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Conferenza Movimento club Pannella
Radio Radicale Paolo - 8 ottobre 1994
RADIO RADICALE: IL DIBATTITO SUL CONTRATTO DEI "RADIOREPORTER" (CGIL, CISL, UIL) E SUL CONTRATTO NAZIONALE DI LAVORO DEI GIORNALISTI (FNSI).

IL COMMENTO DI GIANCARLO TARTAGLIA, DIRETTORE GENERALE DELLA FNSI, PUBBLICATO SULLA RIVISTA "MILLECANALI" NEL NUMERO DI SETTEMBRE ("IL NUOVO CONTRATTO DEL SETTORE- TUTTO A POSTO SENZA ORDINE- TARTAGLIA A MITRAGLIA")

"Il commento a questo contratto è semplice. In Italia per fortuna c'è libertà sindacale di contrattazione per i sindacati, ma ovviamente solo per i settori che questi rappresentano. I giornalisti in Italia sono rappresentati solo da noi, mentre le associazioni dello spettacolo possono rappresentare i loro iscritti. E non mi risulta che ci siano giornalisti iscritti ad alcuno di quei sindacati. Quindi, se con questo nuovo contratto dello spettacolo, per le Radio e le Tv ci saranno dei lavoratori assunti per fare lavoro giornalistico, pur essendo iscritti all'albo professionale (almeno elenco pubblicisti), allora questi verrebbero denunciati per esercizio abusivo della professione.

A parte questo caso, mettiamo invece che una azienda assuma per iscritto, con tanto di firma sul contratto a tempo indeterminato un dipendente correttamente iscritto all'albo, ma gli applichi questo nuovo contratto Radio-TV (che, lo ribadisco, è un contratto per i lavoratori dello spettacolo). In questo caso, trattandosi di codice del lavoro, saranno gli editori che rischieranno la vertenza giudiziaria fatta dal dipendente stesso, che potrà rivendicare l'applicazione del contratto giornalistico. Esiste un contratto collettivo tra FNSI e FIEG (carta stampata) e poi esiste una estensione di quest'ultimo all'Intersind, che di fatto rappresenta l'emittenza pubblica. Per noi da sempre esiste un contratto giornalistico unico e proprio nell'art. 1 dell'ultima stesura è stato ribadito questo fondamentale concetto, chiarendone l'estensione a tutti i tipi di prestazione giornalistica.

Questo oggi viene rispettato nel settore della stampa, tanto nei grandi quotidiani che nelle piccole testate locali. Non capiamo perché mai si dovrebbero prevedere deroghe nel comparto Radio Tv. Tengo a rimarcare il fatto che già oggi il nostro contratto, oltre che dall'emittenza nazionale, è applicato da un discreto numero di emittenti private (152 stazioni locali e 6 reti nazionali , per un totale di 593 contratti applicati a giornalisti professionisti, compresi 158 praticanti): se ora ci fosse una sorta di deroga, allora si creerebbe una insostenibile disparità tra gli editori stessi, oltre che tra i lavoratori. In questo settore in assenza di leggi, ci si sono buttati tutti. Oggi che sono arrivate norme e regole, non c'è da stupirsi se vengono richieste garanzie a fronte dell'utilizzo di un bene pubblico quale l'etere. Chi non ha neppure i requisiti dignitosi per intraprendere una attività editoriale, deve ora prenderne coscienza."

 
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