La disobbedienza civile non si può fare sulla pelle degli altri.
Se l'iscrizione all'ordine dei giornalisti è oggi un obbligo di legge
per le emittenti tipo Radio Radicale allora RR deve rispettare questo
obbligo. Il giornalista che, per spirito di appartenenza politica, per
coerenza con un qualche passato decida di non iscriversi per marcare
un distacco con l'Ordine e ciò che gli sta dietro sarà certo libero di
attuare questa pratica di "disobbedienza". Ma lo farà per sua volontà.
Un datore di lavoro, perdipiù finanziato con soldi pubblici, non può
fare disobbedienza civile sulla pelle dei propri dipendenti. L'unica
cosa che può fare è licenziare coloro che non sono d'accordo e assumere
solo quelli che si impegnino ad affrontare questa forma di "crociata
nonviolenta" contro l'Ordine dei Giornalisti.
Da ciò si deduce il VERO PROBLEMA della Radio Radicale, che è problema
politico. L'attuale connotazione delle forze politiche edititrici di
Radio Radicale non trova più pieno appoggio nel corpo lavorativo della
Radio. E' evidente che RR non viene più percepita come qualcosa che vale
la pena di servire con costi e rinunce personali. E' una Radio di area
governativa, come tante altre, forse migliore, senz'altro più
democratica e interessante, ma non è più la voce di libertà e di
dissenso nel regime. Oggi è parte integrante dell'attuale regime.
Sarà quindi su altre leve, su altre forze, che dovranno agire quei
radicali che intendono abolire Ordini e quant'altro. Ora hanno a
disposizione le leve del potere: che le usino, quindi, senza lamenti e/o
ricatti, se ne sono capaci.
--- MMMR v3.45reg * Bruno