzico di coda di paglia, ha risposto che la Svizzera è un piccolo paese multilingue ed ha il dovere di difendere la propria identità.
Per quanto riguarda l'eccezione culturale alle regole della WTO sui prodotti culturali, si sono letteralmente creati due fronti: il primo sopratutto guidato dai paesi meditarrenei, francofoni (in prima fila da sempre, come ha ricordato il rappresentante belga) ed ispanofoni (non a caso il Direttore Generale dell'UNESCO, lo spagnolo Mayor, ha sottolineato a lungo l'importanza di questa eccezione ma, anche se per placare le polemiche, l'ha inserita nel quadro dei diritti d'autore e della proprietà intelletuale), promotore di questa impostazione, l'altro, minoritario, comprendente i paesi del nord Europa ed i paesi anglofoni, sopratutto tra quelli che aderiscono al Commonwealth, che la contestano con forza (la rappresentante delle Barbados ha fatto notare che la loro industria culturale vive ovviamente di esportazioni e normative protezionistiche in difesa della diversità culturale rischierebbero di soffocarla, rivelandosi cosi controproducenti).
Poche le proposte concrete tra cui quella di rendere annuale l'iniziativa e trasformare questa tavola rotonda in una vera e propria rete di Ministri della cultura (come ha suggerito Mayor).
Il ministro della cultura del Quebec (invitata come osservatrice) ha infine lanciato l'idea di creare un'organizazzione mondiale degli scambi culturali, sul modello proprio della WTO.
La rappresentante delle Filippine ha invece auspicato di estendere la tavola rotonda ai ministri economici e delle questioni dello sviluppo, per evitare il rischio di parlarsi adosso.
Molti gli oratori che hanno chiesto un seguito più concreto ed efficace di Stoccolma, in particolare il rappresentante elvetico si èdichiarato pronto a collaborare perché venga messo in atto il Piano d'Azione.
La Tavola rotonda ha anche approvato un breve documento finale di sintesi, che sarà distribuito domani.
Da notare che il ministro dell'Azerbajan ha annunciato la costituzione di un'organizazzione dei paesi turcofoni per promuovere quella lingua e quella cultura.
Il ministro irakeno, denunciando le distruzioni dei siti e delle istituzioni culturali del suo paese da parte degli angloamericani, ha trasformato il suo intervento in un atto di propaganda politica.
Parigi, Lapo Orlandi