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Fischetti John - 28 febbraio 2001
la lingua di internet

tratto da "la stampa" del 27 febbraio 2001

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Il multilinguismo sulla Rete

Internet, il futuro parla cinese

Nonostante l'egemonia dell'inglese sul web si assiste alla rivincita delle

lingue madri dei cybernauti

di Francesca Paci

Fatto il pieno d'inglese, mandato l'arabo a ripetizione, archiviata l'utopia

dell'esperanto: dal 2010 la Rete parlerà cinese. L'orientalizzazione del web è

già a buon punto: lo scorso dicembre, su una popolazione di un miliardo e

mezzo, la Cina contava oltre 22,5 milioni di cibernauti. La cifra raddoppia

ogni sei mesi e, secondo le previsioni, il trend proseguirà regolare nel

futuro. Risultato: i circa 400 milioni di anglofoni sparsi per il mondo hanno

le ore contate.

Nel tramonto dell'inglese brillano tutte le stelle. Michel Elie, responsabile

dell'Osservatorio francese per l'utilizzo di internet (Oui), parla di »avvento

del multilinguismo . L'inglese resta ancora cruciale per il mondo del

commercio reale, ma nella Rete della comunicazione online le frontiere sono

dischiuse.

In prima fila, nella classifica dell'Oui, gli idiomi dei paesi con solido

potere d'acquisto: Cina, Giappone, Germania, Spagna, Francia, Russia, Italia,

Portogallo. Sarà l'Europa, secondo il quotidiano americano New York Times, il

vero Eldorado dell'e-business: entro il 2004 la net economy del vecchio

continente crescerà venti volte tanto. Bene si piazza pure l'Asia:

AmericaOnline ha annunciato un investimento di cento milioni di dollari sul

mercato telematico indiano e non è una novità che i meeting informatici

internazionali pullulano da anni di geek turbante-muniti.

Resta in coda l'arabo, ma non sorprendetevi. Nel dossier di Reporter senza

frontiere sui »Venti nemici della Rete , la maggior parte sono paesi islamici:

Arabia Saudita, Iran, Iraq, Libia, Siria considerano il web »un vettore

dannoso dell'occidentalizzazione degli animi .

Lo scorso anno, per la prima volta, gli anglo-americani hanno perso la

maggioranza assoluta sul Net e sono scesi al 49 per cento del totale dei

navigatori. Nel 2003, rivela uno studio di GlobalSight, saranno appena un

terzo. Nel mondo della comunicazione immediata che internet garantisce,

qualsiasi utente collegato da ogni parte del pianeta può acquistare prodotti

direttamente dal sito di un'azienda, rivolgersi a un'istituzione, cercare

interlocutori via e-mail o costruire gruppi di discussione allargati. Ovvio

che vadano per la maggiore i portali in lingua originale. E i fornitori di

servizi online, anche quando tra loro continuano ad utilizzare l'inglese,

hanno imparato a parlare alla maniera del cliente.

La rivincita delle identità nazionali, neanche a dirlo, sventola lo stendardo

bianco-rosso-blu: in Francia, da diversi anni, tutti gli idiomi minoritari

hanno un'homepage. Anche il latino va a pescare nuovi adepti nella Rete. I

forum internazionali sul web si vanno attrezzando. Quando non è possibile

fornire un servizio di traduzione simultanea, gli organizzatori scelgono

sempre più spesso la soluzione »fifty-fifty : il relatore può esprimersi come

preferisce, ma deve consegnare una versione del suo intervento scritta nella

lingua ufficiale di comunicazione dell'evento. E' un inizio.

La strada per il multilinguismo è piena di fraintendimenti. Le parole sono

segni e i segni significano diversamente. In Svizzera e in Corea, per dire,

mettere una X su una casella vuol dire escludere l'opzione invece che

sceglierla. Solo il 10 per cento delle aziende che commerciano sul web,

secondo una ricerca della Merryl Lynch, si sta seriamente attrezzando per il

coordinamento e la manutenzione di siti a 360 gradi.

Fatto il pieno d'inglese, mandato l'arabo a ripetizione, archiviata l'utopia

dell'esperanto, la Rete parlerà cinese. Una rivoluzione culturale anche per

noi, devoti alla riscossa dell'italiano: a capire non capiremo lo stesso, ma

ci risparmieremo la snervante apparizione dei »File not found .

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--- MMMR v4.80reg * Gutta cavat lapidem

 
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