Dizionario alla manoda Anna n.49-8 dicembre 2000
Le lettere ad Anna
Egregio direttore, in una pagina del numero 43 di "Anna" leggo un numero imprecisato di parole straniere: optical, couture, chemisier, happy few, vintage, fashion, repechage...E' solo un esempio, naturalmente, ce ne sarebbero tante altri. Le domando: e' giusto che spesso ci capiti di chiederci se stiamo leggendo una rivista italiana? O che si debba consultare il dizionario? Se poi la spiegazione per tutte queste parole straniere e' che usarle fa chic, allora mi astengo da ogni commento. Lei, pero', potrebbe invitare i suoi giornalisti a scrivere solo in italiano per una rivista italiana e per rispetto di noi italiani. Oltre a essere piacevole alla lettura, potrebbe anche essere originale "distinguersi" in questa "marea bastarda" che e' diventata (purtroppo) la nostra lingua. Anche perche' quando mai "tutti conoscono le lingue"?
Adelgonda Corradi, Rovigo
Care lettrici, forse abbiamo esagerato e ci dispiace. Ma probabilmente anche voi, come noi, mangiate nei fast food, portate i jeans, prendete un drink, leggete thriller e invidiate le top model. Perche' usiamo l'inglese? Per pigrizia. Cio' che in italiano dovremmo spiegare con lunghi giri di parole, in inglese si dice velocemente. In inglese ci sono parole come mix, sex, top, trend entrate nell'uso comune perche' esprimono rapidamente un concetto. Accettiamo comunque la critica: l'italiano e' una lingua bellissima e non e' giusto contaminarla troppo. Dovremo fare come i francesi, che difendono il loro vocabolario dall'uso dilagante dell'inglese. Parliamone, avete voglia?