solo oggi mi accorgo del "dibattito" che si va sviluppando in questa sede sulla nostra vicenda di redattori di RR, e mi accingo a dire la mia con un certo ritardo del quale mi scuso.
Ho letto con interesse i vari interventi dai quali mi pare si evinca una notevole disinformazione, alla quale vorrei tentare di porre almeno in parte rimedio.
La questione dell'inquadramento degli "addetti di redazione" di RR è molto, ma molto vecchia. Non è quindi un raptus di pazzia che ci ha colto negli ultimi mesi perchè magari stanchi di fare militanza o perchè folgorati (come qualcuno tra le righe insinua) da altre passioni politiche. Risale a diversi anni fa ed ogni volta che veniva riproposta, puntualmente ci veniva risposto dall'editore che applicare il contratto della Stampa ai dipendenti della radio era troppo oneroso per le (allora) magre casse. Di questo prendemmo atto. Poi si verificò la vicenda della convenzione con il Parlamento che prevede un finanziamento di dieci (!) miliardi l'anno all'emittente che ne assicurerà la trasmissione dei lavori.
Collegato a tale convenzione vi era, come è noto, l'emendamento di Mauro Paissan che chiedeva che tale emittente applicasse il contratto collettivo dei giornalisti.
Preso atto di ciò, noi della redazione, ritenendo nei fatti superata l'obiezione dell'eccessiva onerosità di tali contratti, esprimevamo il nostro compiacimento per l'iniziativa del deputato verde-progressista e ne auspicavamo l'approvazione. Tutto qui.
Ora invece vedo tanta gente che interviene in questa conferenza dicendo la sua, a volte purtroppo a sproposito.
Pregherei in tal senso tutti gli utenti interessati, di ripassarsi la differenza che sussiste tra Ordine Professionale, la sua abrogazione, ed applicazione di un contratto collettivo di lavoro. Potrebbe essere utile a taluno sapere di cosa si parla prima di esprimersi sull'argomento. La proposta di Taradash per abolire l'Ordine chiede semplicemente che venga rilasciata la tessera da giornalista a coloro che realmente svolgono tale attività, semplicemente su segnalazione dell'editore. Interviene dunque sulle modalità di accesso alla professione e non pone minimamente in dubbio l'applicazione del contratto nazionale di lavoro dei giornalisti.
Tanto mi premeva sottolineare per la conoscenza di tutti.
Aggiungo una piccola postilla "ad personam" per Rita Bernardini: io sono sicuramente riconoscente a coloro che mi hanno permesso di iniziare a fare questo mestiere che amo molto e che grosse soddisfazioni finora mi ha dato. Ma non vedo il nesso con il contratto di lavoro che mi viene applicato, dal momento che se avessi iniziato, che so, dal "Messaggero", mi avrebbero applicato il contratto da praticante, ovvero una apposita figura prevista proprio dal CCNL dei GIORNALISTI, proprio per coloro che come tu dici "non sono candidati al premio Pulitzer".
Dulcis in fundo la grande rivelazione:
quanto percepisce di stipendio un redattore di Radio Radicale?
Un milione e settecentomila lire al mese.
Dino Marafioti