Mi sembra che Rita abbia cercato di condurre la discussione su questo tema in modo serio ed equilibrato.E' vero che fondamentale è giungere all'abolizione dell'Ordine dei giornalisti e delle attuali leggi sulla stampa: quelle che, fra l'altro, obbligano chiunque voglia pubblicare un periodico ad avere un "direttore responsabile".
Personalmente, non sono iscritto all'Ordine, né come professionista né come pubblicista. Soltanto alcuni anni fa, stanco di dovermi procurare dei prestanome ogni qual volta mi accadeva di dar vita ad una testata, iniziai la pratica per diventare pubblicista; ma me ne stancai presto, e la lasciai cadere. Tuttavia, oltre che con la carta stampata, ho collaborato, in alcuni periodi intensamente, con Radio Radicale, e condivido in buona parte le valutazioni di Rita circa quanto vi è stato possibile apprendere; nel mio caso senza una remunerazione, per altri con compensi estremamente bassi.
Questo è effettivamente un problema da risolvere. Quando il rapporto di collaborazione retribuita con la Radio - e, in modo molto simile, con il Partito Radicale - dura per molti anni, non tutti sono in grado di resistere senza significativi aumenti. Si vedono alcuni che passano ad altre testate, con decuplicazioni degli introiti, ed immagino che questo provochi un non ingiustificato malessere; non molto dissimile, forse, da quello che alcuni potrebbero vivere vedendo come la casualità abbia premiato con il conferimento di status ed indennità da parlamentare qualcuno che fino ad ieri teorizzava la povertà francescana dei radicali, e che oggi rifiuti di versare un soldo alle casse, più ormai che esangui, del partito.
Sì, vi capisco, cari amici della radio; e so, peraltro, che fra voi stessi le posizioni sono diversificate. In tutti i casi, si esiga pure un compenso adeguato; ma si eviti di fornire una qualsiasi giustificazione ad un residuo fossile, come l'Ordine dei giornalisti, che è fra le cause del funzionamento patologico di tutto il sistema italiano dell'informazione.