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Taddei Edo - 4 dicembre 1999
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Numero 44/1999, 25 novembre scorso, editoriale a firma del direttore Bruno Frizzera:

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LE LINGUE STRANIERE

NEL CONTESTO ECONOMICO EUROPEO

In un mondo economico e professionale in cui la conoscenza delle lingue non e' piu' solamente indispensabile, ma considerata un fatto scontato, la percentuale di cittadini italiani in grado di esprimersi correttamente in una lingua straniera rimane nettamente al di sotto della media europea.

Le cause di questo divario possono essere individuate in due ordini di

problemi.

Da un lato, il cittadino italiano dimostra di essere scarsamente portato allo studio ed all'apprendimento delle lingue straniere: alle difficoita' di pronuncia si somma un ridotto interesse per strutture linguistiche diverse dalla propria e, soprattutto, la scarsa percezione di quanto importante sia parlare correntemente una lingua straniera.

D'altro lato, l'insufficiente qualita' dell'insegnamento linguistico nella scuola italiana mantiene basso il numero di cittadini in grado di

esprimersi correntemente in un 'altra lingua. Lo stage all'estero,

indispensabile per acquisire una conoscenza approfondita di una lingua

straniera, non e' ancora sufficientemente presente nella formazione

culturale degli studenti italiani.

Questi, divenuti imprenditori o professionisti, si trovano cosi' a trattare con colleghi europei ben piu' preparati dal punto di vista linguistico, con tutte le conseguenze che ne derivano.

Affrontare la conversazione nella lingua madre della controparte appare in molti casi decisamente sconsigliabile: cio' significherebbe porsi in una situazione di netto svantaggio, a causa della minor percezione, rispetto all'interlocutore, delle sfumature, dei significati espliciti e sotto intesi del discorso, ecc.

Ad esempio, se possibile, e' meglio evitare di parlare in Tedesco con un

interlocutore germanico, comunicando invece in Inglese. Secondo

un'esperienza personale di cui utilmente mi avvalgo da lungo tempo, e'

infatti piu' opportuno utilizzare una lingua che sia straniera per entrambi gli interlocutori, riducendo o annullando cosi' i vantaggi che l'utilizzo della propria lingua offrirebbe ad una sola delle parti.

E indispensabile un riaggiornamento dei programmi scolastici ed

universitari, che tenga conto delle esigenze che gli studenti avranno poi nella loro vita professionale.

In primo luogo, e' necessario migliorare la qualita' complessiva

dell'insegnamento linguistico, avvalendosi di docenti qualificati, meglio se di madre lingua: vanno evitate quelle situazioni paradossali in cui un laureato in materie scientifiche si trovi, suo malgrado, ad insegnare lingue straniere. In secondo luogo, piuttosto che insistere lunghi anni nello studio di una sola lingua straniera, senza comunque mai raggiungere una conoscenza perfetta, sarebbe piu' utile facilitare l'apprendimento, anche meno approfondito, di due lingue, accontentandosi di portare gli studenti ad una conoscenza almeno "operativa" di entrambe, in modo che possano poi far fronte alle esigenze, sopra prospettale, che incontreranno nella loro vita professionale.

 
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