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Partito Radicale Giorgio - 3 novembre 1999
Melandri: »Pił mercato per la cultura
Sole 24 Ore del 31/10/1999

ROMA »E importante sottolineare lĘunanimitą con la quale i 15 paesi dellĘUe hanno inserito nel mandato per il Millennium Round lĘobiettivo di mantenere allĘUnione e agli Stati membri la possibilitą di preservare e sviluppare le loro politiche culturali e audiovisive con lo scopo di conservare le loro identitą culturali . Giovanna Melandri, ministro dei Beni e delle Attivitą culturali, oltre a evidenziare la novitą costituita dallĘunanimitą su una posizione che in passato aveva spesso diviso lĘUnione, tiene innanzitutto a chiarire come lĘItalia intenda sostenere e appoggiare tale mandato, a partire dal primo appuntamento di Seattle, in calendario dal 30 novembre al 3 dicembre.

Qualcuno accuserą lĘEuropa di voler prolungare un protezionismo dei propri prodotti, perdenti sul mercato...

Non si tratta di protezionismo ma di sostenere la promozione e la circolazione delle opere culturali europee in Europa, a partire dallĘaudiovisivo. In questa chiave va letta la richiesta di esenzione, pił che di eccezione, culturale. Il negoziato si apre alla vigilia del nuovo millennio, con un panorama della comunicazione assai diverso da quello esistente durante lo svolgimento dellĘUruguay Round, conclusosi nel Ę94.

Quali novitą giustificano lĘesenzione culturale?

Due, essenzialmente. La prima č lĘesplosione della globalitą della comunicazione, che porta con sé grandi opportunitą, ma anche grandi rischi. Si offrono nuovi sbocchi al prodotto audiovisivo ma occorre agire per preservare, difendere e sviluppare le diversitą culturali.

E la seconda?

E lĘintegrazione europea, avviatasi con quella monetaria, che non puņ che fondarsi su una ricerca di comuni e differenti identitą, rafforzando il mercato unico della cultura ma valorizzandone le differenze.

La difesa delle diversitą e delle identitą giustifica le spese dello Stato per le attivitą culturali?

LĘesenzione della cultura č lĘeffetto di una scelta: quella di integrare le politiche culturali in quelle del Welfare, dando sostegni e risorse pubbliche a cinema, teatro, danza, biblioteche. E questa scelta č diventata un settore di azione dellĘUe, che finalmente si č data uno strumento, Cultura 2000, per sostenere le politiche culturali. O si pensi alla rinegoziazione del programma Media, finalizzato alla circolazione del cinema europeo in Europa. LĘesenzione culturale significa non applicare la clausola del Paese pił favorito, che vanificherebbe di fatto gli strumenti nazionali ed europei per il Welfare culturale. Media III dovrebbe, ad esempio, sostenere anche la distribuzione del prodotto americano in Europa...

Insomma, promuovere la circolazione dellĘEuropa in Europa?

Il prodotto europeo non va difeso ma promosso, sfruttando le opportunitą che si offrono anche sul mercato americano, grazie alla moltiplicazione delle scelte permesse con la diffusione del digitale. Ma esiste un problema di rafforzamento del mercato europeo per i prodotti culturali: il cinema italiano non č conosciuto in Germania (dove i film Usa hanno lĘ85% del mercato). E viceversa. La quota di mercato del film europeo nei Paesi dellĘUe, esclusi i film nazionali nel proprio Paese, č bassissima, intorno al 6 per cento. Una strada č quella delle co-produzioni: abbiamo rivisto lĘaccordo con la Germania e rivedremo quello con la Francia. Occorre finanziare prodotti importanti in grado di competere sul mercato mondiale. Ma lĘanello debole č la distribuzione.

Quindi si punta molto sul programma comunitario Media III?

Italia, Francia e Germania sono decise, come minimo, a raddoppiarne la dotazione. Stare al di sopra dei 400 milioni di euro č il minimo indispensabile. Vanno rafforzate le politiche di sostegno alla libera circolazione dei prodotti sul mercato. In questa direzione va anche il disegno di legge approvato dal Governo, che limita la quota di occupazione di ciascuna sala da parte di un distributore. Italiano o americano che sia: si tratta di diversificare la programmazione, anche a favore di opere provenienti dallĘAsia o dallĘAfrica o dai produttori indipendenti americani. Il giudizio finale spetta al pubblico. Ma il prodotto deve poter arrivarci: i meccanismi che limitano la scelta e la diversificazione vanno superati. E allora si potrą chiedere allĘindustria cinematografica di assumersi un maggior rischio dĘimpresa rispetto a quanto, purtroppo, accade attualmente. Si deve passare dalla logica dellĘassistenza a quella della promozione.

Gli Stati Uniti, da Seattle in poi, daranno battaglia...

Ho sentito a Firenze un discorso di Hillary Clinton che č stato un elogio alla conservazione delle diversitą culturali. La societą globale rischia dĘimpoverirsi se le reti distributive, le autostrade dellĘinformazione, non saranno alimentate da prodotti diversificati. E i contenuti non possono essere considerati alla stregua dei servizi di telecomunicazione, ormai liberalizzati.

Marco Mele

 
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