Difficilmente, infatti, questi possono tutelarsi come, invece, puo' fare chi opera sul mercato e puo' ribaltare su prezzi o onorari gli incrementi di prezzo.
E' chiaro che la contrazione nella capacita' di spesa di vasti settori della societa' non puo' che tradursi in un progressivo avvitamento dell'economia su se stessa e, quindi, rendere piu' difficile il trasferimento dei maggiori costi sui prezzi dei prodotti rivolti al mercato interno.
E' comunque in prima battuta evidente che una politica di accettazione passiva della svalutazione della moneta colpisce in maniera immorale sopratutto le fasce piu' deboli e disagiate.
Prima di affermare che cosi' e', se vi pare, e che non esistono alternative, proviamo a fare un grosso sforzo di fantasia ed immaginiamo un popolo che, una volta tanto, sia guidato da persone di alto valore morale e di provata fede verso lo Stato e la Nazione.
Proviamo ad immaginare un popolo che abbia recuperato il senso piu' profondo del concetto democratico e che sia consapevole del fatto che gli altri siamo noi e che lo stato non e' un'entita' astratta, bensi' formato dall'unione e dalla simbiosi di milioni di individui esistenti in quanto formanti un'entita' specifica, lo stato, appunto, una nazione.
In una situazione ideale di questo tipo, sarebbe del tutto arbitrario ed utopistico il pensare che il singolo cittadino sarebbe disposto a fare cio' che, apparentemente, le leggi economiche dicono che non farebbe mai?
Cioe', e' poi tanto difficile immaginare che, volontariamente, spontaneamente, guidato non da masochismo ma da una superiore consapevolezza economica, questo nostro cittadino si rifiuterebbe di sottoscrivere un prestito allo stato ad un tasso di interesse pari al tasso di inflazione programmatico -attualmente circa il 4,5% -?
Chi dice che sicuramente tutti si rifiuterebbero, vorrei ricordare che durante la prima guerra mondiale fu lanciato un prestito volontario e non forzoso con bassi interessi eppure molti lo sottoscrissero!
Altri tempi? Certo, ma anche motivazioni diverse; qui non si tratta di finanziare una guerra, sempre di dubbia moralita', bensi' di contribuire al miglioramente del benessere di tutti.