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Conferenza Movimento club Pannella
Partito Radicale Paolo - 7 ottobre 1994
Radio radicale: alcune puntualizzazioni

L'emendamento presentato da Rifondazione Comunista (già emendamento Paissan) prevede che venga per legge imposta al concessionario del servizio delle trasmissioni parlamentari l'applicazione del contratto nazionale di lavoro dei giornalisti, sottointendendo che si tratta del contratto della Federazione Nazionale della Stampa.

Tale pretesa è illeggittima innanzitutto perché va ad alterare le condizioni di gara che si è già svolta e quindi comporterebbe l'alterazione della gara stessa a posteriori; si tratterebbe cioè di una norma retroattiva e pertanto l'emendamento è irricevibile.

Nel merito va rilevato che la norma è incostituzionale in quanto se può essere previsto, e di norma avviene, che ad un concessionario venga richiesta l'applicazione dei contratti collettivi di lavoro, non si può invece imporre l'applicazione di un determinato contratto di lavoro.

Ad un medico ad esempio se lavora come medico in una fabbrica viene applicato uno dei contratti di settore, quello dell'industria, quello dei metalmeccanici, o altro.

Non si comprende perché e in base a quale norma, per il giornalista non debba essere possibile la stessa cosa.

L'impresa deve essere libera di applicare il contratto di lavoro che ritiene opportuno applicare.

Ma soprattutto non si può pretendere l'applicazione di uno specifico contratto quando per il tipo di prestazioni previste esistono più contratti nazionali applicabili.

Nel caso specifico dell'emittenza radiofonica e televisiva privata esiste infatti uno specifico contratto nazionale definito dalle associazioni dell'emittenza radiofonica e televisiva privata e dal sindacato dell'emittenza radiotelevisiva (non delle ballerine) CGIL, CISL e UIL che prevede la figura del reporter. Reporter è il termine adottato in tutto il mondo per quelli che da noi si chiamano giornalisti.

Le mansioni previste per il reporter dal contratto nazionale delle imprese radiofoniche e televisive private sono esattamente quelle del giornalista e quindi non si comprende perché si debba applicare a questo settore il contratto della FNSI.

Occorre ricordare che il contratto della FNSI è stato definito negli incontri che il sindacato dei giornalisti ha avuto con la FIEG (carta stampata e quindi mansioni diverse da quelle dell'emittenza), trattative e incontri ai quali le associazioni delle emittenti private non sono mai state nemmeno invitate a partecipare.

L'altra obiezione in base alla quale il contratto della FNSI sarebbe l'unico che consente l'accesso alla professione giornalistica è altrettanto infondata, perché il contratto dei lavoratori delle emittenti radiofoniche e televisive private prevede la possibilità di accedere all'iscrizione all'ordine, né esiste alcuna norma in base alla quale l'ordine dei giornalisti possa opporsi leggittimamente al riconoscimento dell'accesso alla professione nei confronti di chi abbia svolto nelle condizioni di legge il praticantato giornalistico. Tra le condizioni di legge non c'è quella dell'applicazione del contratto della FNSI.

Pertanto il tentativo in atto con questo emendamento è strumentale per tutelare interessi corporativi a danno dei veri deboli del settore, che sono, non i dipendenti di radio radicale dove il "lavoro nero" non esiste, ma i dipendenti di tutte le emittenti radiofoniche e televisive che si vedrebbero precluso l'accesso al riconoscimento della propria professionalità giornalistica solo perché le proprie aziende (la stragrande maggioranza delle emittenti, inclusa Radio radicale) sarebbero costrette a chiudere o a ridimensionare drasticamente la propria attività informativa ove fossero costrette ad applicare l'onerosissimo contratto della FNSI, sopportabile solo dai grossi gruppi editoriali, ma non dalle medie e piccole imprese.

 
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